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Arte, con la Finanziaria il governo francese estende l’Iva del 5,5% a tutti gli scambi

Arte, con la Finanziaria il governo francese estende l’Iva del 5,5% a tutti gli scambi


La Francia mantiene e anzi estende l’Iva ridotta su tutte le transazioni di opere d’arte, battendo sul tempo l’Italia. Con l’adozione del disegno di legge della Finanziaria per il 2024, l’Assemblea nazionale ha approvato la lettura finale della legge finanziaria 2024 e ha adottato la Direttiva europea del 5 aprile 2022 utilizzando l’articolo 49.3 della Costituzione. Il governo francese ha scelto così di mantenere l’aliquota ridotta dell’Iva (la Tva) al 5,5%, applicabile sinora sulle importazioni e sulle cessioni di opere da parte degli artisti, e di estenderla a tutte le transazioni.
Così batte sul tempo altri paesi Ue recependo la Direttiva europea che prevede la possibilità di inserire le transazioni di opere d’arte tra i beni a Iva agevolata abbandonando il complesso regime Iva a margine commerciale. L’aliquota Iva del 5,5% sul prezzo totale di ogni vendita sarà in vigore dal 1 gennaio 2025.

Marion Papillon

L’azione del Comité Professionnel des Galeries d’Art

«L’estensione di questa aliquota ridotta a tutte le operazioni su opere d’arte consentirà al mercato francese di rimanere competitivo e attraente per gli artisti, ma anche di consolidare l’intero tessuto economico del settore delle arti visive» spiegano dal Comité Professionnel des Galeries d’Art. L’applicazione di un’aliquota Iva ridotta del 5,5% all’intera catena di operazioni sulle opere d’arte permette di chiarire il sistema applicabile a tutti attori dell’ecosistema, armonizzandolo. E non è un caso che molte gallerie internazionali – David Zwirner , Gagosian e White Cube, Hauser & Wirth, Mendes Wood, Stuart Shave con Modern Art , – abbiano scelto nell’ultimo anno di aprire nuove sedi a Parigi e che molte collezioni private siano finite in asta nella capitale.

Il Comité Professionnel des Galeries d’Art (CPGA), che ha lavorato particolarmente duramente per sensibilizzare le autorità politiche e pubbliche sugli impatti economici della Direttiva europea, grazie al quale si sono uniti in questa azione altre organizzazioni professionali e artisti particolarmente attenti, ha accolto con favore la gradita adozione dell’importante misura per il sistema dell’arte. “Lo dimostrano il sostegno e l’impegno politico del governo e dei parlamentari tenendo conto della portata economica del mercato dell’arte e della posta in gioco per preservare l’eccezione culturale francese” ha dichiarato Marion Papillon, presidente della CPGA. La misura sosterrà la creazione e il patrimonio artistico e consoliderà la Francia come leader nel mercato dell’arte europeo.

Chi potrà goderne

La decisione comporta “l’abolizione del regime speciale e l’armonizzazione dell’aliquota applicabile alle opere d’arte con un regime generale”, ha spiegato al The Art Newspaper Gaëlle de Saint-Pierre, responsabile della pratica nel CPGA. Questa aliquota varrà quindi per gli artisti che vendono ai galleristi, per i galleristi che vendono ai collezionisti, sempre sul mercato primario; ma anche sul secondo mercato, per il collezionismo e l’antiquariato – e quindi anche per le case d’asta. Senza dimenticare gli acquisti effettuati dai musei. “Ciò dovrebbe contribuire in particolare al rilancio degli acquisti museali. I ministeri delle Finanze e della Cultura hanno saputo cogliere i problemi e ascoltare le organizzazioni professionali, evitando una soluzione disastrosa» sottolinea Gaëlle de Saint-Pierre.
Il CPGA ha lavorato con l’economista Clare McAndrew sull’impatto economico di questa direttiva Iva sul mercato dell’arte. Il provvedimento “consolida la posizione di leadership della Francia, che già era la porta d’ingresso delle opere d’arte nell’Unione Europea, dove le aliquote Iva sono diverse, per esempio del 7 e del 19% in Germania a seconda dei termini dell’operazione. Si tratta di un’armonizzazione gradita per la Francia” conclude Gaëlle de Saint-Pierre.

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La fragilità dell’arte contemporanea francese

E del resto la Francia deve ancora lavorare molto per ridare forza ai suoi artisti. Secondo uno studio di Nathalie Moureau dell’Università Paul-Valery-Montpellier 3, sulla scena culturale contemporanea, concentrato sugli artisti attivi a partire dal 1980 e rilevando che raramente le loro opere vengono vendute per più di 100.000 dollari all’asta, rimanendo molto indietro rispetto ai colleghi americani, britannici e tedeschi. Il rapporto ha rilevato che questa generazione di artisti francesi ha anche meno probabilità di avere successo commerciale (le vendite primarie non venivano contabilizzate) e di venire artisticamente “celebrati”, il cioè erano meno visibili nelle mostre istituzionali e nelle gallerie. La docente ha concluso che “La Francia è il paese meno protezionista di altri più forti nel sistema dell’arte come Usa e Regno Unito, e solo il 52% dei suoi musei dedicano mostre ad artisti della scena francese, mentre il 77% delle mostre americane è dedicato ad artisti americani e il 70% delle mostre tedesche si concentra su artisti della scena tedesca ”. Questa misura fiscale forse darà forza anche alla produzione artistica francese. Anche in Italia l’indagine condotta nel 2022 nel report “Quanto è (ri)conosciuta l’arte italiana all’estero” realizzato da Silvia Anna Barrilà, Franco Broccardi, Maria Adelaide Marchesoni, l’autirce di quest’articolo e Irene Sanesi, ha evidenziato con anticipo la stessa fragilità nel sistema internazionale degli artisti italiani nati dopo il 1960. Ma il sistema politico non ha avuto la stessa velocità a reagire con agevolazioni fiscali. Attendiamo ora che le misure promesse nella delega fiscale rendano il sistema italiano dell’arte competitivo con i vicini paesi europei.



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Manovra 2024: per la cultura mancano investimenti e visione

Manovra 2024: per la cultura mancano investimenti e visione



Con 200 voti favorevoli, 112 contrari e 3 astenuti la Manovra di bilancio 2024 è stata approvata definitivamente dalla Camera. I 109 articoli del testo, già approvati in Senato lo scorso 22 dicembre, sono arrivati blindati a Montecitorio dove hanno ricevuto l’ok ufficiale senza modifiche. Ma se solo un anno fa su queste pagine si auspicava che la prima manovra del Governo Meloni fosse un timido tentativo di transizione dalla vecchia amministrazione verso un futuro in cui alla cultura italiana (culla dell’identità nazionale) fosse riconosciuto un ruolo centrale, quest’anno emerge con maggiore chiarezza la mancanza di una visione sulle politiche culturali per il nostro Paese. La retromarcia sul Piano Nazionale di Digitalizzazione, la soppressione della Digital Library, fino alla recente richiesta di più tagli al settore cinematografico e un generale disinvestimento futuro nelle diverse articolazione del settore culturale, mentre aumentano le voci di spesa per la diplomazia culturale, sono segnali di uno stato di profonda confusione sul senso e sul peso della cultura per lo sviluppo dell’Italia. Perché, alla fine, di questo si tratta quando parliamo della Legge di Bilancio: di cosa conta e cosa no per chi governa. Gli ambiti strategici su cui investire e quelli relegati a raccogliere le briciole dei fondi complementari.

