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leopard photograph by Anthony David West

Fotografia di fauna selvatica africana di Anthony David West I Artsy Shark


Il portfolio di Anthony David West mostra la bellezza e la forza della fauna selvatica interpretata attraverso l’obiettivo della sua macchina fotografica. Trova più del suo lavoro sul suo sito web.

fotografia del leone di Anthony David West

Fotografia “Majestic White Lion”, varie dimensioni

Dalla naturale curiosità e interesse, alla passione e al mestiere che è la fotografia d’arte……

fotografia del pinguino di Anthony David West

Fotografia “Pinguino solitario”, varie dimensioni

Negli alloggi dell’esercito in Nigeria con un canarino e un pappagallo come animali domestici, alla mia famiglia è stato spesso chiesto di allevare animali selvatici a rischio. Ciò includeva un paio di scimmie la cui madre era morta di rabbia. Ospiti meno graditi come i serpenti, tra cui il velenoso mamba verde, hanno avuto occasione di visitare il nostro giardino!

fotografia di una spiaggia con pinguini di Anthony David West

Fotografia “Crowded Beach at Boulders Bay”, varie dimensioni

Ho trascorso viaggi con mio padre osservando sia animali selvatici che domestici. Questo mi ha permesso di avvicinarmi a diverse specie, dalla bellissima farfalla Rajah Brooke nella penisola malese alla grande lucertola agama dalla testa rossa nigeriana.

fotografia di un uccello acquatico di Anthony David West

Fotografia “Australasian Gliding Gannet”, varie dimensioni

Queste esperienze adolescenziali con una fotocamera a telemetro Konica hanno creato una scintilla di interesse per la fotografia. È stato l’inizio di qualcosa di speciale e significativo nella mia vita.

fotografia di leopardo di Anthony David West

Fotografia “Dreamy Leopard”, varie dimensioni

Dopo il passaggio alla fotografia digitale, ho continuato il mio interesse per il mondo naturale, in particolare leoni, tigri, leopardi e giaguari. Creando opere d’arte al di là di ciò che è semplicemente davanti alla fotocamera, ho prodotto un effetto acquerello o pennello.

fotografia di una tigre di Anthony David West

Fotografia “Enearing Tiger”, varie dimensioni

Attraverso questo mezzo visualizzo e aspiro a definire la loro bellezza, potere, segni, carattere, colore, abitudini e altre splendide qualità.

fotografia di un leone di Anthony David West

Fotografia “The Prankster”, varie dimensioni

Adoro il mio tempo trascorso a creare queste immagini attraverso l’obiettivo. Mentre mi immergo nel loro mondo, sono sopraffatto dalla loro magnificenza ed evocano la mia passione nel produrre opere d’arte che li ritraggono.

fotografia di Red Deer di Anthony David West

Fotografia “Red Deer Relaxing in the Bush”, varie dimensioni

Negli ultimi dieci anni, ho avuto la fortuna di viaggiare molto visitando la famiglia in Nuova Zelanda, Sud Africa, Stati Uniti ed Europa. Ho messo insieme un portfolio di immagini tra cui leoni, tigri, leopardi, giaguari, pinguini africani, cervi, paesaggi marini, paesaggi e paesaggi urbani pacifici e assordanti. Questi sono disponibili per l’acquisto tramite il mio sito web.

fotografia di una tigre bianca di Anthony David West

Fotografia “Mitica Tigre Bianca”, varie dimensioni

Tutto il mio lavoro è finito secondo uno standard estremamente elevato. Uso la stampa giclée su carte Hahnemühle per belle arti digitali di qualità museale. Questi possono essere completati da cornici fatte a mano professionalmente o stampate su tela.

fotografia di una Jaguar di Anthony David West

Fotografia “Pensive Jaguar”, varie dimensioni

Dalla fine del blocco, ho creato un’associazione con il Big Cats Sanctuary a Smarden, nel Kent. Lì ho avuto il privilegio di fotografare queste specie in via di estinzione. Sono desideroso di aumentare la consapevolezza dei problemi che questi animali devono affrontare continuamente e riconoscere l’importante lavoro svolto dall’ente di beneficenza. Con questo in mente, una donazione per ogni vendita del mio lavoro viene fatta volontariamente per garantire che questo ambiente sicuro sia protetto.

L’artista Anthony David West ti invita a seguirlo Instagram e Twitter.

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Immagini terrificanti che mostrano trattamenti medici bizzarri dal 1900 al 1960 » Design You Trust


Cura della salute presso l’Institut Finsen, Copenaghen, Danimarca.
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La strada per la medicina moderna non è stata del tutto agevole. Le cose sono davvero cambiate in medicina dall’inizio del 20° secolo e dovresti esserne grato per questo! Nel corso della storia, non sono mancate pratiche mediche strane, bizzarre e macabre che ci hanno inorridito fino ad oggi.

h/t: vintag.es

Una donna all’interno di un bagno elettrico al Light Care Institute, intorno al 1900.
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Alcuni degli strani trattamenti della medicina d’altri tempi si sarebbero rivelati utili; mentre numerosi altri si sono rivelati causare più danni che benefici (e molti più danni in molti casi). Riflettiamo su fino a che punto siamo arrivati ​​in nome della scienza esaminando queste 35 vecchie fotografie che mostrano le orribili procedure di trattamento, i terrificanti strumenti medici e gli inquietanti dispositivi medici che le persone hanno subito nel 20° secolo:

