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This Guy Is Trolling His Followers By Drawing Their Avatars In A Funny Way And They Approve Of The Result » Design You Trust

Posted on 19 Novembre 2022 by tommaso

Nothing’s so intriguing as to see yourself through the eyes of others. Most of the time we can just predict or sense how people perceive us. Usually, we tend to understate ourselves, when in reality we are way better than we think we are. However, sometimes the truth is way worse than anticipated and the best remedy for it is just to take a “chill pill” and laugh it off.

More: Instagram, Twitter h/t: boredpanda

So, if you’re in for a laugh, we are happy to present to you Anson’s Art Gallery, in which you can find his take on people’s social media profile pictures. As the artist writes on his Twitter account, “I just be drawing and joking”, which immediately implies that his interpretations shouldn’t be taken seriously.

Anson has around 13 thousand followers on his Twitter and Instagram accounts combined, where he entertains his fans with funny caricature-like drawings of their avatars. We are sure that when people receive their portraits, loud laughter is inevitable.

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“WORLDBUILDING: Gaming and Art in the Digital Age” alla JULIA STOSCHEK COLLECTION, Düsseldorf

Posted on 19 Novembre 2022 by tommaso

Come una delle collezioni private più complete al mondo con un focus sull’arte basata sul tempo, la JULIA STOSCHEK COLLECTION ha organizzato più di quaranta mostre, nonché attività aggiuntive e progetti di collaborazione internazionale dedicati alla presentazione pubblica, alla conservazione e alla ricerca di opere d’arte da dagli anni ’60 ad oggi. Curata da Hans Ulrich Obrist per celebrare il quindicesimo anniversario della JULIA STOSCHEK COLLECTION, la mostra collettiva “WORLDBUILDING: Gaming and Art in the Digital Age” apre a Düsseldorf questo giugno.

“WORLDBUILDING: Gaming and Art in the Digital Age” esamina la relazione tra il gioco e la media art basata sul tempo con un viaggio attraverso i vari modi in cui gli artisti hanno interagito con i videogiochi e li hanno trasformati in una forma d’arte. Nelle parole del curatore Hans Ulrich Obrist: “Nel 2021 2,8 miliardi di persone, quasi un terzo della popolazione mondiale, hanno giocato ai videogiochi, trasformando un passatempo di nicchia nel più grande fenomeno di massa del nostro tempo. Molte persone trascorrono ore ogni giorno in un mondo parallelo e vivono una moltitudine di vite diverse. I videogiochi sono per il ventunesimo secolo ciò che i film sono stati per il ventesimo secolo e i romanzi per il diciannovesimo secolo.

L’estetica dei giochi è entrata nella pratica artistica decenni fa, quando gli artisti hanno iniziato a integrare, modificare e sovvertire il linguaggio visivo dei videogiochi per affrontare i problemi della nostra esistenza all’interno dei mondi virtuali. Alcuni artisti hanno anche portato alla luce una critica del gioco dall’interno del sistema stesso, evidenziando aspetti discriminatori e stereotipati delle logiche commerciali e di gioco. Più di recente, gli artisti hanno iniziato a sfruttare il potere mainstream dei giochi per comunicare nuove forme di coinvolgimento che raggiungono il vasto pubblico di questa industria globale senza confini. Dalle opere video a canale singolo agli ambienti site specific, immersivi e interattivi, “WORLDBUILDING: Gaming and Art in the Digital Age” comprende oltre trenta opere d’arte dalla metà degli anni ’90 ad oggi. Le opere della JULIA STOSCHEK COLLECTION, alcune delle quali appositamente adattate per la mostra, saranno affiancate da nuove opere commissionate. Tra video, realtà virtuale (VR), intelligenza artificiale (AI) e opere basate su giochi, la maggior parte delle opere sono interattive e invitano apertamente i visitatori a immergersi nella moltitudine di realtà alternative create dagli artisti, che abbracciano passato, presente e futuro.

“WORLDBUILDING: Gaming and Art in the Digital Age” riunirà pionieri dei processi artistici come JODI, Peggy Ahwesh, Cory Arcangel e Sturtevant, che hanno modificato i videogiochi e i giochi per computer esistenti per le proprie opere dagli anni ’90, e più specificamente opere interattive delle pioniere Suzanne Treister e Rebecca Allen, che ha un legame speciale con la città di Düsseldorf grazie alla sua collaborazione con la band Kraftwerk. Installazioni su larga scala basate su giochi immergeranno i visitatori nel lavoro di artisti di nuova generazione come Danielle Brathwaite-Shirley, Keiken, LuYang, Lawrence Lek, Gabriel Massan e l’Institute of Queer Ecology, che riflettono criticamente sull’identità socio-identitaria problemi con visioni utopistiche e mondi futuri, mentre altri indicano un’interazione diretta in cui i confini tra grafica e dimensione sociale dei videogiochi o del metaverso si fondono, come nel lavoro di Lual Mayen, Cao Fei, Frances Stark, Angela Washko e LaTurbo Avedon, che è sia un avatar che un artista anonimo. Componenti estetiche che provengono direttamente dal mondo della programmazione di giochi, inclusi 3-D e VR, troveranno un posto speciale nelle opere di media art basate sul tempo di Ed Atkins, Meriem Bennani, Ed Fornieles, Rindon Johnson e Jakob Kudsk Steensen, mentre il video lavora con un’enfasi nettamente più narrativa di Harun Farocki, Larry Achiampong e David Blandy e Sondra Perry offrirà una visione di altri aspetti dell’industria dei giochi.

