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Veneto Banca, va in asta la seconda tranche della collezione


Dopo il record mondiale realizzato dalla scultura di Canova «Amore e Psiche» passata lo scorso febbraio di mano per oltre 1,2 milioni di euro nel primo incanto della collezione di Veneto Banca SpA, affidata alla casa d’aste romana Bonino, nei prossimi giorni la medesima casa d’asta propone un secondo appuntamento dal titolo «Meraviglie Atto II. La Gioia a Colori» nell’ambito della dismissione del patrimonio storico-artistico dell’istituto veneto in liquidazione coatta amministrativa disposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) con decreto n. 186 del 25 giugno 2017. Il 30 gennaio alle 18 saranno proposti online e al telefono i lotti da 1 a 278 e il 31, sempre alla stessa ora, dal lotto 279 al 378, entrambe le tornate hanno una base d’asta al 200% della stima minima per un totale di 7,7 milioni di euro per i 378 lotti offerti, di cui numerosi di grande rilievo (lotti 279-378). I lotti offerti rappresentano un viaggio in sei secoli di arte italiana e internazionale dal Quattrocento veneto al nostro millennio. L’incanto è il più importante dopo la vendita della collezione Tanzi nel 2019.

Guido Reni, «San Francesco»

Gli highlights

Da Veneto Banca proviene la grande maggioranza dei lotti, a partire dal dipinto inedito di Guido Reni (1575 – 1642), “San Francesco in meditazione”, olio su tela 183 x 136 cm, datato agli anni ’30 del Seicento, secondo lo specialista del pittore Daniele Benati. Confluito nell’istituto veneto in modo casuale, a seguito di una operazione finanziaria, è uno degli highlight dell’asta (lotto 302) con una base di 200.000 €. Molti conferimenti sono opere mai apparse sul mercato, anche con provenienza estera, tra queste, la “Veduta di Verona” su rame (37,6 x 41,5 cm) di Gaspard van Wittel (1653-1736) – documento della topografia storica di Verona, accompagnato da un’approfondita scheda di Laura Laureati – già passata a Sotheby’s Londra nel 2005 per 756.000 € (lotto 309) ha una base d’asta 700.000 €), “Il bimbo malato” di Luigi Nono (1850-1918), che rappresenta il vertice della pittura veneta dell’800, record mondiale per l’artista in Svezia nel 2011 (350.000 € circa), proposto con una base d’asta di 680.000 € (lotto 339); “I Musicanti (Serenata)” di Raffaello Sorbi (1844-1931), anch’esso record mondiale per l’artista con 334 milioni di lire realizzati a Sotheby’s Londra nel 1988 (lotto 344, base d’asta 120.000 €).

Luigi Nono, «Il bimbo malato»

Il Rinascimento

Nella selezione di pittura antica emergono i dipinti del Rinascimento veneto e lombardo: una “Madonna con Bambino”, tavola identificata da Mauro Lucco come l’ultima opera nota di Antonio Vivarini (1418–1484), capo di una delle principali botteghe venete del ’400 (lotto 280, base d’asta 160.000 €); “Davide con la testa di Golia” restituita da Anchise Tempestini a Rocco Marconi (1480-1529), una tavola di grande formato (78,5 x 64,8 cm), che testimonia l’espansione della lezione di Giorgione all’inizio del Cinquecento (lotto 288, base d’asta 260.000 €); una terza tavola, una “Natività” (rarissima anche per il fatto di portare il titolo in vista: «NATVS ES / REDEMPTOR / MONDI») attribuita da Mina Gregori al veronese Domenico Morone (1442-1518), sotto la quale l’indagine ai raggi infrarossi ha rivelato un ricco disegno di marca mantegnesca e belliniana sia a mano libera sia a riga e compasso (lotto 283, base d’asta 140.000 €). Ancora da ricordare la “Testa del Battista” di Francesco de’ Maineri (1460-1509), creata tra il 1502 e il 1508 forse per Ercole I d’Este, duca di Ferrara, connessa alle sperimentazioni di Leonardo da Vinci sulla anatomia.