Via libera all’impegno di spesa

Come si evince dall’articolo 15 della Legge di Bilancio, lo stato di previsione del MiC espone una dotazione complessiva per l’anno 2024 di 3.670,4 milioni di euro, di cui 3.660,5 milioni di spese finali e 9,9 milioni di rimborso di passività finanziarie (nella prima tabella sotto).
Rispetto alla legislazione vigente, la manovra finanziaria 2024 determina una diminuzione delle spese finali di 124,2 milioni di euro, di cui 72,5 milioni derivanti da modifiche della Sezione II e 51,7 milioni della Sezione I. Il DDL di bilancio integrato propone, dunque, spese finali di competenza per il Ministero pari a 3.536,3 milioni per il 2024 – ripartite tra spese correnti (52,2%) e spese in conto capitale (47,8%) – e dunque pari allo 0,4% della spesa finale della Finanziaria, come già nel 2023, e minore di quelle previste nel 2022, pari allo 0,5 per cento. Tuttavia rispetto alla legge di Bilancio 2023, il disegno di legge di bilancio 2024-2026 espone un decremento, nel 2024, in termini assoluti, pari a 297,1 milioni di euro.

SPESE FINALI E STANZIAMENTI COMPLESSIVI DEL MIC PER GLI ANNI 2024-2026

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Previsioni di spesa sui Programmi

La spesa complessiva del MiC è allocata su tre macro missioni:
a) la Missione 1 – Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici che con 3.277,5 milioni rappresenta il 92,4% della spesa totale del dicastero, in diminuzione rispetto al 2023 di 117,6 milioni di euro (nella tabella sotto: – 72,5 + – 45,1 milioni);
b) la Missione 2 – Ricerca e innovazione, per cui sono stati stanziati 129,7 milioni di euro, in calo di 3,8 milioni (nella tabella sotto: -0,1 + -2,9 milioni);
c) la Missione 4 – Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche, per la quale sono previsti stanziamenti complessivi per 139 milioni, anche questi in diminuzione di 2,9 milioni rispetto al 2023.

ANALISI DELLE PREVISIONI DI SPESA PER L’ANNO 2024 PER MISSIONI/PROGRAMMI

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La Legge di Bilancio apporta alcune modifiche alla legislazione vigente, con interventi sia di Sezione I che di Sezione II (come illustrato nella tabella qui sopra). Relativamente alle modifiche di spesa della Sezione I del Bilancio di Stato, dedicata alle innovazioni legislative volte al raggiungimento degli obiettivi programmatici indicati nel DEF, le ‘novità’, se così possono essere definite, riguardano la diminuzione di 50 milioni di euro annui del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, che passa da 750 milioni a 700 milioni di euro. Sono, invece, in aumento gli stanziamenti per campagne di scavi archeologici a Pompei e in altri parchi nazionali pari a 4 milioni di euro annui a decorrere dal 2024 (arti. 1 comma 333) e per la manutenzione ordinaria degli stessi parchi per una spesa di 10 milioni di euro annui (art. 1 comma 336). Il Fondo per la tutela del patrimonio culturale è in aumento di 1,694 milioni di euro annui (art. 1, comma 340), mentre il Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo (art. 1, comma 632, L. 29 dicembre 2022, n. 197) è rifinanziato per un importo di 6,794 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026 (art. 1, comma 341).

Il Ministero della Cultura ha altresì deciso di posticipare in parte l’attuazione del Piano complementare PNRR-MIC rimandando quindi agli anni futuri la spesa di 100 milioni di euro prevista per il 2024, riducendo il budget a 267,3 milioni di euro. Si tratta di una somma confluita nel 2024 a seguito delle modifiche introdotte dalle finanziarie precedenti in deroga come disposto dell’articolo 1, comma 2, lettera d) del D.L. 59/202 (Piano nazionale per gli investimenti complementari) che prevedeva per il Piano di investimenti strategici su siti del patrimonio culturale, edifici e aree naturali una somma complessiva di 1.455,24 milioni di euro (2021-2026) da ripartire: 207,7 milioni di euro per l’anno 2021, 355,24 milioni di euro per l’anno 2022, 284,9 milioni di euro per l’anno 2023, 265,1 milioni di euro per l’anno 2024, 260 milioni di euro per l’anno 2025 e 82,3 milioni di euro per l’anno 2026.
Restano immutati gli stanziamenti per le azioni di tutela del patrimonio culturale previste dalla finanziaria del 2018, mentre nei prossimi anni gli investimenti si ridurranno a zero per il 2025 e a soli 19 milioni per il 2026.



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Sotto il martello in sofferenza tutti i periodi dell’arte, fatta eccezione per gli old master

Sotto il martello in sofferenza tutti i periodi dell’arte, fatta eccezione per gli old master


Fra qualche giorno ripartirà il mercato delle aste e per ricominciare senza incertezze è bene conoscere come si è chiuso il 2023. Il mercato dell’arte, abbiamo osservato pur in presenza di ostacoli economici – inflazione e tassi d’interesse in salita – e geopolitici (guerra in Ucraina e Palestina) -, non ha ceduto sebbene non abbia superato i record di vendite all’asta del 2022. I risultati degli incanti di capolavori antichi, impressionisti, moderni, del dopoguerra e contemporanei da Sotheby’s, Christie’s e Phillips, si sono chiusi con un aggiudicato di 5,74 miliardi di dollari segnando un calo del 27,2% sul 2022, del 12,4% sul 2021, ma riuscendo a migliore i risultati del 2019 (+5,8%), secondo le rilevazioni di ArtTactic. Al contrario il volume di lotti venduti nei cinque periodi esaminati della storia dell’arte nel “The art market 2023. A year in review” ha totalizzato il massimo degli ultimi otto anni con quasi 17.000 opere vendute, più del 6,7% del 2022.
Leggendo così in filigrana il calo complessivo del valore dell’aggiudicato vediamo un cambio di paradigma sull’attività del mercato dell’arte nei diversi segmenti e categorie di prezzo del 2023: sono state vendute più opere d’arte in cinque delle sei categorie di artisti analizzate dal report ArtTactic dimostrando che l’attenzione si è spostata su lavori nell’estremità più bassa dei prezzi. Infatti, si registra una crescita sia in valore (+7,4%) sia in numero di lotti venduti (+18%) per le opere sotto 50.000 $ (+30,5% in valori e +50% in volumi sui tre anni e rispettivamente +20,3% e -43,1% sui cinque anni), mentre i risultati sono stati più deboli per il numero di lotti dai 10 milioni di dollari in su segnando una perdita del 30%.
L’analisi post pandemia mostra quindi un mercato d’asta in accelerazione per il volume degli scambi (+43% tra il 2020 e il 2023), in gran parte grazie all’aumento degli acquisti online con più acquirenti entrati nel mercato ai livelli di prezzo più bassi. “Quindi, anche se il 2023 ha registrato per i capolavori con i suoi acquirenti miliardari un andamento più piatto, la fiducia si è mostrata nella fascia bassa dei prezzi, segnale molto positivo in un mercato che, pur se composto complessivamente per valore dalla fascia alta dei prezzi, sta interessando non solo i miliardari ma anche un campione più ampio di popolazione” spiega Anders Petterson, Founder & ceo di ArtTactic.