Con lavori i cui componenti software saranno ulteriormente sviluppati e una serie di programmi di proiezione, la mostra dell’anniversario cambierà costantemente nel corso della sua corsa di un anno e mezzo. Questo sarà accompagnato da un programma variegato, sia online che in loco, oltre a un opuscolo e un catalogo completo della mostra che indagherà varie prospettive sul fenomeno del gioco.

a COLLEZIONE JULIA STOSCHEK, Dusseldorf
fino al 10 dicembre 2022

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Potenti ritratti femminili di Nivia Bejerano I Artsy Shark

Posted on 19 Novembre 2022 by tommaso

L’artista Nivia Bejerano attinge da esperienze traumatiche dell’infanzia per impregnare i suoi ritratti di donne di dolore e potere. Guarda più della sua arte su di lei sito web.

“Human Exposure” acrilico e scaglie d’oro su pannello di legno, 48″ x 48″

C’è così tanto che posso dire sulla mia arte, ma per capire la mia arte devi capirmi.

Da figlio di un tossicodipendente, ho vissuto in tutto il New England: è stata un’infanzia movimentata a dir poco. Sono cresciuto nel sistema di affidamento, quindi la mia immaginazione è diventata la mia migliore amica. Fare arte è dove è dove ho scoperto i miei talenti. Si potrebbe dire che l’arte è stata il mio santuario. La maggior parte dei miei pezzi raffigura donne; non solo rappresentano me, ma rappresentano anche la perdita di mia madre.

“Mariposa” acrilico e scaglie d’oro su legno, 48″ x 48″

Vivere all’indomani dell’overdose di mia madre non era davvero vivere. Ho lottato molto da adolescente senza mia madre presente. Era una bella donna con una terribile tossicodipendenza; sfortunatamente, la sua bellezza si è rivelata indubbiamente pericolosa. Da qui la bellezza, il pericolo e la tristezza nella maggior parte dei miei pezzi.

“Naif” acrilico e scaglie d’oro su legno, 48″ x 48″

Venendo da un’educazione violenta dovuta alla crescita nel sistema di affidamento e alla perdita non solo di mia madre, ma di molti altri cari a causa della dipendenza, mi spinge a parlare di abusi nella mia età adulta, nonché di malattie mentali e tossicodipendenza.

“Catene interne” acrilico su tela, 36″ x 48″

È stato un viaggio difficile per me aprirmi e parlare di me stesso e della mia verità. Posso solo sperare che il mio coraggio influenzi e aiuti gli altri che condividono ciò che ho passato o che hanno percorso un percorso simile.

“Roe Vs Wade” acrilico e scaglie d’oro su pannello di legno, 48″ x 48″

Vorrei dire che il mio lavoro parla da solo, e credo che lo faccia praticamente. I miei dipinti sembrano contenere un potere quando li guardi: potere e dolore.

“Last Flight” acrilico su legno, 48″ x 48″

Uso gli occhi, le labbra e le espressioni facciali nei miei pezzi per raccontare storie, le storie di tanti bambini e adulti silenziosi. Attraverso il mio lavoro spero di spingere e guarire i molti che non possono parlare da soli. Se guardi da vicino ognuno dei miei pezzi, troverai una parte di me e di mia madre. Gli uccelli e le piume rappresentano la perdita di mia madre e dei miei cari.

“Circonferenza” acrilico su legno, 48″ x 48″

E se guardi ancora più da vicino, noterai che alcune delle mie figure femminili hanno effettivamente segni di bellezza sul lato degli occhi. Questo è il mio marchio di fabbrica. Sono nata con lo stesso segno di bellezza sul lato destro dell’occhio.

“Albino” acrilico e scaglie d’oro su legno, 48″ x 48″

Posso sicuramente dire che la mia arte rappresenta la mia vita. È quello che sono. È quello che sono diventato. Sono la mia musa ispiratrice e ho incarnato la mia arte come tutti dovremmo.

L’artista Nivia Bejerano ti invita a seguirla Facebook e Instagram.