Una donna ispeziona un bagno elettrico al Light Care Institute. Il bagno elettrico è probabilmente un precursore del moderno lettino solare, sebbene fosse più probabilmente utilizzato per motivi medicinali, intorno al 1900.
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Studio medico in treno ospedale, 1900 circa.
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Cadaveri parzialmente sezionati su tavoli nella sala di dissezione del Jefferson Medical College di Philadelphia, Pennsylvania, intorno al 1902.
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Il dottor Lewis Albert Sayre osserva il cambiamento nella curvatura della colonna vertebrale quando una paziente si autosospende prima di essere avvolta in un cerotto di benda parigina come parte del suo trattamento per la scoliosi intorno al 1850-1900.
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Il primo elettrocardiografo, introdotto da Cambridge Scientific Instruments.
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Tre gusci umanoidi di plastica, riempiti con una soluzione di cloruro di sodio, utilizzati per misurare la radioattività.
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Un’ambulanza Wiener con pazienti a “strati” in una carrozza di legno trainata da cavalli. I lati sono in parte aperti, ma hanno tende. Gli uomini dell’ambulanza sono membri della Società Viennese di Soccorso Volontario fondata nel 1881.
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La dottoressa Elizabeth Bruyn siede nella parte posteriore della sua ambulanza trainata da cavalli negli Stati Uniti, intorno al 1911.
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Un medico indossa indumenti protettivi durante un’epidemia di peste in Manciuria, intorno al 1912.
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Macchina per anestetizzare R. Dubois in Francia, intorno al 1913.
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Una radiografia del torace in corso presso il dipartimento di radiologia del dottor Maxime Menard presso l’ospedale Cochin di Parigi, intorno al 1914. Mendard avrebbe successivamente perso il dito a causa degli effetti collaterali dell’utilizzo della macchina a raggi X.
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Le donne utilizzano la nuova macchina per lo stretching per la medicazione chirurgica presso la sede della Croce Rossa a Cincinnati, Ohio, intorno al 1915.
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Una donna che indossa una maschera antinfluenzale durante l’epidemia di influenza dopo la prima guerra mondiale, 1919.
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La nuova “macchina per il massaggio dell’anca” degli Stati Uniti, intorno al 1928.
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La moderna macchina Roentgen ‘look through’, che previene qualsiasi lesione al medico curante, Francoforte, Germania, intorno al 1929.
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Una donna che usa un apparecchio elettrico per l’inalazione che produce una nebbia medicata usata nel trattamento del raffreddore e dell’influenza, intorno al 1929.
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Pazienti in un ospedale in Germania che inalavano medicinali in polvere come mentolo ed eucalipto per curare malattie respiratorie, intorno al 1930.
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Indossando solo un asciugamano e occhiali scuri, un uomo gode dei vantaggi di una lampada a raggi solari, intorno al 1930.
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I membri della squadra di football dell’Arsenal si sottopongono a un trattamento solare, 1931.
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L’ispettore del dipartimento dell’ufficio postale DF Angier (a sinistra) e il dottor LF Kebler, ex Food and Drug Administration, provano un dispositivo di allungamento che affermava di aumentare l’altezza da 2 a 6 pollici, 1931.
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Il tenente Radtke preme l’aria nei suoi polmoni ad un’altezza costante con una colonna di mercurio, mentre il medico controlla la sua pressione sanguigna, intorno al 1932.
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Un’infermiera che porge un asciugamano a una donna su un lettino, 1934.
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Un giovane paziente, Gerald Blackburn, in una tenda a ossigeno al Princess Beatrice Hospital, intorno al 1937.
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Un paziente sdraiato in una macchina per la respirazione artificiale chiamata polmone di ferro, intorno al 1938.
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Una giovane donna tiene le braccia e le gambe in quattro bagni d’acqua con corrente elettrica, per migliorare la circolazione sanguigna, intorno al 1938.
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Gli infermieri si esercitano a manovrare un giubbotto respiratorio che svolge una funzione simile a un polmone d’acciaio, intorno al 1938.
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Nel tentativo di rendere il parto il più indolore possibile, una paziente inala analgesia durante il travaglio mentre un’infermiera la osserva, luglio 1939.
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Somministrazione di ossigeno a un neonato a Berlino, Germania, luglio 1939.
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Misurare le onde cerebrali. Una macchina (con 4 aste flessibili attaccate al cervello per trasmettere i dati) per misurare le onde cerebrali. È stato progettato e utilizzato nel 1940.
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Una macchina rotante al cobalto che oscilla attorno al corpo di un paziente, attaccando tumori cancerosi, 1955.
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Un respiratore portatile, o polmone d’acciaio, progettato per consentire ai pazienti di riprendersi a casa, 1955.
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Il dottor GH Byford si trova sotto un tamburo optocinetico indossando una lente a contatto con una lampada in miniatura cementata alla lente, durante un esperimento per studiare i movimenti riflessi degli occhi e la loro associazione con le illusioni visive, presso il RAF Institute of Aviation Medicine di Farnborough, 1960.
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Una tuta metallica progettata per misurare la temperatura corporea mentre si ricercano gli effetti fisiologici dell’alta velocità e dei viaggi nello spazio, 1960.
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SoiL Thornton “Decomposition Evaluation” al Kunstverein Bielefeld


La pratica di Thornton si confronta con le condizioni sottostanti per l’esposizione, la presentazione e la rappresentazione della produzione artistica. Chi rappresenta cosa? Quali ruoli vengono assegnati a un artista in particolare? Quali sono i processi alla base dello sfruttamento economico? In che modo identità, individualità e biografia vengono utilizzate per trasformare gli artisti in marchi? E cos’è che costituisce valore?

Il lavoro artistico di SoiL Thornton mette in discussione proprio questi processi, i modi in cui una società costituisce norme concordate e stabilisce relazioni di potere stabilite. Il loro approccio riguarda spesso la misurazione della tensione tra un’idea e la sua attuazione materiale. Thornton ha sviluppato questa mostra appositamente per il Kunstverein Bielefeld, includendo nuove opere installative. Un concetto che attraversa la mostra si basa su un’indagine sugli effetti visivi del chroma keying, esempi dei quali possono essere visti sia nel biglietto d’invito che nell’opera a parete site-specific Inizio dello spazio smaterializzato/contenimento attraverso l’esercizio dell’immaginazione e poi l’esercizio della pratica attiva? (pronto ad andare) (2022) in mostra al Kunstverein Bielefeld. Nella produzione cinematografica, i colori chiave come il chroma green vengono utilizzati per creare sfondi su cui sovrapporre i contenuti digitali. Il lavoro di Thornton ha un interesse costante per le domande su come appaiono le cose e come il significato diventa. Le loro opere sono un appello alla finzione e alle sue intrinseche possibilità di autotrascendenza.

a Kunstverein Bielefeld
fino al 30 ottobre 2022



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Gino Agnese racconta Boccioni, il talento bocciato in disegno che vinse la sfida del Novecento


Ambizioso, elegante, collerico, patito di cravatte e fissato per la piega dei pantaloni al punto da metterli sotto il materasso prima di andare a letto, Boccioni vinse la sfida del Novecento semplicemente immaginando, con un tentativo quasi disperato, come sarebbero potuti essere il mondo, l’arte, la vita sociale di lì a cinquant’anni dopo.
I diari ce lo restituiscono come un personaggio tormentato e pieno di dubbi, collerico e manesco, insomma uno che si buttava nella mischia nonostante fosse minuto e di media altezza, al punto che appena c’era da menar le mani non aspettava altro.
Bocciato in disegno quando frequentava le scuole tecniche a Catania, pensò da grande di approdare all’arte in maniera non convenzionale, attraverso il giornalismo, o meglio attraverso quelle vignette che i giornali pubblicavano e che non presupponevano particolari abilità in disegno.

