Proveniente da una lunga serie di antecedenti, Gilbert è un pittore della nostra nuova inesorabile vita moderna, come quella vissuta da chi è ai margini. È un pittore del mistico e dell’ordinario, dello spirituale nascosto nel quotidiano. I suoi sudditi possiedono una forza e una grazia resiliente sotto pressione.
“I corpi che dipingo sono sotto il peso del capitalismo. Voglio che quella forza sia molto presente. Voglio che sia dominante nel lavoro come lo è nelle nostre vite. Hai la presenza di queste forze ma poi mi interessa trovare dove possiamo accedere al potere che può aggirare le regole del gioco”.
“Il sacro è ciò in cui sono investito. Decifrare come accediamo a un potere che trascende tutta la struttura materiale di questo mondo. Direi che opero sull’idea che nessuno di noi sa quanto siamo potenti. Nessuno di noi sa cosa siamo in grado di fare o perché siamo qui e, per me, la cosa più interessante nell’essere vivi è cercare di decifrarlo e sbloccarlo ed essere una forza di trasformazione nel mondo”.
“Mi piacciono i momenti della storia della pittura che vivono su un ponte tra due modi di pensare, ci sono queste rotture di logica tra Giotto per esempio e poi Trecento, Quattrocento. Come Beato Angelico, sei ancora in questo mondo di magia, ma poi sei anche a metà strada in questo mondo di logica e ragione”.
a Sant’Andrea de Scaphis, Roma
fino al 17 settembre 2022