Il maestro e l’allieva. Manet ed Eva Gonzalès presto a confronto alla National Gallery – Mondo



Edouard Manet, Eva Gonzalès, 1870, Olio su tela, 133.4 x 191.1 cm, Sir Hugh Lane Bequest, 1917, The National Gallery, London. In partnership con Hugh Lane Gallery, Dublin

Mondo – Lui lo conosciamo già, pennello di punta dell’Impressionismo che ha fatto sobbalzare i benpensanti parigini e ha scandalizzato i Salon rappresentando, primo tra i moderni, zingare e cantanti con l’ardire di sfidare l’arte del tempo con lo sguardo di Olympia, la Venere classica ridotta al rango di una prostituta.
Lei, probabilmente meno nota, fu la sua allieva, che influenzò il maestro nell’arte del pastello, al punto da arrivare, secondo alcuni, a superarlo.
Édouard Manet e la sua brillante allieva Eva Gonzalès si incontrano alla National Gallery, protagonisti della prima di una nuova serie di mostre dal titolo “Discover” allestite nella Sunley Room per esplorare i dipinti più celebri della collezione attraverso una lente contemporanea.
Il percorso, atteso a Londra dal 21 ottobre al 15 gennaio, accenderà i riflettori sul ritratto di Eva Gonzalès realizzato da Manet nel 1870, con l’obiettivo di presentare nuove prospettive sulle artiste e sulla loro pratica artistica nella Parigi del XIX secolo e non solo.


Édouard Manet, Eva Gonzalès, 1870, Dettaglio della testa

Organizzata con la Hugh Lane Gallery di Dublino, dove è in corso fino al 18 settembre, la mostra Discover Manet & Eva Gonzalès celebra l’amicizia e il rinnovato spirito di cooperazione tra le due istituzioni a seguito della nuova partnership firmata nel 2021.

Figura di spicco per la generazione impressionista, Manet ebbe solo un’allieva formale: Eva Gonzalès. Figlia di un importante scrittore, varcò la soglia dell’atelier dell’artista nel 1869, all’età di 22 anni. Trovando inadeguata e mortificante la mera disciplina accademica Eva passò sotto la guida di Manet, conosciuto nella dimora del pittore belga Alfred Stevens, iniziandone a frequentare lo studio come ammiratrice devota. Tra i due nacque un rapporto strettissimo, di reciproca stima e ammirazione, un sodalizio artistico di grande produttività.
Eva divenne in rapidissimo tempo una delle modelle predilette dal maestro, il quale arrivò persino a trascurare le frequentatrici più “anziane” del suo studio, come Berthe Morisot. Al momento della sua morte, 14 anni dopo – sei giorni dopo quella del suo maestro – Gonzalès era già un’artista affermata e tutto il suo lavoro era spesso accolto da recensioni positive.


Édouard Manet, Eva Gonzalès, Dettaglio della mappa XRF cobalto (fluorescenza a raggi X) che mostra dove è stata applicata la vernice contenente blu cobalto in corrispondenza o al di sotto della superficie, sovrapposta alla versione verniciata finale di Eva Gonzalès

Il maestro realizzò il ritratto della donna, un’ambiziosa opera a figura intera, l’anno in cui i due si incontrarono, e lo espose al Salon del 1870, dove fu investito dalla consueta miscela di critiche e lodi che le sue opere erano solite ricevere.

Ad aprire il percorso alla National Gallery sarà una sezione che esaminerà le opportunità e le sfide affrontate dalle artiste nella Francia del Secondo Impero, oltre ad approfondire il dialogo artistico permanente tra Manet e Gonzalès, le complessità della loro amicizia e il tutoraggio.
La pittrice francese, considerata una delle più sensibili interpreti del movimento impressionista, attratta dal disegno e dalla pittura sin dalla prima fanciullezza, era abile nel maneggiare i pastelli e sembra proprio che a un certo punto abbia influenzato Manet, iniziandolo a questo genere, sovvertendo il rapporto tra maestro e allieva.
Grazie alla sua indole temeraria e inarrestabile riuscì ad affermare se stessa e la propria arte in una scena artistica ancora dominata da una logica maschilista con i suoi dipinti saturi di erotismo e sensualità, che immortalano donne colte nell’intimità del loro focolare domestico, o che celebrano la riservatezza e la discrezione di una toilette mattutina.

Una sezione cruciale della mostra esplora il modo insolito con il quale Manet ha raffigurato Gonzalès. Vestita con un abito bianco, più adatto a una cerimonia serale che a una posa, la donna è rappresentata mentre è seduta al cavalletto a contemplare una natura morta di fiori. Con questi elementi Manet sembra ammiccare all’era rococò guardando alla tradizione di autoritratti portata avanti da artiste settecentesche come Élisabeth Louise Vigée Le Brun e Adélaïde Labille-Guiard. Queste donne vedevano nel genere del ritratto un mezzo di autopromozione in un periodo in cui loro stesse stavano crescendo come artiste.


Édouard Manet, Radiografia ai raggi X di Eva Gonzalès, 1870, Dettaglio della testa

La mostra celebra l’omaggio di Manet alla sua allieva, collocandolo in un contesto più ampio, tra una serie di autoritratti femminili realizzati tra il XVIII e gli inizi del XX secolo, in dialogo con lavori della stessa Eva Gonzalès, di Elisabeth Louise Vigée Le Brun, Edouard Manet, Berthe Morisot, Alfred Stevens e Laura Knight.

“Questa mostra – spiega Gabriele Finaldi, direttore della National Gallery di Londra – offre l’opportunità di esplorare le relazioni artistiche tra Manet e la sua allieva, di conoscere il suo lavoro e di capire come le donne artiste nel XIX secolo siano state in grado di produrre opere radicali nonostante i limiti loro imposti”.

L’esposizione, a cura di Sarah Herring ed Emma Capron, sarà anche l’occasione per illustrare i risultati di una nuova campagna di esame tecnico del dipinto che getta nuova luce sul processo creativo di Manet.





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