 “Non è stato facile per lui trovare una forma di espressione di questo desiderio di modernità. Boccioni disse più volte che fra lui e il dipinto in esecuzione c’era una lotta terribile, una competizione senza limiti. Prepotente lo era. Fu un magna pars della scrittura del primo manifesto dei pittori futuristi. Quando i pittori che avrebbero dovuto firmarlo arrivarono in Via Senato, a Milano, come monaci al convento, uno dietro l’altro, Boccioni pretese che il primo firmatario di tutti i manifesti fosse lui, e Marinetti lo assecondò, e gli altri stettero al gioco perché era chiaramente il leader, era chiaramente lui”.
Gino Agnese, biografo di Boccioni con Umberto Boccioni. L’artista che sfidò il futuro, racconta il pittore tormentato che, grazie al potere dell’immaginazione, riuscì a vedere come sarebbe stato il mondo da lì a 50 anni.


Gino Agnese in “Formidabile Boccioni” | © ARTE.it

Il contributo di Gino Agnese, accanto a quello di altri autorevoli studiosi ed esperti di Boccioni, impreziosisce il documentario FORMIDABILE BOCCIONI, un’opera di Eleonora Zamparutti e Piero Muscarà con la regia di Franco Rado, prodotta da ARTE.it Originals in collaborazione con ITsART e Rai Cultura.

Disponibile in esclusiva su ITsART, il documentario regala un avvincente viaggio, corredato da una varietà di documenti, filmati e materiali d’epoca originali, nella vita del primo attore del Futurismo che dedicò l’esistenza intera ad inventare un nuovo linguaggio, contemporaneo per esprimere la modernità in pittura e in scultura.
L’artista che ha abbracciato la rivoluzione di Marinetti, traducendo la poesia in arte e dando un apporto fondamentale alla più importante Avanguardia artistica del primo Novecento in Europa, chiamato il “bacarozzo” per quel modo di vestire tutto di nero, secondo la moda in voga a quell’epoca, avrebbe, come per uno scherzo del destino, regalato all’arte del Novecento la parentesi più luminosa.

 “Questa bella compagnia di pittori seguiva le mode. E allora c’era la moda del nero, di cappotti neri, pantaloni neri. Siccome portavano anche dei mantelli vennero chiamati “bacarozzetti”, “scarafaggetti”, piccoli scarafaggi. Queste cose mettevano allegria, ed è molto bello esplorare queste esperienze giovanili tra lo spirito goliardico e quello invece impegnato”.

Se nel documentario, per ovvi motivi, non è stato possibile riportare integralmente il contributo di Gino Agnese, riproponiamo qui l’intervista per intero per scoprirne di più sull’uomo e sull’artista Boccioni.


Frame da Formidabile Boccioni | Courtesy of Goldschmied & Chiari , Paesaggi Artificiali, 2021 | © ARTE.it

C’è una frase molto bella che scrive Umberto Boccioni: verrà un tempo in cui il quadro non basterà più. Le opere pittoriche saranno vorticose composizioni musicali di enormi gas colorati. Secondo lei che cos’è che aveva intuito Umberto Boccioni all’alba del Novecento?
“Ciò che è importante nel caso di Boccioni è l’immaginazione, cioè il tentativo, quasi disperato, di immaginare come potrà essere il mondo, come potrà essere l’arte, la vita sociale di lì a cinquant’anni. Dunque Boccioni immagina queste opere d’arte effimere che, realizzate in alto, non si sa se di notte, di giorno, vanno ascritte alla categoria della mirabilia, cioè delle cose che lo stesso personaggio che le immagina non sa bene immaginarle”.

Boccioni ha avuto un destino tragico, è morto molto giovane, e la sua carriera artistica si è compiuta in un arco di tempo molto breve. Dopo la sua morte, le sue sculture che erano fabbricate in gesso, e che rappresentano la punta di diamante della sua ricerca, dopo qualche anno sono state distrutte. Lei che ragione si dà di questo strano destino che toccò a Boccioni e della strana sorte che toccò alla sua eredità?
“Secondo me c’è una ragione pratica. Bisognava pagare il padrone di casa di Boccioni, che era in affitto. Io non so se avesse pagato tutto l’arretrato di quanto era dovuto al padrone di casa. Il proprietario aveva questa urgenza di liberare le stanze per riaffittarle, e c’erano questi manufatti di gesso, statue, che, a chiunque avesse una visione ordinaria delle cose, potevano sembrare stupidaggini, tentativi incomprensibili. Probabilmente se queste statue fossero state modellate alla maniera tradizionale la cosa sarebbe andata diversamente, ma chi le ha ricevute ha pensato di liberarsene o buttandole via o cedendole a uno scultore che se ne sarà sbarazzato a sua volta”.

Due artisti contemporanei stanno cercando di ricostruire più fedelmente possibile le sculture di Boccioni… “Un’operazione del genere secondo me non ha senso, perché sarebbe come rifare anche qualunque manufatto antico. Le opere d’arte hanno senso se sono vere, e sono vere se vengono fatte dall’artista e nel tempo storico dell’artista”.


Frame da Formidabile Boccioni | © ARTE.it

Cosa accade dopo che, da Catania, il giovane Boccioni approda a Roma?

“Da Catania giunge a Roma dove si stabilisce in casa di alcuni parenti. E si propone di entrare in un giornale per avere la possibilità di fare delle vignette”.

E invece le cose andarono diversamente…
“Boccioni finisce nello studio di un artista molto, ma molto importante, un cartellonista che si chiamava Mataloni, del quale si erano perdute un po’ le tracce. Mataloni aveva questo studio a Roma, tuttavia il disegno e la sua arte, ancora floreale, non potevano di certo esaltare un giovane. Ad ogni modo Boccioni frequenta per qualche tempo il suo atelier ed è facile dedurre che qualche nozione di litografia l’abbia acquisita”.

Qual era il clima che si respirava a Roma quando Boccioni era giovane e diventava amico di Severini?

“Come succede a tutti i giovani che vivono in città, anche Boccioni era inserito in un’allegra compagnia di giovani, alcuni di grande talento. Si incontravano in un caffè di Via del Corso frequentato non solo da artisti, ma anche da poeti, giovani talenti degli studi filosofici”.