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Cecco del Caravaggio, model pupil, on display at the Accademia Carrara – Bergamo

Posted on 18 Novembre 2022 by tommaso

Francesco Boneri known as Cecco del Caravaggio, Musical instrument maker, c.1610, Oil on canvas, London, Apsley House, Wellington Museum © Historic England Archive

Bergamo – He lent his irreverent face to Love in the famous Amor vincit omnia, sensuality to St. John Baptist of the Capitoline, the expression of pity for the very young David who exhibits the severed head of Goliath in the Borghese painting.
But above all he was the painter who more than others brought Caravaggio’s lesson to free and nonconformist consequences, giving life to compositions that light the way towards an ante literram hyperrealism.
What is certain is that Cecco del Caravaggio, born Francesco Boneri, was the most mysterious of the pupils of the great Michelangelo Merisi, around whom there is not only the absence of sources, but also a series of bad interpretations.
In the year of Bergamo Brescia as the Italian Capital of Culture, the Accademia Carrara reopens to the public on 26 January 2023 following a major museum renovation project, with the first exhibition ever dedicated to Cecco del Caravaggio.

Michelangelo Merisi known as Caravaggio, David with the head of Goliath, 1609-1610, Oil on canvas, Rome, Galleria Borghese | Photo: © Mauro Coen

Cecco del Caravaggio. The Model Student is the title of the exhibition curated by Gianni Papi and Maria Cristina Rodeschini ready to open its doors in Bergamo from 26 January to 4 June. An impressive display embraces 41 works including 19 of about 25 known paintings by Cecco, two works by Caravaggio and artists who inspired and were in turn inspired by this fascinating painter, national and international loans from Berlin, London, Madrid, Oxford, Warsaw, Vienna, Brescia, Florence, Milan, Rome.

Intolerant of rules, atypical, destined to arouse contrasts and some enmity, the enigmatic Cecco is a nonconformist, a virtuoso brush of a painting that is implacable in the definition of shapes, contours, in color, free of censoring fears, explicit in the erotic references and in the homosexual messages.
Roberto Longhi considered him “one of the most notable figures of Nordic Caravaggism”, where that “Nordic” is now understood as relating to Northern Italy, and no longer to Europe.

Francesco Boneri known as Cecco del Caravaggio, Expulsion of the merchants from the temple, about 1613-1615, Oil on canvas, Berlin, Gemäldegalerie

The apprenticeship in Caravaggio’s studio must have been very different from that of the Florentine or Roman workshops. In Merisi’s workshop the students, almost without rules, learned to paint by observing the master, representing the models from life, intertwining the craft with life experiences. So the “Francesco apprentice” or “his Caravaggino” or even “Francesco known as Cecco del Caravaggio” in the “schola” of the master together with Ribera, Spadarino and Manfredi, poses as a model for at least six paintings by Merisi, including St. John Baptist of the Capitoline Art Gallery and David with the head of Goliath of the Galleria Borghese, which will be on display at the Accademia Carrara.

The exhibition itinerary will flank authors such as Merisi and Savoldo, from whom Cecco drew inspiration, with a series of artists close to him, from Valentin de Boulogne to Pedro Núñez del Valle, through loans from mainly public collections such as the Uffizi Galleries and Palazzo Pitti in Florence, the Prado Museum in Madrid, the Kunsthistorisches Museum in Vienna, the Ashmolean Museum in Oxford. For the first time, the visitor will be offered a transversal and complete look at Cecco’s work, bringing together masterpieces that have proved to be fundamental in the reconstruction of the author’s corpus, such as Expulsion of merchants from the temple on loan from the Gemäldegalerie in Berlin, a canvas that reveals adherence to the great masters.
On one side there is Caravaggio, in the animated composition and in the expressions of terror of the figures, on the other, Savoldo, in the clear atmosphere, in the pure colours, the flattened drapery. If the painter’s face appears recognizable thanks to works such as the Portrait of a young man with a lettuce collarcoming from the Uffizi Galleries – Palazzo Pitti in Florence, his pictorial language becomes increasingly recognizable in the tormented execution of the drapery, in the almost phosphorescent whites, in the precise definition of the eyes and eyelids and in the clear design of the lips engaged in a song, to hint at a sigh, to release a stifled cry.

Giovanni Gerolamo Savoldo, Adoration of the Shepherds, Brescia, Tosio Martinengo Art Gallery

The exhibition will also devote space to the comparison between Cecco and the research of Evaristo Baschenis, the priest-painter of Bergamo origins, widely represented in the collections of the Carrara Academy, and indebted to Boneri’s masterful lesson in the realism of the still life pieces as well as in the rendition of the musical instruments of the Fabbricanti series.

With Cecco del Caravaggio. The Model Studentthe first exhibition to occupy the new spaces of the museum dedicated to temporary projects, the Carrara returns attention to those “painters of reality” of Lombard origin to whom we seek to recognize their rightful role in the European artistic panorama of their time.

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Incredibili poster di film di Phantom City Creative » Design You Trust

Posted on 18 Novembre 2022 by tommaso

Incredibile selezione di poster di film e grafica chiave dello studio canadese Phantom City Creative. Il pluripremiato studio indipendente ha sede a Toronto e si concentra principalmente sul design dell’intrattenimento per film, televisione e musica.