Lucio Fontana, «Concetto Spaziale»

Il secondo nucleo fondamentale, nell’antico, è quello del primo caravaggismo romano (1610-1620). Ben due le opere di Carlo Saraceni (1579-1620), giudicate dalla critica prototipi di due tra le sue invenzioni più famose ed esemplari per la pittura europea del Seicento: “Giuditta e Oloferne” e “La Madonna del sonno” (lotto 317, 120.000 €, e lotto 299, 260.000 €). Un “San Carlo Borromeo”, realizzato intorno alla data della sua canonizzazione (1610) da una mano vicina a Orazio Borgianni, proveniente dalla collezione dei Principi Colonna prima del fidecommesso che nel 1818 ha cristallizzato la attuale celebre quadreria romana (lotto 369, 100.000 €). Una chicca è una piccola tela dalla Collezione di Edouard Safarik, che la attribuiva ad una rarissima artista, Marietta, la figlia di Tintoretto – oggi al centro della ricerca accademica sulla pittura al femminile (Lotto 293, base d’asta 50.000 €).

Damien Hirst, «Spot Painting»

Il Moderno

E poi l’800 e il ‘900 internazionali, da Toulouse-Lautrec (1864–1901) a Maurice Utrillo (lotto 318, 16.000 €), da Lucio Fontana (lotto 327, 140.000 €) a Damien Hirst (1965). Di Tolouse-Lautrec compare uno studio del suo cane (lotto 332, base d’asta 6000 €), che per la potenza iconica è stato immaginato nel design di decine di prodotti (dalle copertine dei cellulari alle borse da spiaggia!); di Hirst, uno “Spot Painting” (160 x 175,5 cm, formato raro sul mercato italiano), proveniente da Gagosian, New York (lotto 303, 800.000 €). Tante le opere di importanti autori, dell’800 e 900 tra cui Uncini, Guttuso, Tadini, Morlotti e Schifano con soggetti con paesaggi, la figure umane e astrazioni. Oltre 50 gli specialisti, da università, musei e archivi da tutto il mondo, che hanno supportato la casa d’aste nella catalogazione, tutte le opere più rilevanti sono state sottoposte ad indagini scientifiche con esiti a disposizione del pubblico.



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Sotheby’s nel 2023 si aggiudica la fetta più ampia dei volumi in asta


Il ceo di Sotheby’s, Charles F. Stewart, prima della fine del 2023 aveva comunicato al mercato alcuni “numeri” che sono stati confermati in questi giorni e mettono in evidenza <una gestione che ha affrontato bene le difficoltà del mercato, ottenendo risultati in linea con i livelli record del 2022> come ha sottolineato. <L’attività è rimasta elevata – ha proseguito Stewart – sostenuta dai crescenti livelli di trasferimento di ricchezza generazionale e dai buoni tassi di vendita all’asta; le nostre competenze differenziate e una solida programmazione di marketing hanno favorito un numero record di offerenti e venditori ad effettuare transazioni in un panorama in continua evoluzione, mentre aree a valore aggiunto, come la divisione Sotheby’s Financial Service, hanno fornito soluzioni a un mercato caratterizzato da costi finanziari molto più elevati>.
I risultati 2023 sono sicuramente accattivanti nel caso di un’eventuale cessione parziale, una quota di minoranza, da parte del suo proprietario Patrick Drahi, sotto pressione dal debito accumulato dal suo gruppo di telecomunicazioni Altice. Tuttavia dopo le indiscrezioni di fine anno non sono emersi ulteriori rumors.