Quali erano i fatti d’attualità che potevano colpire di più quelle nuove generazioni che vivevano a Roma in quegli anni?
“C’è un fatto che veramente fa svoltare la consapevolezza di tanti giovani giovani a Roma, come pure nelle altre città, ed è la domenica di sangue a Mosca il 5 gennaio, davanti al palazzo imperiale di San Pietroburgo. Io credo che in una di queste manifestazioni senz’altro ci sia stato anche Boccioni, dal momento che c’erano almeno due amici molto legati a lui, uno dei quali fu addirittura arrestato dai carabinieri e alla fine su di lui la polizia aprì un fascicolo”.

E Boccioni era interessato alla politica?
“Boccioni non era interessato alla politica, certamente aderiva a questo gruppo di simpatizzanti del socialismo, però questa non era la sua vocazione. Boccioni voleva liberarsi delle cose che già stavano facendo il loro tempo, un po’ come il floreale. Era la sete di nuovo, la sete dell’avvenire che tormentava lui e tutti gli altri giovani. Infatti quando fa la copertina dell’Avanti, invece di seguire la simbologia socialista, la bandiera rossa, la falce e il martello, così via, realizza sulla copertina un’automobile scatenata nella corsa, con le ruote che vorticano, testimonianza di quale fosse la sua reale predilezione”.


Boccioni nel suo studio con Balla sua madre e due assistenti in posa davanti al modello in gesso Espansione spiralica | Courtesy of Museo del 900

Com’è avvenuto l’incontro tra Umberto Boccioni e Giacomo Balla, il suo maestro?
“Boccioni, quando andava a far visita a certi parenti che abitavano dietro Via Veneto, si trovava spesso a passare davanti a un negozio dove ogni volta c’erano due o tre quadri messi ad asciugare. Erano di un pittore che abitava lì, torinese, si chiamava Giacomo Balla, e viveva in questo negozio simile a un rettangolo che era dentro al fabbricato. In quel luogo fino a poco tempo fa operava un’officina per la riparazione delle automobili”.

E quindi vedendo questi quadri di Balla che reazione ebbe Boccioni?
“Vedendo questi quadri Boccioni si informò sul conto del pittore che era poi Giacomo Balla, il quale divenne il maestro dello stesso Boccioni, ma anche di Severini, di Sironi… Era parecchio più grande di loro, era un pittore divisionista, un buon pittore. Ecco, e lì è cominciato il sodalizio, la conoscenza, di Boccioni con Balla. In seguito Boccioni andò a Milano, cominciò a vivere l’avventura futurista e chiamò Balla a far parte del gruppo futurista, e Balla, come molti sanno, si liberò dai suoi trascorsi di pittore divisionista e di pittore classico, e stese uno striscione in Via del Babuino, con scritto “Balla è morto”. Voleva dire che il pittore tradizionale era morto ed era entrato nel Futurismo Giacomo Balla”.

Il 1910 fu l’anno della svolta per Umberto Boccioni, l’anno in cui incontrò Marinetti. Come avvenne questo incontro? “In realtà, sull’incontro tra Boccioni e Marinetti ci sono due, o anche tre versioni. Naturalmente credo ci sia sempre stato un intermediario a favorire l’inizio di questa amicizia. Secondo una versione, fu un amico di Boccioni, con il quale aveva condiviso la camera mobiliata a Roma, a presentargli Marinetti in una stazione ferroviaria. Secondo altre versioni fu Marinetti che incontrò Boccioni ad una mostra. Non abbiamo documenti in merito. Fatto sta che i due si incontrarono e fu uno degli eventi più importanti del Novecento, perché Marinetti ne riconobbe il talento, “elettrificò” Boccioni, strappandolo alla buona pittura, al divisionismo, e incitandolo a fare il nuovo, a realizzare una pittura nuova, facendolo insomma innamorare del futuro, del tempo a venire”.

 
Frame da Formidabile Boccioni | © ARTE.it

Lei crede che Marinetti, dopo la morte di Boccioni, abbia capito che la potenza della sua arte avrebbe potuto dare un futuro al Futurismo?
“Marinetti è stato sempre convinto della genialità di Boccioni, e la genialità consisteva in questo: nella capacità di metabolizzare in modo singolare l’esperienza. Dove alcuni impiegano molto tempo per far fruttare un’esperienza, la persona geniale fa questo in breve tempo. Boccioni quando a Roma frequenta la scuola di disegno assieme a Severini e ad altri non era il migliore, anzi, alcuni erano molto più bravi di lui nel disegno come pure nella pittura. Eppure sono rimasti lì dov’erano. Boccioni no, ha metabolizzato l’esperienza abbandonandola cercandone un’altra e un’altra ancora…”.

Boccioni per seguire l’arte fece una scelta di vita. Decise di non avere mai una famiglia, di non avere mai relazioni affettive stabili…
“Boccioni promise a se stesso che non avrebbe mai avuto un legame stabile, tantomeno un matrimonio. Perché un eventuale matrimonio lo avrebbe strappato all’arte. Era un sacerdozio quello che Boccioni ebbe con l’arte. Una scelta che non doveva avere distrazioni. Una volta confessò di non avere quasi mai dormito un’intera notte con una donna, che tutti i suoi legami erano temporanei”.

C’è anche un piccolo segreto nella sua vita privata che in pochi conoscono…
“È terribile che non si sia mai occupato di un figlio che aveva avuto in Russia. Lo lasciò alla madre, la russa Augusta Berdnicoff, Popoff da nubile. Fu una vera tragedia. Nessuno sapeva di questo figlio, nemmeno Marinetti. Ne erano a conoscenza soltanto la mamma e la sorella. Quando il figlio nacque, lui augurò a lui e alla mamma buona fortuna e non se ne occupò mai più. Ma quando Boccioni morì cadendo da cavallo, nel suo portafoglio fu trovata una fotografia del bambino all’età di sei/sette anni. Quella stessa fotografia del bambino l’aveva anche la madre di Boccioni”.

 
Tra i Calmucchi della Steppa – Russia 6 Sett. 1906 | Courtesy of Niccolò D’Agati

I Futuristi dichiaravano di essere i primitivi di una sensibilità completamente trasformata. Cosa voleva dire?
“Voleva dire tutto e niente, che si affacciava all’orizzonte del mondo una nuova sensibilità. C’erano già gli aeroplani, il primo aeroplano è volato in America nel 1905-1906. Era evidente che questo mondo assolutamente diverso implicava una nuova sensibilità. Marinetti ha capito che le tecnologie cambiano: il tram di Monza, elettrico, cambiò la vita di molti milanesi. Ma il grande evento che cambiò la vita in modo radicale fu l’illuminazione pubblica perché indusse la vita notturna, i locali le belle di notte, una sensibilità che prima non c’era. Ecco perché Marinetti diceva che loro erano i primitivi, nel senso: siamo noi i primi a dirlo”.

