“Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere”, titolo della 60. Esposizione Internazionale d’Arte (in calendario dal 20 aprile al 24 novembre) tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo, è stata presentata oggi dal curatore Adriano Pedrosa, primo curatore della manifestazione a risiedere nell’emisfero sud del mondo, che nel corso della conferenza stampa si è definito “primo curatore dichiaratamente queer”. Emigrati, espatriati rifugiati, i dimenticati della terra, supereranno i confini fra Giardini, Corderie e Arsenale per richiamare la nostra attenzione sull’urgente necessità di un presente frammentato e in profonda crisi umanitaria.
Prima però di presentare le scelte curatoriali e una selezione dei 332 artisti, il saluto del Presidente Cicuto che alla fine dell’anno scorso ha nominato Adriano Pedrosa, e rimarrà in carica fino al termine del mandato, marzo 2024, per garantire la “necessaria continuità istituzionale e un graduale e ordinato passaggio di consegne” al nuovo Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco.
Il progetto curatoriale
Adriano Pedrosa, dal 2014 il Direttore Artistico del Museu de Arte de São Paulo – MASP, ha voluto celebrare le specificità culturali di artisti stranieri che non hanno mai partecipato alla Biennale, anche se alcuni di loro hanno esposto nei padiglioni nazionali. Sarà quindi una Biennale per certi versi “difficile” come quella dell’edizione 2022 Il latte dei Sogni, curata da Cecilia Alemani che tuttavia ha battuto il record di presenze attirando più di 800 mila visitatori. Dovremo dedicare tempo alle diverse sezioni per apprezzare, comprendere le specificità di una Biennale che ruota intorno al significato della parola “straniero” ovvero “l’estraneo”. La Mostra si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti, Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico e si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di artisti dalla diverse specificità provenienti da diverse parti del mondo, dall’America Latina, Africa, Asia e dal mondo arabo. Ma vi sono altri elementi della ricerca di Pedrosa che vanno considerati e che si sono imposti come leitmotiv di tutta la Mostra. Il primo è il tessile, esplorato da molti artisti coinvolti con opere che rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che, nel più ampio campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane. Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti – molti dei quali indigeni – legati da vincoli di sangue e anche in questo caso la tradizione gioca un ruolo importante: la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti.
Il Nucleo Contemporaneo
Soggetti “stranieri” come l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di quattro soggetti sarà il fulcro del Nucleo Contemporaneo e ad accogliere i visitatori nel Padiglione Centrale gli artisti indigeni con un murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano Mahku sulla facciata dell’edificio, e nelle Corderie, dove il collettivo Maataho di Aotearoa/Nuova Zelanda presenterà una grande installazione nella prima sala.Alle Corderie il Nucleo Contemporaneo ospiterà una sezione speciale dedicata a Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo dove saranno esposte le opere di 39 artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023.
Il Nucleo Storico
In questa sezione la scelta curatoriale ha voluto presentare opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. E anche in questo caso vengono messo in discussione i confini e le definizioni del Modernismo. Il curatore sottolinea che <conosciamo fin troppo bene la storia del Modernismo in Euroamerica, ma i modernismi del Sud globale rimangono in gran parte sconosciuti; lo stesso Modernismo europeo ha viaggiato ben oltre l’Europa nel corso del Novecento, spesso intrecciandosi con il colonialismo, così come molti artisti del Sud globale si sono recati in Europa per esporre il proprio lavoro>.Tre le sale nel Padiglione Centrale:; ritratti, astrazioni e diaspora di artisti italiani. Ritratti con le opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, copre un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990. Il tema relativo alla figura umana sarà esplorato in innumerevoli modi diversi dagli artisti del Sud globale, riflettendo sulla crisi della rappresentazione dell’umano che ha caratterizzato gran parte dell’arte del XX secolo.