I record di Sotheby’s nel 2023

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I numeri del 2023

Nell’anno appena concluso il volume d’affari in asta è stato pari a 6,5 miliardi di dollari (-1,3% rispetto ai risultati record del 2022) superiori del 40% ai livelli pre-pandemia del 2019” come sottolineato dalla casa d’aste. Nel 2023, Sotheby’s ha tenuto 515 aste organizzate da 55 dipartimenti in 10 sedi di vendita in tutto il mondo. Il sell-through rate è stato dell’82%. In un contesto di mercato più difficile, “Sotheby’s ha mantenuto il suo slancio grazie alle vendite di capolavori e di lotti di elevato valore nelle aste principali e nelle vendite private”, quest’ultime hanno raggiunto 1,2 miliardi di dollari (+7% rispetto al 2022). Degli oltre 60.000 lotti venduti, più di 70 hanno superato la soglia dei 10 milioni di dollari, uno dei volumi più alti nella storia di Sotheby’s.
In asta la domanda nella fascia alta del mercato è rimasta forte, con due lotti venduti per oltre 100 milioni di dollari e 73 lotti per oltre 1 milione di dollari. Nel frattempo, il numero di lotti venduti a meno di 25.000 dollari ha continuato a crescere, rappresentando il 77% delle vendite in volume. In generale, il 2023 ha visto una media di quattro offerenti per ogni lotto venduto (un aumento rispetto al 2022), con quasi la metà di tutti i lotti venduti che hanno raggiunto prezzi superiori alle loro stime elevate (49%).
Sono stati stabiliti nuovi parametri di riferimento in tutte le categorie, con i dipartimenti borse, vino e alcolici, scienza, cultura popolare e memorabilia sportiva che hanno raggiunto tutti totali d’asta record. A trainare il volume d’affari il Lusso che ha chiuso un anno record grazie ai risultati ottenuti dagli indirizzi strategici degli ultimi anni volti ad “ampliare la definizione di lusso di fascia alta”, dinamica che si è concretizzata con l’aumento di nuove offerte, combinata con esperienze digitali e in presenza, e ha permesso di ampliare il pubblico di Sotheby’s verso una nuova e più giovane fascia di collezionisti che ama collezionare le automobili, gli orologi, i vini e gli spirits.

I risultati della strategia

Un elemento della strategia avviata in passato che sta dando i frutti è l’aver allargato sia la mappa geografica sia la portata e la frequenza delle offerte, con l’apertura di nuovi spazi in ben otto località, introducendo al contempo nuove categorie di vendita come le auto d’epoca (RM Sotheby’s), gli immobili (Concierge Auctions), i cimeli sportivi, lo streetwear e gli alcolici. Questa diversificazione – sostenuta da un aumento del 25% del numero di aste tenute nel 2019 e dallo sviluppo di piattaforme cross-department, come la vendita «The One> –, è stata accompagnata da una crescita significativa della base della clientela: il numero totale di offerenti nel 2023 è stato l’11% in più rispetto al 2022.
L’anno scorso ha segnato il 50° anniversario di Sotheby’s in Asia, una regione che rimane un’area fondamentale di espansione, dato che le vendite hanno superato 1 miliardo di dollari per tre anni consecutivi e Sotheby’s ha consolidato o aumentato la sua presenza in Corea, Vietnam e Singapore, oltre alla Cina continentale.
Inoltre, Sotheby’s Financial Services (SFS), che fornisce soluzioni di prestito per i clienti che utilizzano come garanzia opere d’arte e oggetti da collezione, ha chiuso l’anno con una crescita di oltre il 30%. SFS nel 2023 ha aggiunto alle sue offerte anche il prestito per auto da collezione.

La gara: Sotheby’s vs Christie’s

Le vendite globali in asta di Christie’s, Sotheby’s e Phillips hanno totalizzato 12,3 miliardi (12,65 miliardi nel 2022); a guadagnare la fetta più grande del mercato è stata Sotheby’s con 6,5 miliardi di dollari, mentre per Christie’s il volume d’affari delle aste si è fermato a 5,02 miliardi di dollari. Per le due big il sell-through rate si è attestato al di sopra dell’80% con quello di Christie’s che si è mantenuto all’84%, un livello leggermente inferiore a quello dello scorso anno. Le due big hanno registrato lo stesso valore delle private sale, che hanno raggiunto 1,2 miliardi di dollari.
Per entrambe la gestione 2023 è stata trainata dalla divisione Luxury che sembra essere il dipartimento che attrae maggior attenzione da parte degli offerenti che soddisfano le esigenze di una generazione più giovane di collezionisti.