Nel 1912 Marinetti organizza una mostra alla galleria Bernheim Jeune, però Boccioni prima di inaugurare la mostra decide di fare un viaggio di perlustrazione per cercare di capire cosa stessero facendo i cubisti. Come andò quell’incontro con Picasso a Parigi?
“Boccioni ha sempre creduto nel genio di Picasso. Però lui voleva rubare tutto quello che c’era da rubare per lavorarlo nella fucina della sua arte. E c’era molto da rubare nell’atelier di Picasso. Boccioni chiese allora a Severini di accompagnarlo allo studio di Picasso e lui, che era molto amico di entrambi, lo accompagnò, e Picasso fu contento di vedere questo italiano molto fantasioso. Poi venne un’occasione espositiva e comparve una scultura di Boccioni che denunciava la visita che Boccioni fece a Picasso e Picasso si arrabbiò e disse a Severini: Ma tu perché m’hai portato qua questo tuo amico italiano?”.

Ma secondo lei chi ha vinto la sfida del Novecento? Picasso o Boccioni?
“Io sono il biografo di Boccioni, quindi la mia opinione è viziata da questo, però la massima espressione dell’arte del Novecento è Picasso, e Boccioni è una declinazione dell’arte del Novecento. Probabilmente la semina più importante è stata quella dei futuristi non quella di Picasso. Molti artisti hanno provato a fare Picasso, diciamo a copiare Picasso a fare appunto il picassismo ma il picassismo è una cosa inesistente, mentre il Futurismo è anche pluralità di genialità, non c’è solo Boccioni. E poi c’è un’inventiva che non si ferma mai. La stagione dell’aeropittura, che adesso viene presa in maggiore considerazione dai mercati internazionali dell’arte, è uno sviluppo del Futurismo”.


Umberto Boccioni mentre esegue il ritratto del Maestro Ferruccio Busoni all’Isolino di San Giovanni | Courtesy of Adelphi Editore, Milano e Archivio della Fondazione Caetani, Roma

Eppure sul finire della sua vita, quando si trova a Pallanza a fare il ritratto di Ferruccio Busoni sembra aver abbandonato l’esperienza futurista…
“È stato detto che nel Ritratto del Maestro Busoni Boccioni avrebbe confermato il suo abbandono del Futurismo. Secondo me questo non è vero. Boccioni aveva bisogno di soldi perché doveva partire militare e doveva lasciare un gruzzolo notevole alla mamma e alla sorella. Ferruccio Busoni era innamorato di sé e della sua persona. Se Boccioni avesse fatto il ritratto di Busoni con il linguaggio futurista quello glielo avrebbe tirato addosso, non l’avrebbe accettato e Boccioni non avrebbe avuto i molti soldi che ebbe dal Maestro Busoni. A riprova di quello che sto dicendo c’è che Boccioni, accanto all’opera che era in contratto del Maestro Busoni, realizzò un ritratto alla moglie del Maestro Busoni in linguaggio futurista”.

Cos’è stata per Boccioni l’esperienza della guerra? Trovarsi sul Monte Altissimo non deve esser stato proprio una passeggiata… Avrebbe potuto avere qualche agevolazione e invece…
“Boccioni era un patriota, e intese l’impegno in guerra come un patriota. Era debole di polmoni, il Maestro Busoni lo esortò a far valere questa sua debolezza polmonare per essere esonerato dal servizio militare, ma lui rifiutò. E quando andò alla visita militare tacque, non parlò nemmeno dei disturbi che aveva. Avrebbe avuto anche la possibilità di fare un servizio militare comodo con la possibilità di diventare sottufficiale, ma rifiutò anche questo. Quando fu mandato al reparto il colonnello gli disse: Lei è il signor Boccioni? Avremmo per lei un riguardo speciale… Ma lui rifiutò e fu addetto alle stalle dei cavalli perché era in un reparto di artiglieria ippotrainata. Quando seppe che c’era una richiesta di soldati per le bombarde, un’arma che andava in primissima linea, fece di tutto per essere destinato alla prima linea. Boccioni fu convinto del servizio militare e Busoni, dopo la morte del pittore, alterò delle lettere per dimostrare il contrario di quello che ho detto, ma poi questo imbroglio fu svelato”.

Quando, il 3 luglio del 1910, il quadro delle Tre donne fu esposto a Milano la critica accusò Boccioni di avere presentato delle donne in camicia da notte…
“Il quadro delle tre donne merita un’attenzione molto particolare. Quando fu esposto, sul Corriere della Sera comparve una critica che accusava Boccioni di aver presentato delle signore in camicia da notte. Non è un caso raro che i giornali dicano delle sciocchezze. Invece il quadro delle Tre donne è molto importante perché ripete un’opera tra le più celebri al mondo, la Trinità angelica di Rublëv, un quadro russo, l’icona più importante che ci sia in Russia. Boccioni molto probabilmente non ebbe la possibilità di vederla dal vivo. Però dovunque a Mosca si trovavano delle riproduzioni della Trinità angelica di Rublëv“.


Umberto Boccioni, Tre donne, 1809-1810, Olio su tela, Milano, Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Collezione Intesa Sanpaolo

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• Quella volta che i futuristi, sconosciuti e incompresi, esposero alla Galleria Barnheim-Jeune (vendendo un solo quadro)
• “FORMIDABILE BOCCIONI”: il genio futurista in un docufilm
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• In viaggio con Boccioni. I capolavori da ammirare nel mondo










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L’artista ha creato un mazzo di tarocchi oscuri con creature e demoni raccapriccianti » Design You Trust


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Secondo Shawn Coss: “Ci sono voluti 4 anni di lavoro, ma ho finalmente finito il mio primo mazzo di tarocchi completo in assoluto con il mio stile oscuro e contorto. Volevo creare la mia visione di un mazzo di tarocchi con creature umanoidi e demoni che potessero essere usati per la lettura dei tarocchi. Ho lanciato un Kickstarter per l’intero mazzo da 78 carte il 1° settembre.