Di più: Città Fantasma Creativa, Instagram, Facebook h/t: theinspirationgrid

“Siamo uno studio indipendente con sede a Toronto fondato in un tempestoso venerdì 13 del 2010. Ci concentriamo sul design dell’intrattenimento per film, televisione e musica. Il nostro obiettivo è creare materiali pubblicitari e di imballaggio fantasiosi e stimolanti utilizzando un design grafico elegante, illustrazioni splendidamente rese, fotografia, 3D e, soprattutto, grandi idee. Crediamo che concetti innovativi e idee solide siano le basi per una campagna di successo che attirerà, impressionerà e lascerà un impatto. Amiamo ciò che facciamo e il nostro entusiasmo, eccitazione e impegno per la qualità si manifestano attraverso il nostro lavoro.”

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“CRAVATTE E NODI E BENDE” presso KRONE COURONNE, Biel/Bienne

Posted on 18 Novembre 2022 by tommaso

La nozione di “cura” nella sua funzione individuale e collettiva si è ri-manifestata sulla scia delle recenti crisi sanitarie, economiche e sociali. Radicati in molte culture antiche – dai giardini medicinali, agli hammam ai movimenti orientali che cercano connessioni più profonde tra il corpo e la mente – i rituali che ora vengono definiti pratiche di “cura di sé” e “miglioramento di sé” sono diventati simboli di merci capitalismo. La rivoluzione industriale del XIX secolo ha tra l’altro generato il passaggio all’individualismo. Prendersi cura di sé è diventato un dovere obbligatorio nelle società occidentali, coprendo i dolori dei sistemi neoliberisti 24 ore su 24 con fondamenta e fard. Accelerate dall’ascesa dei media e della cultura popolare, nonché dal progresso tecnologico, le culture del benessere e del tempo libero si sono espanse in stati di merce dagli anni ’50. Oggi, questi sono ancora percepiti come segni di raffinatezza economica, sociale e culturale e sono diventati i riflessi di una società fratturata e disuguale.

Pertanto, in un contesto di sovrapproduzione, ansia, esaurimento, saturazione, richiesta di più cura di sé ma anche cura collettiva sono aumentate. L’autrice Audre Lorde suggerisce nel suo testo “A Burst of Light”, “prendersi cura di me stesso non è autoindulgenza, è autoconservazione, e questo è un atto di guerra politica”. Lorde distingue tra l’individualizzazione della cura come attributo del proprio benessere personale e la cura come mezzo di sopravvivenza, una pratica di introspezione più profonda per il bene della mutualità e della reciprocità. Quest’ultimo agisce su un piano più astratto, è uno strumento di conoscenza, necessario per superare l’ingiustizia e posizionarsi nel quadro dello sforzo comunitario. Questa dicotomia è al centro della mostra “TIES AND KNOTS AND BANDAGES”.

Céline Ducrot utilizza la tecnica dell’aerografia, spietatamente affilata ma nebbiosa, per creare mondi in cui prevale lo spazio sicuro. Scambi apparentemente comuni tra corpi anonimi e fantasmi abitano le sue tele. Eseguono rituali speculativi in ambienti intimi, da qualche parte al riparo dall’esterno, dove la guardia è abbassata, potente nella sua indifesa, nuda. Emergendo da strati di protezione, liberi dalle loro armature metalliche, il potere di questi corpi non risiede nella loro forza ma nella loro fragilità, accettando la vulnerabilità.

Essendo la parte visibile del corpo, la pelle serve più di un semplice involucro. È un luogo di negoziazione tra il proprio sé interiore e tutto ciò che è esterno. È il luogo in cui si definisce l’identità. Un involucro, uno scudo e un recipiente, uno strato permeante, che coinvolge e risponde. Nel suo “Manifesto cyborg”, Donna Haraway chiede: “Perché i nostri corpi dovrebbero finire sulla pelle?” che suggerisce intrinsecamente una realtà di un sé oltre l’armatura, un corpo collettivo. Al contrario di un accumulo di identità individuali, Céline Ducrot crea una struttura simbiotica che emerge dalla molteplicità di identità che si uniscono per dare forma a un modo collettivo di vivere il mondo. Fuori dalla nebbia, i corpi si piegano l’uno verso l’altro in cerca di conforto e compassione. I loro movimenti, fermati nel tempo, suggeriscono momenti di incontro affettuoso che costruiscono una resilienza comune. Il mondo che Céline Ducrot costruisce suggerisce che la cura di sé può anche essere una pratica sociale, o semplicemente uno stato d’animo, in contrapposizione a uno strumento di oppressione.

La superficie unta, opaca e lucida delle sculture di Vanessa Safavi evoca un senso di attrazione. Il nuovo trio di sculture della VUOTO serie si trova nello spazio come oggetti domestici non identificabili. Realizzate in silicone, le morbide sculture ricordano sex toys o prototipi di design di aspirapolvere. Ispirandosi ai film di fantascienza e al design italiano degli anni ’60, Vanessa Safavi scava nelle intersezioni tra design, corpi e materialità. Il lavoro dell’artista si occupa dei costrutti sociali e culturali di diverse materialità, ma anche delle loro associazioni storiche e del legame che creano con il proprio corpo. L’aspetto elastico, traballante e carnale delle sculture lascia gli spettatori a speculare sui loro significati e funzioni.