L’euforia ha mostrato segni di stanchezza a partire da New York – dove gli scambi sono calati di un terzo – fermandosi a 3,58 miliardi di dollari rispetto ai 5,38 miliardi del 2022. Mentre a Parigi e Milano i valori sono cresciuti. Ciononostante, New York rimane l’hub più importante di questo comparto con una quota del 62,4% (in calo rispetto al 68,1% del 2022), seguito da Londra con il 19,9% (in aumento rispetto al 17,8% nel 2022), Hong Kong con l’11,6% (in crescita rispetto all’8,8% nel 2022) e Parigi col 5,5% (in aumento rispetto al 4,1% nel 2022). Milano è l’unica città con una crescita positiva anche delle vendite nel 2023: +1,1%, ma con una quota di appena lo 0,5%.
Le artiste hanno registrato scambi più elevati generando 780,4 milioni di dollari, +8,1% sul 2022 e +39,1% sul 2021. Tuttavia, rappresentano ancora una quota marginale di questo mercato, pari al 13,6% sebbene in crescita rispetto al 9,2% nel 2022. Le prime tre artiste battute in asta per valore sono state Yayoi Kusama (unica vivente), Joan Mitchell e Georgia O’Keeffe.

Pablo Picasso, «Femme à la montre»

I tre periodi del contemporaneo giù

Si è rivelato un mercato più prudente, forse a ragion veduta vista l’euforia speculativa degli ultimi due anni, nel suo complesso il valore dell’arte contemporanea (compresa quella storicizzata, la contemporanea e la Young Contemporary Art) è sceso a 1,79 miliardi nel 2023 (-12,8%) contro i 2,06 miliardi del 2022.

Gustav Klimt, «Dame mit Fächer (Lady with a Fan)»

Il decremento più vistoso è emerso nella Young Contemporary Art che ha perso 150 milioni fermandosi a 196,9 milioni di dollari tra il 2022 e il 2023 (-43,3%) pur con un incremento dei volumi del 16,8%. Così i più giovani ci hanno rimesso la faccia, com’era facile prevedere e come più volte segnalato su queste pagine: i prezzi medi sono scesi del 45,1% a 82.700 euro con un tasso di venduto dell’82,2% e, per la prima volta dal 2018, la maggior parte delle opere è stata venduta al di sotto delle stime medie. Così i valori di Shara Hughes sono scesi dell’80,5%, quelli di Flora Yukhnovich dell’88% e quelli di María Berrío del 91,8%. Ma ci sono anche le eccezioni: sono stati segnati nuovi record per Nicolas Party, Matthew Wong (con “River at Dusk” del 2014 pagato 5,5 milioni da Sotheby’s Hong Kong in aprile) e Jadé Fadojutimi (che per due volte ha superato il suo record raggiungendo i 1,55 milioni di dollari). Hong Kong rimane un importante hub di mercato per i giovani artisti con una quota del 40% delle vendite totali, ma nel complesso l’aggiudicato è sceso a 78,2 milioni di dollari rispetto ai 108,1 milioni del 2022 e ai 142,3 milioni del 2023. È un segnale che si va raffreddando la domanda tra gli acquirenti asiatici.

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Nel contemporaneo il calo della domanda ha interessato soprattutto le piazze di Londra (19,2%) e Hong Kong (-13,9%), gli scambi complessivi sono scesi a 1,08 miliardi (-31,6% sul 2022 e -16,3% sul 2021, ma in aumento del 9,6% sui livelli pre-pandemia del 2019). Parigi ha mostrato maggiore reattività aumentando del 10% i valori aggiudicati a 43,1 milioni, seguita da New York con una crescita dell’1,2%. I prezzi medi sono scesi del 15,4% su base annua attestandosi a 256.498 dollari, il 63,1% è passato di mano sotto la stima media, i tassi di venduto comunque sono rimasti elevati (84,6%). Il prezzo massimo è stato fissato dall’opera di Jean-Michel Basquiat “El Gran Espectaculo (Il Nilo)” (1983) scambiata per 58 milioni di dollari da Christie’s a New York a maggio. Basquiat, Richter e Ruscha sono in cima alla classifica del periodo contemporaneo: Jean-Michel Basquiat ha generato un giro d’affari di 202,3 milioni di dollari (+15,6%), seguito da Gerhard Richter di 171,6 milioni e Ed Ruscha di 92 milioni.



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Art Industry. L’ottimismo unito alla cautela: il nuovo mantra per l’anno che verrà

Art Industry. L’ottimismo unito alla cautela: il nuovo mantra per l’anno che verrà


Quali sono le attese per il mercato dell’arte nel 2024? L’istantanea che il nuovo anno avrà in eredità dipinge un mercato nel quale, dopo due anni di euforia è prevalsa la calma, e il 2023 è stato penalizzato dal confronto con i risultati straordinari del 2022. Il mercato dell’arte è tornato su livelli di prezzi più sostenibili, come dichiarato dagli esperti e in alcune aree geografiche inferiori al 2021, in particolare in Usa e Asia Pacifico. Nei prossimi mesi il trend potrebbe confermare l’attuale livello dei prezzi o proseguire nel loro ridimensionamento verso valori più realistici.

Nel 2023, sul fronte dell’economia globale, siamo tornati ad osservare con attenzione le dinamiche macro economiche tradizionali, in cui i tassi di interesse combattono l’inflazione, in presenza della stagnazione della crescita. Questi elementi, senza dimenticare i conflitti geopolitici in corso, hanno pesato negativamente sulla componente economica dell’ArtTactic Art Market Confidence Indicator, un sondaggio che si basa su una metodologia simile a quella del CEO Confidence Survey, e in questo caso raccoglie le opinioni di un selezionato gruppo di “addetti ai lavori” (collezionisti, case d’asta, consulenti e altri professionisti dell’arte) che forniscono una visione della percezione dello stato attuale e delle attese future del mercato dell’arte. Le indicazioni che emergono dall’ultimo sondaggio, realizzato in luglio sui successivi 12 mesi, pur rimanendo in un territorio ancora profondamente pessimista, mostrano un leggero miglioramento (l’indicatore è passato da 18 di febbraio a 23) in quanto un maggior numero d’intervistati ha ritenuto che la situazione economica avrebbe potuto stabilizzarsi nell’anno. Per il 59% degli esperti il mercato dell’arte rimarrà piatto nei prossimi 12 mesi e le vendite si assesteranno a un livello più basso. Se il 28% ritiene che il mercato subirà un ulteriore ribasso nel 2024, per il 13% invece ha toccato il fondo e nei prossimi mesi vi sarà la ripresa.