Di più: Kickstarter, Shawn Coss, Instagram, Facebook h/t: noirpanda

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Marc Kokopeli “Incontrare persone è facile” presso Édouard Montassut, Parigi


Perché c’è qualcosa nel modo in cui un computer parla, pronunciando male tutto. Molto poco rock, questo tipo di malinconia volubile che aleggia sullo spettacolo. Ci piace stare in studio e guardare le cose che si incontrano, ma la fiducia diventa un problema più grande di prima, con i budget che si frazionano, i confini devono racchiudere, non tagliare, i percorsi rilevanti per qualsiasi tipo di soluzione. Eppure non molto di questo conta per lo spettacolo, dal momento che gli effetti immaginari hanno cambiato l’ordine delle cose, prima un’oscenità da una bocca, poi si sperimenta un viso mostruosamente seducente. Andando avanti, tra le fenditure dell’attenzione, sperimentiamo una certa umiltà, che è opportuna, temperata dalla dignità o dalla gioia di far parte di qualcosa di più grande. Una parte, se vuoi, di Dio.

a Édouard Montassut, Parigi
fino al 17 dicembre 2022



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Nine splendid paintings to recognize in the film “The shadow of Caravaggio”


Restless and rebellious, scandalous and devoted, impulsive and brilliant: from 3 November Caravaggio talks to the cinema in a brand new film. Directed by Michele Placido, co-produced by the French Goldenart with Rai Cinema and distributed in Italy by 01 Distribution, The shadow of Caravaggio lands on the big screen with a cast of names well known to the public: from Riccardo Scamarcio, in the role of the artist, to Louis Garrel, who plays theShadow, the secret agent of the Vatican who will have over him the power of life or death, up to Isabelle Huppert, Micaela Ramazzotti, Vinicio Marchioni, Lolita Chammah, Moni Ovadia, Alessandro Haber and Placido himself in the role of Cardinal Del Monte. In this adventurous tale between history and imagination, a prominent part belongs to the immortal paintings of Caravaggio, and it could not be otherwise. We will recognize some of them in the painter’s workshop or in the palaces of wealthy clients, others – most of them – will materialize on the screen as tableau vivantto underline the revolutionary osmosis between art and reality with which Michelangelo Merisi upset the Rome of the time.

Finding them along the 120 minutes of the film will not be difficult, especially keeping in mind the small guide that follows. Here is the list of paintings complete with images.


Michelangelo Merisi known as Caravaggio (Milan, 29 September 1571 – Porto Ercole, 18 July 1610), Boy bitten by a green lizard, about 1597, Oil on canvas, 65.8 x 52.3 cm, Florence, Roberto Longhi Foundation for the History of Art

Boy bitten by a green lizard
It is one of Caravaggio’s first masterpieces, which he made shortly after his arrival in Rome. Historians still argue about who was the client of the work, of which there are two versions: one owned by the National Gallery in London, the other preserved at the Roberto Longhi Foundation in Florence. The protagonist of the canvas is a young man with a rose in his hair, surprised by the reptile’s bite that suddenly appears from a beautiful still life with flowers, fruits and a vase full of water. A tremor shakes the limbs and the face of the boy, who contracts in an expression of pain. Some have recognized in the painting a complex web of symbols related to love and desire. Certainly it is indebted to Leonardo’s studies on the motions of the soul, while he directly quotes a precious charcoal drawing made by Sofonisba Anguissola about 40 years earlier, entitled Child bitten by a shrimp.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Shield with the head of Medusa, 1598 ca., Uffizi Gallery, Florence

Shield with the head of Medusa
An expression of horror is painted on the face of Medusa cut off by Perseus: the mouth wide open in a scream, the hallucinated eyes, the blood that comes out in a gush from the severed neck, the snakes waving on the monster’s head describe the culminating moment of the Greek myth. Beyond appearances, it seems that once upon a time the image of the Gorgon was good, as a symbol of prudence and wisdom. Caravaggio was still young when he painted it, but he managed to create an extraordinary work. With masterful use of the lights he canceled the convexity of the support, a wooden shield, giving the impression that his head was floating on the dark green background. There are also two versions of this work, both made by Merisi: the first is kept in an Italian private collection, the second is in the Uffizi. To personally hand it over to Ferdinando de ‘Medici in 1898 was Cardinal del Monte, who with a subject much loved by the lords of Florence wanted to show the Grand Duke the artistic skills of his protégé.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Madonna of the Palafrenieri, 1605-1606, Rome, Galleria Borghese

Madonna of the Palafrenieri
Today it appears simply as a masterpiece but, as with many of Caravaggio’s works, at the time of its creation this painting was at the center of heated controversy. Initially intended for the Basilica of San Pietro, and precisely for the chapel of the grooms, Roman patricians who enjoyed the privilege of leading the pope’s donkey and white horse by the reins, the canvas was refused with great clamor. How come? From the theological dispute over who, between the Virgin and the Child, should crush the diabolical serpent, to Mary’s uncovered breast, up to the disputes over the appearance of Saint Anne (the protector of grooms), there was no lack of pretexts. And the Romans must not have missed one last detail: the Madonna incredibly resembled Maddalena Antognetti known as Lena, model and friend of Caravaggio with a controversial reputation. Incidentally, Lena had a son about the age of the Child depicted in the painting, which commentators judged too grown to show her nakedness. Someone, however, liked the painting: the one who took advantage of the refusal was the great collector Scipione Borghese, who according to the most malicious, fueled the controversy to get hold of it.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Crucifixion of St. Peter, Cerasi Chapel, Santa Maria del Popolo, Rome

Conversion of Saint Paul and Crucifixion of Saint Peter
On 24 September 1600 Caravaggio was commissioned by Monsignor Tiberio Cerasi to create two large paintings on wood for the chapel where he will be buried, in the Roman church of Santa Maria del Popolo. The artist sets to work and in a short time finishes the work. But the chapel is not yet ready and the prelate will soon pass away. The matter will become more tangled: today, in fact, in the Cerasi Chapel there are yes two Caravaggio depicting the Conversion of Saint Paul and the Crucifixion of St. Peter, as ordered by the monsignor, but they are not those seen by Cerasi. What happened in the meantime? Perhaps it was the artist himself who changed the program. The paintings we admire in Santa Maria del Popolo are two extraordinary examples of Merisi’s pictorial innovations: the expressive treatment of light, the realism with which the characters are portrayed, the compositional dynamism of Crucifixion and, on the contrary, the dramatic static nature of the Conversion they speak to us of a mature pictorial language, ready to leave its mark on history.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Amor vincit Omnia, Gemäldegalerie, Staatliche Museum, Berlin

