70 anni di Bruno Munari presto in mostra alla Magnani-Rocca – Parma


Parma – Per Pierre Restany era il Leonardo e il Peter Pan del design italiano.
Ed in effetti Bruno Munari, che aveva iniziato la propria attività intorno al 1927, durante il cosiddetto Secondo Futurismo, maneggiò con abili doti tutti campi della creatività, dall’arte al design, dalla grafica alla pedagogia.
La Fondazione Magnani-Rocca di Mamiano di Traversetolo gli renderà omaggio dal 16 marzo al 30 giugno con la più grande mostra italiana dedicata a una delle più iconiche figure del design e della comunicazione visiva del XX secolo, realizzata dopo le esposizioni memorabili della Rotonda della Besana (2007) a Milano, e dell’Ara Pacis (2008) a Roma.

Proprio per la difficoltà di distinguere chiaramente i territori linguistici affrontati nel corso del tempo, la rassegna non sarà suddivisa per tipologie o per cronologia, ma per attitudini e concetti, in modo da fare addentrare il pubblico tra i collegamenti e le relazioni progettuali tra oggetti anche apparentemente molto diversi l’uno dall’altro.
Il percorso espositivo, a cura di Marco Meneguzzo, caratterizzato da 250 opere, abbraccerà 70 anni di idee e lavori realizzati dal “perfettissimo” Munari, al centro della scena milanese degli anni cinquanta-sessanta caratterizzata dal boom economico che assiste alla nascita figura dell’artista operatore-visivo, consulente aziendale, partecipe della rinascita industriale italiana del dopoguerra.


Bruno Munari, 1950 | Foto: © Federico Patellani

Opere d’arte, grafica, oggetti in mostra rispondono a un metodo progettuale che si va precisando con gli anni, con i grandi corsi nelle università americane e con l’ambizioso progetto dei laboratori per stimolare la creatività infantile, dal 1977 tuttora all’avanguardia nella didattica dell’età prescolare e della prima età scolare.

“Munari – spiega Meneguzzo – è una figura molto attuale nella società liquida odierna, nella quale non ci sono limiti fra territori espressivi. È un esempio di flessibilità, di capacità di adattamento dell’uomo all’ambiente. Il suo metodo consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e di volerlo ogni volta superare”.

Primus inventor della macchina aerea (1930), primo mobile nella storia dell’arte, e delle macchine inutili – oggetti appesi, dove tutti gli elementi sono in rapporto armonico tra loro, per misure, forme, pesi – creatore, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet, Galliano Mazzon e Atanasio Soldati, del Movimento Arte Concreta, Munari sarà protagonista di un ricco catalogo con un saggio del curatore Meneguzzo (insieme a Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca), che abbraccia inediti contributi critici.

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