Tassi bassi e appeal per l’arte

Nell’ultimo trimestre del 2023, l’economia sembra più vicina all’equilibrio, gli indicatori dell’inflazione puntano al ribasso e l’attività economica alla ripresa. Non è pertanto esagerato essere leggermente più positivi. A favorire una visione più improntata all’ottimismo sono le attese sui tassi. Dopo un ciclo di rialzi durato quasi due anni, negli Stati Uniti la Fed ha annunciato che per ora manterrà i tassi d’interesse al livello attuale, con la previsione di tre tagli nel 2024. L’impressione diffusa è che il mercato dell’arte sia maggiormente incline ai bassi tassi d’interesse e l’aspettativa di una loro riduzione dovrebbe placare i timori degli appassionati d’arte in merito all’impiego alternativo del loro denaro. Pertanto nel 2024 gli esperti del settore prevedono che i collezionisti si orienteranno verso l’assunzione di maggiori rischi, benché sempre ponderati per gli acquisti, mentre il limite maggiore alle vendite oggi è rappresentato dalle aspettative dei venditori. Stessa dinamica nelle fiere d’arte con i galleristi ancorati ad aspettative di prezzo che oggi potrebbero non essere razionali. Le attese per il mercato primario, in particolare quello degli artisti emergenti, sono per un ulteriore rallentamento con il proseguimento di una fase, già vista nel 2023, volta a favorire gli artisti storici con l’augurio che alcune mode collezionistiche, che hanno alimentato le offerte speculative, perdano vigore.

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La domanda e l’offerta futura



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Degas and graphics, a story to discover in Naples – Naples



Edgar Degas, Danseuse chez le photographe. Etching

Naples – “Drawing is the artist’s most direct and spontaneous expression, like a sort of writing: it reveals his true personality much better than painting”. Edgar Degas was deeply convinced of this and, a rare fact among the Impressionists, he mastered pencils and charcoal from a very young age. It is not the only surprise of the exhibition Degas. The return to Napleswhich from 14 January to 10 April at the Monumental Complex of San Domenico Maggiore will illuminate another little known side of the French master: the link with the Neapolitan city, where Degas stayed in his youth and where a branch of his family resided.


Edgar Degas, The Cardinal family, 15.5 x 23 cm

A few steps from Palazzo Pignatelli di Monteleone, the home of the paternal grandfather Hilaire, we will discover the face of the “Neapolitan” Degas in about 200 works. On display sketches and drawings, but also several series of engravings and 34 photographs, evidence of the artist’s interest in a then new medium, which he used to study the movement of the human body and horses. If the drawings are an open window on the creative processes at the origin of Degas’ painting, the engravings tell us about complex and successful projects, such as the illustrations for the stories by Guy de Maupassant and his friend Ludovic Halévy, published by the famous publisher Vollard. Alongside the works of Degas, we will find the works of other great masters of his time, from Eduard Manet to Henry Toulouse-Lautrec, of Italian and international artists who gravitated to the Neapolitan area and even of Pablo Picasso.


Edgar Degas, Carnet Ludovic Halevy

Divided into three thematic areas, the exhibition begins with an immersion in the atmosphere of Naples at the end of the 19th century, introducing the young painter’s family to the public: his grandfather Hilaire De Gas, the subject of the first important canvas that the artist painted in the city, and Bellelli, the Italian relatives represented in a colorful family portrait, here the protagonists of a multimedia reconstruction. The thirty impromptu drawings of Carnet Halévy they also show how the painter’s creative vein expressed itself spontaneously at any time, even during social evenings, often tinged with slight irony.


Edgar Degas, La Maison Tellier

The next section takes us into the heart of the world of Degas with his best-known themes: prostitutes, characters from the theater and the café-chantant and above all the famous dancers populate the nights of the Belle Époque in a gallery of drawings, preparatory studies, lithographs, woodcuts and three bronze sculptures. Do not miss the color and black and white engravings for the novella The Maison Tellier by Guy de Maupassant, later published by Vollard: here Degas recounts daily life in a late 19th-century pleasure house, as in a photo-report. The engravings for the novel The Cardinal family by Halévy, on the other hand, they present the circles of the Parisian bourgeoisie, in one of the most successful proofs of the illustrator Degas.


Edgar Degas, La Maison Tellier

The third and final chapter is a cross-section of the master’s friendships and social life: among the faces of his travel companions we recognize some of the most important protagonists of painting between the nineteenth and twentieth centuries. Here, a precious portrait of Eugéne Manet, brother of the famous Édouard and husband of the impressionist painter Berthe Morisot, also present in the exhibition like her American colleague Mary Cassatt, stands out for its artistic qualities.


Edgar Degas, Carnet Ludovic Halevy





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Splendide sculture geometriche astratte di Robert Moreland » Design You Trust


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L’artista americano Robert Moreland ha mescolato magistralmente i confini tra pittura e scultura per produrre un tipo unico di arte murale che affascina lo spettatore. I suoi pezzi geometrici astratti, realizzati utilizzando una varietà di materiali come legno, tela, puntine, vernice e pelle, sono caratterizzati da forme audaci e un uso sorprendente del colore.

Di più: Instagram

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Mentre i tuoi occhi si spostano sul lavoro di Moreland, i pezzi si dispiegano in una complessa esposizione di forme e modelli, creando un’esperienza visiva in continua evoluzione. L’interazione di forme geometriche e l’uso del colore crea un effetto che è allo stesso tempo stimolante e calmante, attirando lo spettatore per uno sguardo più attento.

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L’opera d’arte di Moreland spinge i confini dei metodi artistici tradizionali, trascendendo i soliti confini della pittura e della scultura per creare qualcosa di completamente nuovo. I suoi pezzi da parete geometrici astratti non sono solo un piacere visivo, ma anche una testimonianza della sua maestria nel suo mestiere e un riflesso della sua visione artistica.

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Brett Goodroad al Greene Naftali, New York


Facciamo una passeggiata. Solo noi. Non vestirti troppo; il clima è mite; l’aria sarà gentile con noi. Non stiamo andando lontano, proprio qui, a uno dei dipinti di Brett Goodroad, una sorta di grande immagine in una galleria di immagini che ci sposta dall’oscurità alla luce e viceversa.

È importante sapere che mentre il tuo occhio passa da una macchia di colore e forma a un’altra in un’opera e poi in un’altra, anche la tua coscienza si sposterà, il che significa che qualunque cosa tu abbia pensato guardando lo squisito punto rosso vicino al centro di la tela dentro Senza titolo (rugiada) (2021), diciamo, cambierà e si espanderà man mano che prendi il giallo dello stesso dipinto, e poi il blu sopra il giallo.

Forse non espandersi tanto quanto alzarsi mentre il dipinto si eleva nella sua celebrazione di ciò che la pittura può fare e di ciò che può fare l’immaginazione. Il lavoro di Goodroad chiede di avere di nuovo un po’ di fede o di ristabilire la nostra fede nel sontuoso; te lo ricordi; la capacità della pittura di elevare l’occhio e quindi noi fino al celeste, essendo la pittura e l’immaginazione la religione di Goodroad, e quindi la nostra fede a causa della sua fede. Andiamo un po’ più vicino ora, ma ad un’altra opera, come questa, chiamata Autunno (2021-22). È dipinto su rame e misura circa 24 x 36 pollici; è un dipinto sulla natura proprio come Senza titolo (rugiada) riguarda la natura – in effetti, non puoi trovare una Goodroad, davvero, non si tratta di come si sentono l’aria, il cielo e la luce naturale in relazione alla pittura, e come la pittura si relaziona a loro – ma ti viene impedito di cadere , affondando in Autunno perché l’artista l’ha creata su un altro fatto della natura: il rame. Ma prima di parlarti del rame, voglio parlarti dell’autunno. È una stagione breve ma bella, un momento di ritorno all’interno mentre i polmoni si riempiono di aria fresca e frizzante e la pelle è particolarmente sensibile alle temperature in calo e alle giornate più corte. Ma anche questo passerà, questa stagione di foglie strappate e caminetti, perché tutto passa, diventando qualcos’altro, ed è anche questo lo scopo di un dipinto di Goodroad: mostrare come questo momento si trasformi in qualcos’altro.