Amor vincit omnia
“Love triumphs over everything”, says the title of this painting preserved at the Staatliche Museum in Berlin, quoting a passage from Virgil. The client Vincenzo Giustiniani, a wealthy collector of Genoese origins and historical patron of Caravaggio, showed it only to selected guests. For the rest of the time, the irreverent image of Cupid remained covered by a green cloth: considering it to be the best picture of the collection, Giustiniani maintained that with his beauty he would overshadow the others. Posing for Caravaggio in the Berlin canvas was Francesco Boneri known as Cecco, his favorite pupil (and lover, according to some), dressed only in a pair of eagle wings lent to the painter by his friend Orazio Gentileschi. At the boy’s feet we recognize the symbols of the arts and sciences defeated by Love, primarily music and astronomy, two passions of the Marquis. Unconventional and mischievous, the painting testifies to the intellectual openness of Giustiniani, one of the most cultured characters in Rome of the time.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Death of the Virgin. Paris, Louvre

Death of the Virgin
The last work painted in Rome by Caravaggio was also the most scandalous. Commissioned by the lawyer Laerzio Cherubini for his chapel in Santa Maria in Trastevere, the large altarpiece sets the scene of Mary’s death in a poor and bare room, where a scarlet cloth similar to a curtain rises revealing the body of the Mother of God badly composed on a makeshift bed. Dressed in red and not black as prescribed by tradition, Maria has a swollen belly, a livid face, bare feet and untidy hair. It seems that Merisi used the corpse of a prostitute drowned in the Tiber as a model to paint it. For the Discalced Carmelites, responsible for Santa Maria in Trastevere, it was really too much. The canvas was refused, but immediately found a new buyer: the Duke of Mantua Vincenzo I Gonzaga, well advised by Rubens who had immediately recognized the masterpiece. Later the painting entered the collections of Charles I of England and then of the king of France Louis XIV. Today it is in the Louvre.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, Beheading of St. John the Baptist, 1608, Oil on canvas, 520 x 361 cm, Valletta, Co-Cathedral of St. John

Beheading of St. John the Baptist
Fleeing the death sentence by beheading that hung over his head for the murder of Ranuccio Tommasoni, Caravaggio arrives in Malta: his goal is to become a knight of the Order of Jerusalem, which would guarantee him immunity. And it is precisely for the Order that he paints the most imposing canvas of him (about three and a half meters by five), still preserved in the Co-Cathedral of San Giovanni in Valletta. Unlike usual, in this painting the relationship between figures and space is reversed in favor of the latter, just as the representation of the Gospel episode is unusual. In fact, Caravaggio chooses to focus on the moment immediately preceding the beheading of the saint, to whose fate he feels close for obvious reasons. The scene takes place in a prison, where the torturer who has just killed the Baptist is about to behead him with the mercy, the dagger that was used to finish off wounded opponents. Between lights and shadows of extraordinary evocative power, the inscription “f. Michel Ang. ”, Or Caravaggio’s signature preceded by the title“ fra ”, the nickname given to the Knights of Malta.


Michelangelo Merisi da Caravaggio, David with the head of Goliath, 1609-1610, Olo on canvas, 100 x 125 cm, Rome, Galleria Borghese

David headed Goliath
When he painted this picture, Caravaggio was in Naples, fleeing Rome where a murder charge hung over his head. After choosing the subject independently, the painter entrusted the painting to Cardinal Scipione Borghese, as a gift to be delivered to Pope Pius V to obtain forgiveness and finally return home. The painter is tired and aged: we see him in the face of Goliath, in which he would have depicted his own self-portrait. According to some scholars, the self-portraits present in the painting would even be two: in David the artist would have represented himself as a young man, not yet touched by sin. The gift, in any case, was only half effective: the pardon was granted but Caravaggio, almost at the end of the journey to Rome, died on the beach of Porto Ercole in circumstances never clarified.

Read also:
Riccardo Scamarcio is Caravaggio in the new film by Michele Placido





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I finalisti più carini e divertenti dei Comedy Wildlife Photo Awards 2022 » Design You Trust


Dal pesce balestra sorridente al procione che ondeggia, sono state annunciate le immagini selezionate per i premi Comedy Wildlife Photo 2022. Sminuito da migliaia di voci inviate da fotografi professionisti e dilettanti di tutto il mondo, ci viene presentato un meraviglioso mix di fauna selvatica esilarante. I vincitori saranno annunciati l’8 dicembre.

Dì Cheeeeeee
1

Un paio di pesci balestra che guardano nella telecamera a Faial, nelle Azzorre. Fotografia: Arturo Telle/Comedywildlifephoto.com

Altro: Commedia Wildlife Photo Awards h/t: custode

Parla con Fin
2

Due pinguini gentoo che vanno in giro sulla spiaggia delle Isole Falkland. Fotografia: Jennifer Hadley/Comedywildlifephoto.com

Aderente
3

Una civetta orientale cerca di guardare fuori dal nido che condivide con sua madre, in un parco in Florida, negli Stati Uniti. Fotografia: Mark Schocken/Comedywildlifephoto.com

Riflessi non così felini
4

Un cucciolo di leone di tre mesi cerca di discendere da un albero nel Serengeti, in Tanzania. Fotografia: Jennifer Hadley/Comedywildlifephoto.com

Contrattaccare
5

Questo salmone ha deciso di dare uno schiaffo in faccia all’orso piuttosto che essere a pranzo, in Alaska, negli Stati Uniti. Fotografia: John D Chaney/Comedywildlifephoto.com

Punti di vista africani fuorvianti
6

Una scimmia proboscide in un albero vicino al fiume Kinabatangan, a Sukau, nel Borneo. Fotografia: Andy Evans/Comedywildlifephoto.com

Fermati e guarda
7

Una scimmia proboscide in un albero vicino al fiume Kinabatangan, a Sukau, nel Borneo. Fotografia: Andy Evans/Comedywildlifephoto.com

Buckaro
8

Una zebra fa un’ottima impressione del gioco per bambini degli anni ’80 Buckaroo ad Amboseli, in Kenya. Fotografia: Vince Burton/Comedywildlifephoto.com

Romantico
9

Un orso bruno a Martinselkonen, in Finlandia. Fotografia: Valtteri Mulkahainen/Comedywildlifephoto.com

Scusatemi… Scusatemi!
10

Un anatroccolo cammina su un tronco coperto di tartaruga nelle zone umide di Juanita, Washington, USA. Fotografia: Ryan Sims/Comedywildlifephoto.com

Maniaci
11

Avvoltoi dal muso che si esibiscono a terra, a Mpumalanga, in Sud Africa. Fotografia: Saverio Gatto/Comedywildlifephoto.com