In SOSTITUTO DELLA TENUTA lo stesso materiale si attorciglia e avvolge una barra d’acciaio. Le cinghie tengono insieme le pieghe, strette e attaccate, ma allentate. Una connotazione erotica che apre l’idea del piacere e del piacere personale, tra gli altri. In alcune pratiche sadomaso, il feticismo sessuale e il senso del piacere si ritrovano tra i lacci, i legami che stringono e costringono il corpo fino al rilascio finale. Sensuale, appiccicoso, umido. Un richiamo libidico alla texture si eleva nei materiali in gomma.

Dopo il silicone: il lattice, un materiale polimerico naturale o artificiale, noto per le sue capacità di allungamento e resistenza e simbolismo suggerito. Nel filmato VELLUTO, è presente una linea di produzione per guanti in lattice. La fabbrica chiamata PRIMUS GLOVES in India mette in scena le ambiguità di un sistema di produzione globalizzato e di tecnologie meccaniche di alto livello. Oscillando tra lentezza, ripetizione e ossessione, il video sembra indicare la tensione tra infiniti movimenti ciclici e la mano come elemento umano che diventa schiava della macchina. Vanessa Safavi è interessata alla continua ottimizzazione delle tecnologie e al modo in cui queste danno forma alle nostre vite.

La composizione sonora a 4 canali di Franziska Koch introduce una pratica di ascolto socialmente impegnata e relazionale. Concepita come una lettera d’amore alla sua migliore amica, la composizione insiste su un linguaggio di cura. È il risultato di una pratica che Franziska Koch ha fatto per se stessa e la sua amica per riunirsi e calmarsi dall’iperproduttività e condividere lenti momenti di conforto e tenerezza non verbali. È diventato uno spazio di un’attività: realizzare flauti in ceramica. Uno spazio dedicato anche alla comprensione di una materia al di fuori del proprio controllo; imparare dai tutorial di YouTube; modellare l’argilla; dare forma a uno strumento e chiedersi come suonerebbe. La composizione basata sul flauto è ispirata alla colonna sonora del programma televisivo cinese “Word of Honor”, in cui il protagonista suona il flauto per guarire, rafforzare e confortare il suo amante malato. Facendo riferimento a una citazione dell’autore bell hooks che suggerisce che “le comunità di cura sono sostenute da rituali di riguardo”, Franziska Koch invita i visitatori a sintonizzarsi, non a entrare in empatia, ma a essere presenti e impegnarsi in un atto emotivo e politico.

La cura come antidoto alla violenza. Visto come un atto di reciprocità e una pratica di introspezione, la cura offre modi per sfidare la dittatura del capitalismo virale governato dalla crescita attraverso la distruzione, la produttività attraverso l’estrazione, il progresso attraverso l’estinzione e il profitto attraverso l’esaurimento. Libera possibilità per immaginare collettivamente, praticare, sentire, pensare e sognare modi di convivenza.

Tra tensione e rilassamento, “LAVAGGI E NODI E BENDE” riflette sulle questioni del benessere individuale e collettivo, proiettando il corpo come contenitore di storie personali, traumi fisici o emotivi, eredità culturali.

Stai attento.

di Kristina Grigorjeva e Camille Regli

a KRONE COURONNE, Bienne
fino al 3 dicembre 2022

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floral landscape painting by Michael Hartstein

Dipinti ispirati alla natura di Michael Hartstein I Artsy Shark

Posted on 18 Novembre 2022 by tommaso

L’artista Michael Hartstein condivide una selezione di dipinti dai colori vivaci che mostrano la sconfinata bellezza della natura. Trova più del suo portafoglio sul suo sito web.

Olio “Iris Giallo”, 20″ x 16″

Sono stato interessato all’arte e al design fin dalle elementari, più di cinquant’anni fa. Ho scoperto che l’arte era il mezzo migliore per esprimermi. E volevo imparare tutto quello che potevo immergendomi nell’arte, nelle lezioni di architettura e leggendo tutti i libri d’arte su cui potevo mettere le mani. Amo la storia dell’arte. Quando ho guardato i dipinti degli antichi maestri, ho sentito che mi stavano facendo entrare nel loro mondo.

dipinto di paesaggio floreale di Michael Hartstein

Olio “Pioggia tropicale”, 16 “x 20”

La mia carriera dopo la scuola è stata incanalata nel settore edile. Ho progettato e ristrutturato case ed ero responsabile della progettazione dello spazio e della selezione di tutti i materiali.

Olio “Fantasia di papavero”, 16 “x 20”

Questo si è trasformato in una carriera come designer di cucine e bagni. Ho trovato questo molto gratificante dal punto di vista creativo. Nel frattempo ho continuato a dipingere, esponendo i miei quadri nelle gallerie locali e alle mostre d’arte all’aperto.

Olio “Blowin’ in the Wind”, 18″ x 24″

Mi sono sempre sentito molto vicino alla natura e i miei dipinti riflettono alcuni aspetti della natura. Il mio stile era impressionista; tuttavia, mi ritrovo a muovermi avanti e indietro dall’impressionismo all’espressionismo astratto all’astratto.