Torniamo al rame. Apporta qualcosa di scultoreo all’opera, non è vero, rende il dipinto un oggetto inconfutabile e allo stesso tempo assicura che tu sappia che è un dipinto a causa delle immagini che nuotano e si alzano e scappano da quelle lastre di rame maneggiate da Goodroad.

Rame: questo è diverso dal lino, ovviamente, perché il lino deriva dal cotone, e non puoi dipingere su batuffoli di cotone (se potessi, Goodroad lo avrebbe già fatto). Insomma, il rame, come lo usa questo artista che ha trascorso tanti anni a San Francisco – dove l’aria è un evento tanto quanto la luce e l’umidità – non subisce un processo per diventare qualcos’altro. Invece, Goodroad celebra la natura elementare del rame, la sua forza, schiettezza e colore pieno di sentimento, lavorando con ciò che ha, quella superficie dura e scintillante in cui i suoi sogni sembrano diversi perché non solo sta lavorando ciò che è reale, proprio davanti ai suoi occhi: quel rame – proprio come sta lavorando con la natura, e come è inestricabilmente legata, e come alimenta la sua immaginazione.

Ci sono un certo numero di opere su rame qui, in questo gentile ma energico, titanico e minuscolo museo dell’immaginazione, e posso immaginare che a Goodroad piaccia la sensazione del rame al pennello tanto quanto gli piace quello che sembra senza vernice su it: come qualcosa di ascoltato, un piccolo momento di violoncello che riecheggia nelle sale del museo del pensiero di Goodroad che include non solo la natura, ma la natura vista da Van Gogh, tra gli altri, e poi incasinata da Goodroad, che vede il mondo intero – che vale a dire con figure e paesaggi riconoscibili, che vengono offuscati a causa di come vede il mondo, che ha un suo ritmo ben distinto: fiumi che rallentano e scorrono proprio nel mezzo di una tela come in Al Deposito (2021-22). Ma è un fiume? O “solo” come Goodroad vede il colore blu e come risponde il mondo della vernice attorno ad esso?

Ad ogni modo, è un’opera profondamente visiva di un artista che crede, ancora, nel potere dell’occhio, e non nelle teorie sull’occhio. O io.” E posso solo dire, mentre ci avviciniamo a Senza titolo (pedaggio) (2022) che l’oro di questo pezzo mi ricorda le miniere di rame nel nativo Montana di Goodroad? Mentre Senza titolo (pedaggio) non è dipinto su rame – è olio su seta su flanella che misura circa 35 x 45 pollici – poggia sull’occhio come un solido, come il rame, ma il rame che è stato colpito da un eccesso di sole e buon feeling.

Quelle miniere d’argento e di rame nel Montana: alcune persone, tutti uomini, per lo più immigrati, hanno fatto un sacco di soldi lì, durante l’età dell’oro, hanno saccheggiato la terra e poi l’hanno abbandonata, e a volte, quando guardo il lavoro di Goodroad, vedo i dipinti come un modo per restituire alla terra, perché ne è innamorato, e come lo fa sentire, e come vuole che la pittura si senta con lui dentro. Oltre a sostenere il piacere, Brett sostiene il mistero. “Leggi” i suoi dipinti e te ne vai sapendo e non sapendo di cosa “riguardano”. In effetti, ciò di cui parlano, almeno la maggior parte delle volte, è la gioia che si dovrebbe provare immergendosi nel mondo come si vede in La sua isola verde (2014-22). C’è una figura lì, una specie di macchiata figura magistrale con una mano alzata come la Statua della Libertà, o qualche altra signora… la Columbia Pictures Lady?! Lei dalla toga bianca, che annuncia l’inizio dei nostri sogni cinematografici?! – che annuncia un nuovo mondo di possibilità e sogni. Leggere Goodroad in questo modo ricorda il piacere del testo visivo! Guardare Brett Goodroad è ricordare il piacere. Quella gioia trasmogrificante che crolla in piacere. E poi si rialza. Come cantare. A proposito di meraviglia. Anche questo fa parte di ciò che fa guardare Goodroad. Ripristina il tuo senso di meraviglia. Come fa a farlo? Fidandosi del mondo che gli è stato dato lui stesso, e poi tracciando una linea dritta attraverso di esso.

Hilton Al

in Greene Naftali, New York
fino al 14 gennaio 2023



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painted batik shawl

Artista in primo piano Heather Cohen | Squalo artistico


L’artista tessile Heather Cohen utilizza diverse tecniche pittoriche per creare opere d’arte indossabili dai motivi audaci e colorati. Scopri di più della sua collezione visitandola sito web.

scialle dipinto a mano con batik e shibori

Silk Patchwork Shibori & Batik Wrap, fibra indossabile dipinta a mano

Sono un designer tessile e artista con oltre quattro decenni di esperienza nel design, attualmente residente nella Carolina del Nord.

Giacca in lino dipinta a mano

Giacca in lino, fibra indossabile dipinta a mano

Sono originario di una piccola città chiamata Bulawayo nello Zimbabwe. Fin dalla tenera età sono stato influenzato da mia zia, una nota artista di batik e vetrate. Ho trascorso molte ore nel suo studio imparando il design e le diverse tecniche utilizzate nella pittura su tessuto. Fu durante quel periodo che mia zia riconobbe la mia abilità per quanto riguarda la comprensione del colore e del design.

scialle dipinto a mano batik

Blu Mobius Batik, fibra indossabile dipinta a mano

Crescere in Africa ha avuto e continua ad avere una forte influenza sulle mie tavolozze di colori e concetti di moda.

scialle triangolare fantasia dipinto a mano

Scialle Triangolare Patchwork con Bordo Burnout, fibra indossabile dipinta a mano

Dopo aver conseguito una laurea in Belle Arti con specializzazione in Textile Design e Teoria del colore presso il Ruth Prowse College of Art di Città del Capo, in Sud Africa, ho iniziato la mia carriera come stilista e designer presso una rinomata azienda di tessuti nel sud della California. Parte del mio lavoro consisteva nel viaggiare in Europa per la ricerca e lo sviluppo del design. Ho assistito alla creazione di stampe di tessuti e tipi di tessuto alla moda.