Pegaso, il cavallo volante
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Una gru sarus indiana allontana un’antilope dal suo nido per proteggere il suo uovo nel parco nazionale di Keoladeo, in India. Fotografia: Jagdeep Rajput/Comedywildlifephoto.com

Ciao a tutti
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Un procione su una spiaggia della Florida viene nutrito con gamberetti. Fotografia: Miroslav Srb/Comedywildlifephoto.com

Sta tutto prendendo il via!
14

I wallaby giocano a combattere sulla spiaggia di Cape Hillsborough, nel Queensland, in Australia. Fotografia: Michael Eastway/Comedywildlifephoto.com

Mantieni la calma e mantieni la testa
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Pinguini reali a Volunteer Point, nelle Falkland orientali. Fotografia: Martin Grace/Comedywildlifephoto.com

Posso prendere in prestito il miele da te fino a domani?
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Un orso bruno a Martinselkonen, in Finlandia. Fotografia: Valtteri Mulkahainen/Comedywildlifephoto.com





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“Esposizione N°120 (forse)” alla Galerie Balice Hertling, Parigi


Una mostra collettiva che celebra il 15° anniversario di Balice Hertling, che include opere di tutti gli artisti della galleria, nonché opere di altri amici o artisti che ispirano la galleria.

Artisti partecipanti:
Miguel Adrover
Alex Ayed
Francesca Bart
Julie Beaufils
Sarà Benedetto
Jonathan Binet
Camille Blatrix
Daniel Blumberg
Wassef Boutros-Ghali
Andrew Chapman (invitato da Bill Cournoyer)
Xinyi Cheng
Dennis Cooper
Isabella Cornaro
Morgan Courtois
Enzo Cucchi
Max Ernst
Simone Fatal
Owen Fu
Victoria Gitman (invitata da Bill Cournoyer)
Rafik Greiss
Ren Hongyan
Kayode Ojo
Lydia Ourahmane
Mercedes Llano
Alessandra Mancini
Terence Mongo
Pier Paolo Pasolini
Cuccioli Cuccioli (Jade Guanaro Kuriki-Olivo)
Behjat Sadr
Mostafà Sarabi
Erwan Sene
Ser Serpas
Reena Spauling
Pol Taburet
Shabahang Tayyari
Stefano Willats
Zhi Wei

a Galerie Balice Hertling, Parigi
fino al 19 novembre 2022



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Artemisia and Naples. An exhibition sheds new light on the links between the artist and the city – Naples



Artemisia Gentileschi, Samson and Delilah, Ca 1630-1638, Oil on canvas, 109.5 x 90.5 cm, Intesa Sanpaolo Collection Galleries of Italy – Naples Intesa Sanpaolo Artistic Heritage Archive | Photo: © Luciano Pedicini, Naples

Naples – In the summer of 1630 Artemisia Gentileschi from Venice arrived in Naples, the capital of the Spanish viceroyalty, but above all the second European metropolis for inhabitants after Paris.
19 years after the violence suffered by Agostino Tassi, with the consequent process that had so many repercussions on her life and her painting, the precociously talented Roman painter made her entrance into the city of Vesuvius which still retained traces of the great artistic fervor by Caravaggio, Annibale Carracci, Simon Vouet.


Artemisia Gentileschi, Self-portrait as Saint Catherine of Alexandria, 1615-17, oil on canvas, 71 x 71.5 cm | © The National Gallery, London

Three centuries after that stay, Gentileschi returns to the city thanks to an exhibition that, from 3 December to 20 March, will bring a selection of about fifty works to the Gallerie d’Italia in Naples, the Intesa Sanpaolo museum – 21 of which by Artemisia alone. – coming from public and private, Italian and international collections.
The path, entitled Artemisia Gentileschi in Naplescurated by Antonio Ernesto Denunzio and Giuseppe Porzio, and which sees Gabriele Finaldi as specialist advisor, as well as being a fascinating journey through the painter’s Neapolitan years – between 1630 and 1654, interrupted only by a London interlude between the spring of 1638 and that of 1640 – is above all an opportunity to learn about the updating of scientific studies on the subject.
In fact, an intense scientific investigation and archival research activity preceded the realization of the exhibition, which returned new and important material to shed light on the biography of Artemisia. Now the circumstances of her arrival in Naples in 1630, directly from Venice, are clearer. The studies also made it possible to shed light on the extreme years of the painter, characterized by economic difficulties, and on the private affair concerning the concubinage of her daughter Prudenzia Palmira and the shotgun marriage following the birth of her nephew Biagio, in 1649.

The Neapolitan itinerary will allow the public to learn more about the role of the viceregal and bourgeois clients, therefore about the relations between Artemisia and the literary academies, which already in life contributed to increasing its fame. This is why the exhibition catalog, created by Edizioni Gallerie d’Italia | Skira, which sees the participation of internationally renowned curators and scholars, becomes a fundamental tool also for the continuation of studies, thanks to an accurate documentary register.

To the works created by the seventeenth-century lady of painting, the path in Naples will be accompanied by works carried out by leading artists, closely connected to her, active in the city of Campania in the same years as the painter, such as Massimo Stanzione, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro, Paolo Finoglio, or “Annella” Di Rosa, the greatest Neapolitan artist of the first half of the seventeenth century, now rediscovered, and also a victim – according to an ancient yet unreliable tradition – of gender violence.

The Neapolitan parable of the “painter” with its vertices and its still problematic aspects takes place in the path through masterpieces such as the youth Saint Catherine of Alexandriarecently acquired by the National Gallery in London, and background of the exhibition, and more Saint Catherine of the Nationalmuseum of Stockholm or the Judith and the handmaid with the head of Holofernes of the Nasjonalmuseet in Oslo.


Artemisia Gentileschi, Judith and her handmaid with the head of Holofernes, 1639-1640, Oslo, National Museum | Courtesy National Museum

Among the large and rare public commissions of the painter, the exhibition will unveil theAnnunciation di Capodimonte, and two of the three monumental canvases painted between 1635 and 1637 for the choir of the cathedral of Pozzuoli, the San Gennaro in the amphitheater ei Saints Proculus and Nicaeathe latter restored for the occasion.

The exhibition at the Gallerie d’Italia in via Toledo was born as an in-depth study of the monographic that the National Gallery of London dedicated to the artist in 2020 and includes, among the collateral activities, an important international study conference.
The exhibition can be visited, starting from December 3, from Tuesday to Friday from 10 to 19, Saturday and Sunday from 10 to 20. Last admission one hour before closing.

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