“Swan Family Show” acrilico, 30″ x 24″

Dopo essermi ritirato dalla mia carriera di designer, sono diventato un artista a tempo pieno e cerco di dipingere ogni giorno.

dipinto di natura morta di Michael Hartstein

“Chiusure indimenticabili” acrilico, 30″ x 40″

Prima di iniziare un dipinto, passo il tempo a pensare a cosa voglio dire sulla tela. Mi piace anche essere spontaneo. Lascerò che il processo durante la pittura porti al risultato. Molte volte, risulta diverso da quello che pensavo sarebbe stato quando ho iniziato: una deliziosa sorpresa.

olio floreale e pittura a cera fredda di Michael Hartstein

“Cactus Garden” olio e cera a freddo, 24″ x 30″

In questo momento, sto provando un mezzo pittorico diverso: olio/cera fredda. Con l’olio e la cera fredda, mi piace poter ottenere colori audaci e creare strati. Trovo che ci sia una ricchezza nell’aspetto generale. Esempi delle mie immagini a olio e cera fredda sono Festa in giardino e Giardino dei cactus.

“Garden Party” olio e cera a freddo, 30″ x 40″

Il mio stile pittorico è cambiato nel corso degli anni. Trovo che ora mi sto spostando verso colori audaci e meno dettagli. Ciò consente agli spettatori di usare la propria immaginazione e trarre le proprie conclusioni su ciò che il dipinto significa per loro.

Acrilico “Dancing Colors”, 30″ x 40″

Il mio obiettivo quando qualcuno vede la mia pittura è offrire una consapevolezza di come la natura arricchisce le nostre vite.

L’artista Michael Hartstein ti invita a seguirlo Facebook.

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The Herrera Chapel by Annibale Carracci returns to enchant Rome after two centuries of oblivion – Rome

Posted on 17 Novembre 2022 by tommaso

The Apostles around the empty tomb, Fresco transferred to canvas, Museo Nacional de Arte de Cataluña. Depósito de la Real Academia de Bellas Artes de Sant Jordi

Rome – For the traveler of seventeenth-century Rome it was an obligatory stop, absolutely not to be missed, an extraordinary example of the most important commission of the late career of Annibale Carraccias well as a collective work of the most refined hands of the seventeenth century.
That is why today the reconstruction, in the Sala Marmi of Palazzo Barberiniof the Herrera Chapel, dismantled in 1830 and now rebuilt with its frescoes according to the original sequence of the cycle, after two hundred years of oblivion, takes on a particular value by returning to the public a jewel of seventeenth-century Bolognese Roman painting in the same Rome for which it was been accomplished.

But let’s proceed with order in retracing the events of this fascinating sentimental story.
In the early seventeenth century Annibale Carracci received in Rome from the well-known Spanish banker Juan Enriquez de Herrera the commission to create the entire cycle dedicated to the Franciscan saint Diego of Alcalá. The decoration was supposed to embellish the family chapel in the Church of San Giacomo degli Spagnoli in Piazza Navona. Thus, like a passionate “construction manager”, Annibale Carracci entrusted some of the most important frescoes to his hand until, in 1605, the serious illness that struck him – and from which he would never recover – forced the artist to entrust execution to Francesco Albani and a small group of collaborators, including Domenichino, Giovanni Lanfranco and Sisto Badalocchio.
The decoration of the chapel was completed in a very short time, as shown by the days of work highlighted in the individual frescoes during the restorations. Unfortunately, in the 19th century the Herrera chapel (inside the still existing Church of San Giacomo degli Spagnoli in Piazza Navona) was dismantled and in 1830 the frescoes were detached, transferred to canvas and taken to the Church of Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli. Before long they would fly to Spain to be divided between the Prado Museum in Madrid and the Sant Jordi Royal Catalan Academy of Fine Arts in Barcelona.
Currently seven fragments are kept in Madrid, in the Prado Museum, and nine in Barcelona at the Museu Nacional d’Art de Catalunya (MNAC), while the location of the remaining three fragments of decoration remains unknown.

Today that extraordinary casket that was the Herrera Chapel, dismantled and dispersed, reappears after two hundred years in the same city, Rome, for which it was built, rebuilt thanks to the joint work of three major international institutions, with its frescoes repositioned in the same arrangement designed by Carracci and his illustrious collaborators. To understand how this immense “multi-handed” casket looked like, the result of the collaboration between artists who worked in unison to create the chapel of one of the most illustrious bankers in Rome at the time, just take a trip to Palazzo Barberini where from today, November 17, until February 5the exhibition Annibale Carracci. The frescoes of the Herrera chapelguides the public directly “into” the chapel, bringing it to life again in a hall of the building.