Shibori ha dipinto arte indossabile

Shibori Cotton-Flannel Cape, fibra indossabile dipinta a mano

Dopo sei anni di lavoro per loro, ho deciso che volevo diventare un artista freelance, progettando per molte aziende diverse. Alla fine, ho deciso di sviluppare la mia linea di abbigliamento dipinto a mano. Tramite sette rappresentanti di moda nazionali, la mia linea di abbigliamento è stata venduta alle boutique di tutto il paese.

scialle batik dipinto

Scialle batik tribale, fibra indossabile dipinta a mano

Dopo un decennio, io e mio marito abbiamo deciso di andare in una direzione diversa. Volevamo vendere direttamente al pubblico attraverso mostre d’arte su e giù per la costa orientale. Lo facciamo da 25 anni.

sciarpa batik

Sciarpa Batik Infinity, fibra indossabile dipinta a mano

Comincio creando e disegnando le mie linee di abbigliamento utilizzando solo tessuti naturali e organici, ad esempio seta, lino e garza di cotone. Questi tessuti sono spazi vuoti bianchi su cui dipingo a mano utilizzando una varietà di tecniche. Includono batik, shibori e applicazioni ad acquerello a mano libera.

scialle batik dipinto a mano da Heather Cohen

Scroll Batik Scialle, fibra indossabile dipinta a mano

Tutte le mie creazioni sono uniche e uniche nel loro genere. Non ce ne sono due esattamente uguali. I miei disegni continuano a riflettere l’influenza di crescere in Africa circondati da splendidi colori e audaci motivi tribali africani.

Heather Cohen ti invita a seguirla Facebook.

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Tour d’arte a Ginevra, la città dell’accoglienza capitale di pace – Mondo



Veduta dall’alto della Fondation Martin Bodmer e del lago Lemano, Ginevra | Courtesy Fondation Martin Bodmer 

Mondo – Quando le luci del mercatino di Natale de le Jardin Anglais si spengono e la fiabesca magia delle feste tramonta nello specchio del lego Lemano, il cuore grande di Ginevra continua a pulsare con lo spirito vibrante della sua accogliente anima a colori.
Con la sua atmosfera cosmopolita e la tradizione umanitaria che ribolle nelle prestigiose organizzazioni internazionali e missioni diplomatiche che hanno sede in città, dalla sede europea dell’ONU e della Croce Rossa a quella del CERN, dell’UNHCR, del GAVI (Distribuzione dei vaccini nei Paesi poveri), la “capitale della pace” invita i visitatori a scoprire la sua indole attraverso le atmosfere fuori dal tempo della Vieille Ville, i musei che ne tessono la storia, il vivace Quartier des Bains.
Il quadrilatero ginevrino dedicato all’arte contemporanea, fino agli anni Sessanta conglomerato anonimo di fabbriche di meccanica di precisione, accoglie oggi prestigiose gallerie, dalla Patrick Cramer a Skopia, da Xippas al Centre d’édition contemporaine. Qui, varcando la porta della Galleria Cramer potrebbe capitarvi di incontrare il signor Patrick in persona che vi intratterrà con alcuni aneddoti relativi alla sua amicizia con Pablo (Picasso), alle chiacchierate con Joan (Mirò) ai soggiorni di Marc (Chagall) nella sua dimora.


Il Muro dei Riformatori nel Parc des Bastions, Ginevra | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it

Il cuore grande della “metropoli più piccola del mondo”, come Ginevra è conosciuta per il suo carattere multiculturale, è racchiuso in Place du Molard dove un bassorilievo sulla torre medievale ricorda la sua vocazione di città dei rifugiati sopra al ritratto di Lenin che qui trovò accoglienza. A terra, le pietre d’inciampo che si illuminano al tramonto danno il benvenuto ai turisti in sei lingue.
Il grido di dolore di Ginevra contro ogni guerra è invece racchiuso nell’istallazione in legno “Broken Chair” (“Sedia rotta”) che domina la piazza di fronte al Palazzo delle Nazioni Unite, in Place des Nations. Realizzata dallo scultore Daniel Berset, dall’alto dei suoi dodici metri, ricorda la tragica sorte delle vittime delle mine antiuomo.

D’altra parte l’ultima guerra combattuta dalla città risale al 1602 quando Ginevra si ribellò all’ennesimo tentativo, da parte del duca di Savoia, di riconquistare i possedimenti perduti. Per ricordare quel combattimento, durante il quale, secondo la leggenda, “Mère Royaume”, sarebbe salita sulle mura della città riversando la minestra bollente contenuta in una pentola sulla testa di un sabaudo, ogni anno, la notte tra l’11 e il 12 dicembre, si celebra l’Escalade, una festosa manifestazione con tanto di corteo commemorativo in abiti d’epoca.

Durante la nostra passeggiata guidata a Ginevra, al grido “Qu’ainsi périssent les ennemis de la République” – motto che risuona durante questa festa in tutte le case dei ginevrini dove il più anziano e il più giovane rompono la “marmitta” di cioccolato, dolce tradizionale della festa dell’Escalade – rinnoviamo il rito al cospetto del Muro dei Riformatori, il monumento che campeggia nel Parc des Bastions onorando i quattro maggiori rappresentanti del Calvinismo, Guglielmo Farel, Giovanni Calvino, Teodoro di Beza, John Knox.

La città di Jean-Jacques Rousseau, che concesse ospitalità ai perseguitati e che fu ribattezzata la “Roma protestante” dopo che Jean Calvin portò qui il Protestantesimo, subì il rigore di questa fede che invitava i fedeli a non ostentare la ricchezza, al punto da indurre i tanti orafi francesi esuli a convertire la loro manualità, arte e precisione, nell’industria orologiera. Motivo per il quale Ginevra, e altre località della Svizzera francese sono sinonimo di orologeria e puntualità.
Basta fare un salto al Patek Philippe Museum, nel cuore del quartiere di Plainpalais, per regalarsi un viaggio attraverso 500 anni di storia dell’arte orologiera grazie alle collezioni di orologi e ai capolavori in smalto di produzione svizzera, ginevrina ed europea, realizzati tra il XVI e il XIX secolo. Ed ecco perché la cioccolata, unica leccornia a esser concessa in un’epoca di privazioni, è diventata goloso sinonimo di Svizzera.

Una storia di pace e umanità: il Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge (MICR)

C’è un museo nelle cui sale il cuore di Ginevra batte con maggiore intensità. 
La visita al Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge (MICR), l’unico museo consacrato all’opera di Henry Dunant, umanista, imprenditore e filantropo svizzero, Premio Nobel per la pace nel 1901, è un’esperienza di forte impatto. Tutto ebbe inizio quando il turbolento ragazzino, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia ginevrina, profondamente scosso, da adulto, dalla carneficina e dalla disorganizzazione con la quale venivano portati i soccorsi nella battaglia di Solferino, maturò l’idea di dare vita a un corpo di volontari che assistesse tutti i feriti in battaglia senza distinzione di nazionalità.


Convenzione di Ginevra, 1864 | Courtesy Museo internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (MICR)

Nel 1863 Dunant, insieme ad altri quattro cittadini svizzeri, diede vita al Comitato ginevrino di soccorso dei militari feriti, chiamato comunemente Comitato dei cinque, predecessore del Comitato Internazionale della Croce Rossa. L’attività di Jean Henri Dunant, che descrisse gli orrori di guerra nell’opera Un ricordo di Solferino, fu l’impulso iniziale alla stipula delle convenzioni di Ginevra, una serie di trattati internazionali che contengono le norme di difesa della dignità umana. Il 22 agosto 1864 fu ratificata la prima convenzione di Ginevra per il miglioramento della sorte dei feriti in battaglia. La croce rossa su fondo bianco, emblema della più grande organizzazione umanitaria del mondo, nacque probabilmente come omaggio alla bandiera svizzera (croce bianca in campo rosso), simbolo che la Turchia e altri paesi islamici avrebbero sostituito con la mezzaluna di colore rosso in campo bianco.