L’outlook per il 2024

Per il corrente anno il management è fiducioso soprattutto in seguito alla “tenuta” del mercato nel corso del 2023 che si è riflessa nell’ottimismo per l’anno in corso. <Anche in un contesto difficile, – sottolinea Mari-Claudia Jiménez, presidente di Sotheby’s, per le Americhe e responsabile dello sviluppo del business globale – abbiamo aggiudicato capolavori eccezionali, nascosti per decenni, a prezzi record, a testimonianza del fascino duraturo della proprietà dell’arte. Dato che ci troviamo nel bel mezzo del più grande trasferimento generazionale di ricchezza e di beni mai avvenuto al mondo, possiamo aspettarci di assistere a un cambiamento nella demografia del collezionismo d’arte nei prossimi 20-30 anni quando i collezionisti ridisegneranno il mercato dell’arte di oggi e di domani” conclude Jimènez.



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Brafa dedica la sua 69° edizione al Surrealismo


Brafa in corso dal 25 gennaio al 4 febbraio a Bruxelles è la fiera d’arte e antiquariato più longeva al mondo, giunta all’edizione 69! Quest’anno il tema portante è il Surrealismo, un fil rouge che coinvolge molti stand tra i 132 espositori, ma non è solo l’offerta di opere a dipanare questo filo, è la fiera tutta a calarsi nella parte e così il giorno dell’opening gli zelanti camerieri che dispensano champagne e dolciumi agli ospiti vip, indossavano un cappello a cilindro sovrastato da una nuvola di magrittiana memoria. Forse più kitch che surrealistico ma va bene uguale in un paese informale e rilassato come il Belgio, anche in un evento mondano come Brafa.

Brafa mette in scena il Surrealismo

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L’omaggio a Delvaux

Il tema di quest’anno è un omaggio, soprattutto, al grande pittore Paul Delvaux in cui ricorre il trentennale dalla morte. Delvaux che non ha mai raggiunto i picchi dei colleghi surrealisti come Renè Magritte e Salvador Dalì ha comunque un mercato fiorente e suoi quadri si trovano in diversi stand, molto richieste soprattutto le sue figure femminili che si stagliano in paesaggi metafisici. Una di queste composizioni, “La tempesta”, si trova in vendita alla galleria de Jonckheere per 2,4 milioni di euro. L’opera più cara di Delvaux in fiera, quotata 3,5 milioni di euro, è nello stand di Boon Gallery, “La Ville Luniere” del 1944, una donna ed uno scheletro in una composizione notturna. In questo dipinto si vede l’iconografia della danza macabra tema ricorrente nella pittura fiamminga, un esempio in questo senso lo troviamo nel dipinto del ‘600 di Frans Francken il giovane, “la morte e il misero” in vendita da de Jonckheere.In fiera una grande nuvola sovrasta il padiglione centrale, omaggio smaccato a Renè Magritte, che ovviamente non può mancare anche in vari stand. La sua opera più interessante presente a Brafa è forse “Le palais de rideaux”, misteriosa e con elementi iconici si trova in vendita per 3,8 milioni di euro nello stand della galleria de la Baudiere, affascinante anche la provenienza, ossia la collezione di Marcello Mastroianni. Provenienza illustre e cinematografica anche per un’opera di Nicolas de Stael alla Galerie von vertes, il proprietario era infatti Alain Delon.

Le signore del Surrealismo e non solo

Sempre nel filone del Surrealismo si inserisce una figura forse meno nota ma non meno affascinante Marie Čermínová più nota come Toyen (1902-1980). Pittrice cecoslovacca ha sempre giocato con l’ambiguità di genere e il suo pseudonimo stesso lascia trapelare una sessualità al confine tra maschile e femminile. Una sua raffinatissima opera, “Farfalle prima della primavera” che annuncia la ricostruzione dell’Europa dopo la Seconda guerra mondiale, si trova nello stand di Richard Saltoun, in vendita a 120.000 euro. Sempre nello stand della galleria di base a Roma e Londra, specializzata nelle artiste e nella loro rivalorizzazione, meritano di essere approfondite le ceramiche di Carmen Dyonise (1921-2013), belga e ancora poco nota all’estero, ha prezzi abbordabili dai 3.000 ai 20.000 euro.