The exhibition curated by Andrés Úbeda de los Cobos, deputy director of the Prado Museum, and organized with the Museo Nacional del Prado and the Museu Nacional d’Art de Catalunya, as explained by Flaminia Gennari Santori, director of the National Galleries of Ancient Art, “ it will be a unique opportunity to understand what the Herrera chapel in San Giacomo degli Spaniards was, admired and imitated in the 17th and 18th centuries and destroyed in 1830, as well as naturally constituting a fundamental opportunity for research and studies on Annibale Carracci and his shop”.
The itinerary, which had two previous stages, at the Prado Museum in Madrid and at the Museu Nacional d’Art de Catalunya in Barcelona, brings together the cycle of frescoes designed by Annibale Carracci for the decoration of the family chapel of the Spanish banker Juan Enriquez de Herrera in the Church of San Giacomo degli Spagnoli in Piazza Navona.
“But only in the Rome exhibition, where the space of the chapel has been literally rebuilt and the frescoes have been placed exactly in the position they originally had, is it possible to better perceive what this chapel was like, and to understand the motif of the oval or trapezoidal paintings” explains curator Andrés Úbeda de los Cobos, deputy director of the Prado Museum.

San Diego de Alcalá receiving alms, fresco transferred to canvas, 222 x 126 cm, Museo Nacional del Prado

Thanks to the probable intervention of the aids, Carracci also painted the altarpiece, San Diego de Alcalà presents the son of Juan de Herrera to Jesus Christtoday in a chapel of the Church of Santa Maria in Monserrato degli Spagnoli and exceptionally reunited, on the occasion of the exhibition, with the frescoes that surrounded it in the Herrera chapel.
In the spaces of the Sala Marmi, the Sala Ovale and the Sala Paesaggi of Palazzo Barberini the sixteen frescoes stand out alongside a selection of drawings, the beautiful View of Rome by Gaspar van Wittel, with Piazza Navona and the façade of the church of San Giacomo as it appeared at the time.
A video produced by the Prado Museum illustrates the events linked to the genesis of the chapel, the authors and iconography, the Church of San Giacomo degli Spagnoli, the dispersion of the paintings and finally their restoration.

On the occasion of the exhibition, the catalog was published, a co-edition between the Museo Nacional del Prado, the Museu Nacional d’Art de Catalunya, the National Galleries of Ancient Art, the three institutions organizing the exhibition, published by the Museo Nacional del Prado Difusión for the version in Spanish and Catalan and by Skira Editore for the Italian version.

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L’artista crea divertenti scarabocchi di nuvole che fanno sorridere tutti » Design You Trust

Posted on 17 Novembre 2022 by tommaso

L’artista Chris Judge, residente a Dublino, in Irlanda, crea divertenti scarabocchi di nuvole che fanno sorridere tutti. Chris trasforma bellissime immagini di nuvole che trova su Internet in stravaganti personaggi divertenti. A Daily Cloud è un divertente progetto in corso creato da Chris Judge e sua moglie, la fotografa Cliona O’Flaherty.

Di più: Chris Giudice, Instagram h/t: 121 clic

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Tony Cokes “Frammenti, o solo Momenti” alla Haus der Kunst, Monaco

Posted on 17 Novembre 2022 by tommaso

Per più di tre decenni, nella sua pratica artistica, Cokes ha esplorato l’ideologia e l’influenza politica dei media e della cultura popolare e il loro impatto sulle società. Il suo lavoro si occupa di un’analisi mediale teorica delle notizie “sgonfie” che ci giungono ogni giorno: questa comunicazione estatica della società dei consumi produce copie senza originali, i cosiddetti simulacri. Si forma un’iperrealtà che, attraverso la sua sovrapproduzione di simboli, non permette più di relazionarsi con gli eventi reali. Gli slogan e le immagini si consumano nel tempo, creando così una distanza tra il loro significato effettivo e ciò che si riceve leggendoli in quel momento.¹
Partendo da una critica della rappresentazione e della mercificazione visiva delle comunità afroamericane in film, televisione, pubblicità e video musicali, Cokes ha sviluppato una forma unica di saggio video che rifiuta radicalmente le immagini rappresentative. Queste opere in rapido movimento sono realizzate con materiale testuale e sonoro trovato da varie fonti come teoria critica, giornalismo online, letteratura e musica pop. Composti da una serie di riferimenti socio-culturali, i collage consentono un nuovo modo di pensare al razzismo strutturale, al capitalismo, alla guerra e alla gentrificazione.

Nel campionamento di materiale testuale e audio di diversi periodi di tempo, la comprensione della storicità di Cokes diventa evidente: attingendo a concetti ontologici di ritorno (come appaiono nella nozione di “hauntology” di Jacques Derrida, l’adattamento musicale-teorico di Mark Fisher, così come afrofuturismo e afropessimismo)² che enfatizzano le conseguenze o “ossessionanti” di eventi sociali passati nel presente, i saggi video di Cokes espongono le continuità storiche nei discorsi in continua mutazione e nella cultura pop.