Una sala del Museo internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (MICR) | Courtesy MICR

Inaugurato nel 1988 e completamente trasformato nel 2013, il Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge (MICR) è un viaggio interattivo di scoperta e riflessione, che parla al cuore dei visitatori proponendo, attraverso l’esposizione permanente e le mostre temporanee, un’esperienza unica d’iniziazione all’azione umanitaria. L’Avventura umanitaria è organizzata in tre spazi tematici concepiti da architetti di orizzonti culturali diversi: Difendere la dignità umana (opera del brasiliano Gringo Cardia), Ricostruire il legame familiare (realizzata da Diébédo Francis Kéré dal Burkina Faso) e Limitare i rischi naturali (del giapponese Shigeru Ban).
Ad accompagnare gli ospiti in questo viaggio sono dodici testimoni dei nostri tempi mentre 150 anni di storia si raccontano attraverso nove schermi tattili. Il Focus di attualità permette invece di seguire le operazioni della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa in tutto il mondo.


L’archivio dell’Agenzia internazionale dei prigionieri di guerra 1914-1923 | Courtesy Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge (MICR)

La sezione forse più emozionante del primo spazio tematico è quella che espone gli omaggi dei prigionieri ai delegati della Croce Rossa, la cui funzione è quella di visitare le carceri per garantire il rispetto dei diritti dei detenuti. Ogni prigioniero mostra come può, attraverso i mezzi che possiede in carcere, la propria riconoscenza alla persona che lo visita a nome del Comitato Internazionale della Croce Rossa. C’è chi dona una saponetta, chi una piccola opera realizzata con briciole di pane, chi un omaggio a forma di cigno costruito con carte di caffè. Un prigioniero nel 1944 scolpisce un uccello di legno, un altro nel 1918 realizza un servizio di tazzine con lische di pesce, custodito in una vetrina. Non mancano le storie raccontate attraverso schermi tattili, come quella di Emanuele, il bambino soldato che realizza il suo sogno di diventare un cantante rap.

La sezione relativa alla ricostruzione dei legami familiari, che la Croce Rossa incentiva in tutto il mondo, emoziona con le centinaia di fotografie di bambini dispersi, con le commoventi lettere delle madri ai figli, mentre di grande impatto è L’archivio dell’Agenzia internazionale dei prigionieri di guerra 1914-1923 iscritto al Registro della Memoria del mondo dell’UNESCO. Nella terza e ultima sezione dell’allestimento permanente intitolato Limitare i rischi naturali, il gioco “Uragano” mostra le attività di preparazione alle catastrofi naturali.


Allestimento della mostra Équilibres précaires al Musée international de la Croix-Rouge et du Croissant-Rouge (MICR), Julien Gremaud | Courtesy MICR

Il MICR accoglie la più grande collezione al mondo di manifesti umanitari, oltre a numerose fotografie. Diverse sono anche le mostre temporanee. Fino al 12 marzo il percorso Équilibres précaires è un invito a scoprire come mantenere l’equilibrio interiore mentre il mondo intorno a noi oscilla. Nell’anno dedicato alla “Salute mentale” (2022/2023), il Museo internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (MICR) ha dato carta bianca a tre artisti svizzeri contemporanei, Denise Bertschi, Nicolas Cilins e Nina Haab. Dialogando con una scultura di Olafur Eliasson, le loro opere inedite esplorano i nostri limiti, fisici e mentali, mettendo in discussione le nostre oscillazioni interiori.
Dal 25 maggio al 17 settembre è invece attesa la personale di Petrit Halilaj, l’artista visivo che da bambino ha conosciuto la guerra in Kosovo fermandola in alcuni disegni che ha realizzato mentre uno psichiatra infantile lo accompagnava in un campo profughi. Una volta divenuto adulto riscopre, da artista, i suoi lavori adattandoli a una grande installazione immersiva che interroga la memoria collettiva e individuale offrendo una riflessione sulla salute mentale e sulla resilienza.


Petrit Halilaj | Courtesy Matt Greenwood Tate St-Ives

Tra i presidenti della Croce Rossa si annovera un certo Martin Bodmer. Per saperne di più intorno a questo collezionista d’arte e filantropo svizzero che ha dato vita a una delle biblioteche private più importanti al mondo ci spostiamo di qualche chilometro inerpicandoci verso la silenziosa collina di Cologny.
Discendente di una famiglia di industriali arricchitasi con il commercio della seta, Bodmer, coltivò da sempre il suo sogno: dare vita a una “biblioteca universale” che ospitasse tutti i capolavori dell’umanità.

La Fondation Martin Bodmer, “wunderkammer” del pensiero umano
Quando l’ultimo sole colora di rosa i brandelli di neve che incastonano le due ville di inizio secolo che ospitano la Fondation M. Bodmer, la nostra visita si carica di suggestione. Martin Bodmer immaginava la sua biblioteca come un museo di tesori da condividere con il pubblico, ma è solo nel 1999 che sono stati mossi i primi passi per costruire un vero e proprio spazio espositivo. Il museo sotterraneo, progettato dall’archistar Mario Botta, ospita raffinate mostre temporanee. Creata nel 1971, la Fondazione espone alcuni dei più grandi testi letterari di tutto il mondo e di tutta la storia umana per un totale di sedici chilometri di libri.


La Fondation Martin Bodmer | Courtesy Fondation Martin Bodmer

La Biblioteca Bodmeriana, una sorta di wunderkammer del pensiero umano, dagli albori della scrittura ai giorni nostri, con i suoi 150 000 documenti in quasi 120 lingue differenti, dal 2015 è iscritta all’UNESCO Memory of the World programme, un’iniziativa volta a proteggere il patrimonio documentario mondiale, e costituisce una delle biblioteche private più importanti al mondo. Al suo interno sono custoditi 200 manoscritti occidentali e un centinaio orientali, circa 2000 documenti autografi e 270 incunaboli, rare incisioni. La collezione comprende una delle 48 copie sopravvissute della Bibbia di Gutenberg, e ancora la più antica versione completa del vangelo di Giovanni, le prime edizioni di Shakespeare, Molière, Lope de Vega, tre manoscritti trecenteschi della Commedia e manoscritti di opere di Virgilio e Tommaso d’Aquino, le tesi di Lutero e una serie di documenti firmati da Mozart, Beethoven, Napoleone e Borges solo per citare alcune chicche. Il reperto più cospicuo del fondo è certamente il corpus dei Papiri Bodmer (circa 1800 pagine in copto e greco su argomenti cristiani e pagani), un gruppo di ventidue papiri scoperti in Egitto nel 1952 e che Martin riuscì ad acquisire.
La collezione alimentata dalla passione di Martin Bodmer include anche diverse opere d’arte. Un inventario (incompleto) elenca 117 oggetti risalenti alla preistoria, all’antico Egitto, all’antico Medio Oriente, alla Grecia antica ed ellenistica, ma anche legati a Roma, all’Europa medievale e moderna, all’arte indigena delle Americhe, dell’Africa, dell’Oceania e dell’Estremo Oriente. Ci sono le monete dall’antica Grecia e dall’Impero Romano al Medioevo, disegni, pietre e fossili (alcuni di questi visibili nel bookshop della Fondazione).