Uno degli stand più apprezzati in fiera è stato sicuramente quello di Sameuel Vanhoegaerden, interamente dedicato alle figure femminili stilizzate in chiave pop di Tom Wesselmen. Apprezzatissimo l’allestimento e grande successo di vendita per le opere, ampio il range di prezzo: dai 50.000 ai 750.000 euro. Questa galleria, ci porta a Knokke che ai belgi suona un po’ come Porto Cervo agli italiani, qui sul mare del Nord hanno casa moltissimi collezionisti e, di conseguenza, molte gallerie hanno una loro sede.

Il primo ‘900 e l’antico

L’Italia è splendidamente rappresentata da Giorgio de Chirico, “Piazza d’Italia con Arianna” in vendita da Repetto Gallery di Lugano per 750.000 euro, il suo proprietario Carlo Repetto si dice molto soddisfatto degli incontri fatti in fiera già dal giorno dell’opening. È sempre iscrivibile ai maestri del primo Novecento una delle prime vendite importanti durante i giorni di inaugurazione: un’opera di Maurice Utrillo venduta a 200.000 euro da Willow Gallery a un collezionista belga.



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L’artista straniero, stranger, étranger nella Biennale di Adriano Pedrosa


“Stranieri ovunque – Foreigners Everywhere”, titolo della 60. Esposizione Internazionale d’Arte (in calendario dal 20 aprile al 24 novembre) tratto da una serie di lavori realizzati a partire dal 2004 dal collettivo Claire Fontaine, nato a Parigi e con sede a Palermo, è stata presentata oggi dal curatore Adriano Pedrosa, primo curatore della manifestazione a risiedere nell’emisfero sud del mondo, che nel corso della conferenza stampa si è definito “primo curatore dichiaratamente queer”. Emigrati, espatriati rifugiati, i dimenticati della terra, supereranno i confini fra Giardini, Corderie e Arsenale per richiamare la nostra attenzione sull’urgente necessità di un presente frammentato e in profonda crisi umanitaria.

Inji Efflatoun (Cairo, Egypt, 1924-1989) Portrait of a Prisoner (1963) Oil on wood 50 x 38 cm Photo Maria and Mansour Dib/ Courtesy Ramzi and Saeda Dalloul Art Foundation

Prima però di presentare le scelte curatoriali e una selezione dei 332 artisti, il saluto del Presidente Cicuto che alla fine dell’anno scorso ha nominato Adriano Pedrosa, e rimarrà in carica fino al termine del mandato, marzo 2024, per garantire la “necessaria continuità istituzionale e un graduale e ordinato passaggio di consegne” al nuovo Presidente della Fondazione La Biennale di Venezia Pietrangelo Buttafuoco.

Le opere in Biennale Arte dal 20 aprile

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Il progetto curatoriale

Adriano Pedrosa, dal 2014 il Direttore Artistico del Museu de Arte de São Paulo – MASP, ha voluto celebrare le specificità culturali di artisti stranieri che non hanno mai partecipato alla Biennale, anche se alcuni di loro hanno esposto nei padiglioni nazionali. Sarà quindi una Biennale per certi versi “difficile” come quella dell’edizione 2022 Il latte dei Sogni, curata da Cecilia Alemani che tuttavia ha battuto il record di presenze attirando più di 800 mila visitatori. Dovremo dedicare tempo alle diverse sezioni per apprezzare, comprendere le specificità di una Biennale che ruota intorno al significato della parola “straniero” ovvero “l’estraneo”. La Mostra si articolerà tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale in due nuclei distinti, Nucleo Contemporaneo e Nucleo Storico e si svilupperà e si concentrerà sulla produzione di artisti dalla diverse specificità provenienti da diverse parti del mondo, dall’America Latina, Africa, Asia e dal mondo arabo. Ma vi sono altri elementi della ricerca di Pedrosa che vanno considerati e che si sono imposti come leitmotiv di tutta la Mostra. Il primo è il tessile, esplorato da molti artisti coinvolti con opere che rivelano un interesse per l’artigianato, la tradizione e il fatto a mano, così come per le tecniche che, nel più ampio campo delle belle arti, sono state a volte considerate altre o straniere, estranee o strane. Un secondo elemento è rappresentato dagli artisti – molti dei quali indigeni – legati da vincoli di sangue e anche in questo caso la tradizione gioca un ruolo importante: la trasmissione di conoscenze e pratiche da padre o madre a figlio o figlia oppure tra fratelli e parenti.

