Emanuele Marcuccio “Dream pop” a Lodos, Città del Messico


Questa mostra è un contenitore che ricorda uno spazio abitativo minato all’interno di un finto set teatrale. Una scena in cui gli oggetti di scena e gli elementi scenici sono sculture.

Le sculture circondate dalle fotografie suggeriscono una narrazione personale. Nelle foto vediamo un giovane che si aggira in una cucina, prima da solo, poi in conversazione con un gruppo di persone. Quello che sta succedendo è un mistero. Appare pensieroso e scombussolato. Forse si è appena svegliato. Forse è in uno stato alterato. Realtà e fantasia si sovrappongono. In una delle fotografie il giovane sembra essere in trance. Un bagliore potrebbe sembrare una premonizione. Forse una soluzione. Questa storia ha sicuramente qualcosa di autobiografico, gli ambienti fotografati sono nella casa al mare della mia famiglia.

La conoscenza di sé attraverso lo storytelling è un buon campo di allenamento per una persona che deve cercare nuovi significati. È noto il potenziale della narrativa di sé come strumento da utilizzare nei programmi di riabilitazione psicosociale. Si racconta la propria storia per cercare di capirne il significato.

La mostra è una costruzione fantastica dello spazio che vediamo nelle fotografie? O piuttosto un display stereoscopico che combina elementi e soggetti offrendo allo spettatore una nuova esperienza tridimensionale da districare?

Mi piace immaginare una colonna sonora “Dream pop” per questa narrativa disturbata. Una musica densa di strati sonori di chitarre confuse e voci mormorate, a volte completamente confuse in un muro di rumore. Penso di condividere con quella scena musicale l’irrequietezza e le condizioni socio-politiche difettose. Io, come gli artisti del “Dream pop”, spesso preferisco una situazione quasi allucinatoria alla realtà.

In queste mie allucinazioni vedo comete che dormono dentro scatole di metallo. Non è importante capire perché. Ogni oggetto ha un suo significato che cambia spesso e non è uguale per tutti.

Abbino queste fantastiche sculture con le immagini sfocate viste nei video di musica pop da sogno. Chitarre distorte e sintetizzatori in loop. Mi piace soffermarmi in quello stato di confusione, in cui i testi delle canzoni non vengono compresi. Questo senso di malessere è sicuramente una condizione giustificata dalle mie abitudini e dai miei tempi.

Emanuele Marcuccio

a Lodos, Città del Messico
fino al 15 ottobre 2022



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