Fondation Martin Bodmer

Varcando il cancello si percepisce la missione del suo collezionista: riflettere “l’avventura dello spirito umano” dando vita a una “Weltliteratur”, una “biblioteca della letteratura mondiale”. La straordinaria collezione permanente non è interamente visibile agli ospiti, ed è anche per questo che, oltre a promuovere la digitalizzazione dei documenti in modo che possano essere fruibili da tutti e da qualsiasi parte del mondo, la Fondazione funge anche da hub di ricerca, accogliendo i ricercatori internazionali.
La collezione è visibile, a rotazione, grazie alle interessanti mostre, autentiche chicche dedicate alla scienza, alle arti, alla storia e alla letteratura, che la Fondazione accoglie. Come l’esposizione da poco conclusasi dedicata a Dante, dal titolo Inside the Dante Factory, un gigantesco laboratorio composto principalmente da oggetti appartenenti alla Fondazione Martin Bodmer, mai esposti al pubblico, oltre a libri e manoscritti rari e a una copia originale del celebre ritratto di Dante di Sandro Botticelli del 1495.
Dal 3 marzo al 9 luglio la Fondazione accoglierà un percorso dedicato ai “Tesori illuminati della Svizzera”, un approfondimento sulle miniature che impreziosiscono i libri antichi, in arrivo principalmente dalla biblioteca dell’abbazia di San Gallo, una delle biblioteche monastiche tra le più importanti e antiche al mondo.

Tra le gallerie d’arte del Quartier des Bains, la “piccola Soho di Ginevra”
Raggiungiamo il Quartier des Bains. Questo autentico santuario dell’arte moderna ginevrina con il Centre d’Art Contemporain, il MEG – Musée d’ethnographie de Genève, il MAMCO – Musée d’art moderne et contemporain, è stato ribattezzato la “piccola Soho di Ginevra” per l’atmosfera creativa che si respira tra le sue strade.
Il MAMCO – Musée d’art moderne et contemporain de Genève – attraverso le ampie vetrate e le sale dove si intravedono le tracce delle macchine che un tempo popolavano questa fabbrica dismessa, ammicca alle numerose gallerie d’arte di questo quartiere che accoglieva un tempo i bagni pubblici. Con la sua collezione che include oltre 6.000 opere che vanno della seconda metà del XX all’inizio del XXI secolo, il MAMCO, sin dalla sua apertura, nel 1994, ha sviluppato una forma di museografia senza precedenti diventando il più grande museo di arte contemporanea della Svizzera. Lavorando principalmente sull’arte dagli anni Sessanta, questa istituzione punta su una “esposizione globale” che riunisce mostre temporanee e rinnovate presentazioni delle sue collezioni permanenti. Dedicato all’arte del nostro tempo, il MAMCO si rivolge a un pubblico ampio proponendo percorsi storici attraverso diverse mostre articolate attorno a un progetto principale, rinnovato tre volte all’anno.

Così nella “piccola Soho” ginevrina dove un tempo campeggiavano i bagni pubblici e le fabbriche della SIP, nel reticolo tra rue des Rois, Rue des Vieux-Grenadiers, Rue des Sablons, fanno oggi capolino i manichini con le effigi di Pac-Man dell’artista californiana Liz Craft, che ammiccano ai passanti dalle grandi vetrine del Centre d’édition contemporaine, a metà tra un coro urlante e una setta di pazzi, grotteschi e minacciosi, che implorano di essere portati fuori dal loro inferno.
Nell’antico quartiere dei bagni capita poi di imbattersi nei dipinti astratti dell’artista visivo Alain Biltereyst, protagonista fino al 4 marzo di una retrospettiva alla Galleria Xippas dal titolo Hidden in Plain Sight assieme a Decano Monogenis, i cui lavori sono popolati da edifici modernisti, impalcature colorate e case di architetti immaginari tra paesaggi rocciosi ricoperti di vegetazione selvaggia, sul confine tra realtà e fantasia. Mentre dal 13 gennaio al 4 marzo le sale della Galleria Skopia presentano Rottedrame – Hamburg, una retrospettiva dedicata a Émilien Leroy.

Pochi metri ci separano dalla Galleria di Patrick Cramer, al numero 2 di Rue du Vieux-Billard. Una leggera pioggia, in un pomeriggio di inizio dicembre, contribuisce a trasportarci in un tempo altro fatto di artisti e collezionisti appassionati. Dopo aver annunciato la prossima mostra dedicata ad André Du Besset (Oeuvres récentes dal 12 gennaio al 28 febbraio), artista francese noto per i suoi lavori in acrilico su stoffa, Cramer mostra una foto di famiglia scattata da Jacqueline Picasso a Cannes nel 1961. Ritrae Pablo assieme a Gérald, Tania, Ynes e Patrick Cramer. A sua volta figlio di gallerista, Cramer si lascia andare ai ricordi di famiglia, ricorda l’acquerello donato da Joan (Mirò) come regalo di nozze, la passione di Marino Marini per Ginevra, parla delle visite di Chagall nella sua casa, dove il pittore ha soggiornato ben 17 volte. È una fonte inesauribile di aneddoti, Cramer, e si rimarrebbe ore ad ascoltarlo nelle intime sale di questa galleria nel cuore del Quartier des Bains.

Mentre il sole tramonta e il celebre “Jet d’eau” (il getto d’acqua) si colora raggiungendo il cielo con i suoi 500 litri di acqua del lago che schizzano verso il cielo con una velocità di quasi 200 chilometri orari, il profumo della cioccolata si impiglia tra i rami dgli alberi che cingono il Lemano, simili a coralli di lago. Un tour con Nadia, l’appassionata guida di Local flavours tour vi svelerà le cioccolaterie più pregiate e sorprendenti, per un avvincente viaggio tra autentiche opere d’arte tutte da gustare.

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Stupendi e divertenti collage di ispirazione retrò di Toon Joosen » Design You Trust


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L’artista olandese Toon Joosen ha un talento innegabile per la creazione di collage che sono allo stesso tempo divertenti e stimolanti. La sua opera d’arte si concentra sulla vita di tutti i giorni, prendendo oggetti e scenari che le persone spesso trascurano e elevandoli in prima linea nelle sue composizioni.

Di più: Instagram

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Il lavoro di Joosen è una miscela magistrale della sua fotografia e dei suoi disegni, combinati con materiali provenienti da riviste, cartoline e spazzatura di strada. Le scene risultanti sono piene di un elemento di sorpresa o ironia che riflette la nostra vita quotidiana e accompagna lo spettatore in un viaggio attraverso scenari ironici con un tocco vintage.

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Attraverso i suoi collage, Joosen è in grado di dare nuova vita all’ordinario e di farcelo vedere sotto una nuova luce. Le sue opere non solo intrattengono, ma ci incoraggiano anche a guardare il mondo che ci circonda con una nuova prospettiva. È un riflesso della sua visione unica e della sua capacità di trasformare il banale in qualcosa di straordinario.

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