Per la mostra che abbraccia il Kunstverein München e l’Haus der Kunst, Cokes ha sviluppato diversi nuovi lavori che esaminano il passato delle due istituzioni attingendo a fonti storiche. Il punto di partenza è il legame ideologico-propagandistico tra i due siti espositivi durante l’era nazista e il loro ruolo politico-culturale nel contesto dei XX Giochi Olimpici di Monaco del 1972.

L’architettura neoclassica della “Haus der Deutschen Kunst” progettata da Paul Ludwig Troost, inaugurata il 17 luglio 1937 con la prima iterazione della “Große Deutsche Kunstausstellung” (Grande Esposizione d’Arte Tedesca), è stata una manifestazione esemplare di Politica culturale socialista. La mostra, propagandata come una rottura rivoluzionaria con l’arte moderna diffamata come “culturalmente sovversiva” ed “ebraico-bolscevica”, ha riunito più di 500 opere in cui Hitler vedeva la sua ideologia etno-razzista e la presunta supremazia di un “L’arte tedesca” rappresentata.“³ Il giorno successivo, nelle immediate vicinanze, nei portici dell’Hofgarten, che dal 1953 fanno parte degli spazi espositivi del Kunstverein München, ha aperto la mostra “Entartete Kunst” (Arte degenerata). Presentava circa 600 opere confiscate dai musei tedeschi durante l’omonima “Säuberungsaktion” (Purga) da parte dei nazionalsocialisti.⁴

Sulla base della programmazione ideologica di entrambi i siti espositivi durante il nazionalsocialismo, Cokes esamina le continuità della politica culturale di Monaco nel dopoguerra, in particolare quella del 1972, quando la città ospitò ancora una volta i Giochi Olimpici. In quanto “celebrazione della pace”, avevano lo scopo di rappresentare un’antitesi radicale ai giochi tenutisi per l’ultima volta nella Germania nazista nel 1936 e di presentare il paese a livello internazionale come uno stato cosmopolita e denazificato con successo. Questa ricodificazione politica si è espressa sia nell’architettura dello stadio olimpico progettato da Günther Behnisch e Frei Otto, che ha volutamente evitato qualsiasi monumentalità, sia in un’espansione infrastrutturale della città, nonché in un concetto di progettazione globale per i giochi del grafico Otl Aicher . Cokes, le cui opere audiovisive esplorano la politica affettiva dell’immagine, del colore e della tipografia, considera il design di Aicher in Some Munich Moments, 1937–1972 (2022), in particolare per quanto riguarda il suo concetto di colore e l’ideologia ad esso associata. Quest’anno ricorre il 50° anniversario delle Olimpiadi estive del 1972 a Monaco.

L’esplorazione artistica di Cokes dell’evento si estende allo spazio pubblico, consentendo così ulteriori prospettive sulla politica della memoria, con un focus sulla passerella che collega la Haus der Kunst e il Kunstverein München. Il sottopasso è stato realizzato nell’ambito del percorso di visita per l’evento sportivo nazionale del 1972. Nei loro 85 anni di convivenza di vicinato, nessuna rinnovata collaborazione tra le due sedi ha avuto luogo dai tempi delle mostre di propaganda nazista. In contrasto con la rigidità spesso storica e l’amnesia istituzionale, le vicende che collegano i due luoghi sono enfatizzate dall’artista: nel sottopassaggio oscurato che collega il Giardino Inglese e l’Hofgarten sono esposte opere di manifesti, corrispondenti a un’opera sonora altrettanto di nuova concezione.

Cokes è interessata alle contro-concezioni di spazi di unione e di pensiero sociale o politico. Il sottopasso rappresenta un “pubblico intermedio” e funziona quindi come spazio (contro)pubblico che concretizza i legami storici delle istituzioni. Inoltre, trovandosi tra le due sedi,
consente un impegno aperto con la loro rispettiva storia. L’invisibile si illumina camminando lungo questi percorsi di collegamento, mentre si svela un fragile spazio del ricordo. Vengono ispezionati spazi sotterranei che portano echi della storia del terrore del recente passato di Monaco. Dagli spazi della cantina dell’Haus der Kunst al passaggio pedonale sotterraneo, agli ex spazi della mostra diffamatoria della propaganda nazista del 1937, che oggi ospitano il Kunstverein: la storia viene portata alla vista del pubblico attraverso l’esame artistico di Cokes.

a Haus der Kunst, Monaco di Baviera
fino al 4 dicembre 2022

1 Cfr. Jean Baudrillard, Scambio simbolico e morte (SAGE Publications, 1993).

2 Tony Cokes, “resonanz.01 (2008–2013) notes / fragments on a case of sonic hauntology,” in: Black Camera, vol. 5, n. 1 (2013), pag. 220–225.

3 Hitlers Rede zur Eröffnung des Hauses der Deutschen Kunst, Monaco di Baviera, 18 luglio 1937», in: Peter-Klaus Schuster (a cura di), Nationalsozialismus und entartete Kunst. Die Kunststadt München 1937 (Prestel Verlag, 1988), pag. 242.

4 Cfr. Sabine Brantl, Haus der Kunst, Munich: A Locality and its History in National Socialism (Allitera, 2017), p. 81.

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