«Ekeke», 2021 di Violeta Quispe (Sarhua, Peru, 1989 – Lives em Sarhua), polychrome, earth, natural pigment on MDF

Il Nucleo Contemporaneo

Soggetti “stranieri” come l’artista queer, che si muove all’interno di diverse sessualità e generi ed è spesso perseguitato o messo al bando; l’artista outsider, che si trova ai margini del mondo dell’arte, proprio come l’autodidatta o il cosiddetto artista folk o popular; l’artista indigeno, spesso trattato come uno straniero nella propria terra. La produzione di quattro soggetti sarà il fulcro del Nucleo Contemporaneo e ad accogliere i visitatori nel Padiglione Centrale gli artisti indigeni con un murale monumentale realizzato dal collettivo brasiliano Mahku sulla facciata dell’edificio, e nelle Corderie, dove il collettivo Maataho di Aotearoa/Nuova Zelanda presenterà una grande installazione nella prima sala.Alle Corderie il Nucleo Contemporaneo ospiterà una sezione speciale dedicata a Disobedience Archive, un progetto di Marco Scotini che dal 2005 sviluppa un archivio video incentrato sulle relazioni tra pratiche artistiche e attivismo dove saranno esposte le opere di 39 artisti e collettivi realizzate tra il 1975 e il 2023.

«Yanomami – da série A casa» (1974) di Claudia Andujar (Neuchatel, Swisstzerland, 1931 – Lives in São Paulo, Brazil).

Il Nucleo Storico

In questa sezione la scelta curatoriale ha voluto presentare opere del XX secolo provenienti dall’America Latina, dall’Africa, dall’Asia e dal mondo arabo. E anche in questo caso vengono messo in discussione i confini e le definizioni del Modernismo. Il curatore sottolinea che <conosciamo fin troppo bene la storia del Modernismo in Euroamerica, ma i modernismi del Sud globale rimangono in gran parte sconosciuti; lo stesso Modernismo europeo ha viaggiato ben oltre l’Europa nel corso del Novecento, spesso intrecciandosi con il colonialismo, così come molti artisti del Sud globale si sono recati in Europa per esporre il proprio lavoro>.Tre le sale nel Padiglione Centrale:; ritratti, astrazioni e diaspora di artisti italiani. Ritratti con le opere di 112 artisti, per lo più dipinti, ma anche lavori su carta e sculture, copre un arco di tempo compreso tra il 1905 e il 1990. Il tema relativo alla figura umana sarà esplorato in innumerevoli modi diversi dagli artisti del Sud globale, riflettendo sulla crisi della rappresentazione dell’umano che ha caratterizzato gran parte dell’arte del XX secolo.



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Ari Benjamin Meyers, Unless , 2023 I Ph. Camille Blake. Courtesy of the artist

Nebula – Mostra – Venezia – Complesso dell’Ospedaletto



© Berliner Festspiele | Ari Benjamin Meyers, Unless , 2023 I Ph. Camille Blake. Courtesy of the artist

 

Dal 17 Aprile 2024 al 24 Novembre 2024

Luogo: Complesso dell’Ospedaletto

Indirizzo: Barbaria de le Tole 6691

Curatori: Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi

Sito ufficiale: http://www.inbetweenartfilm.com



Fondazione In Between Art Film è lieta di annunciare Nebula, una nuova mostra collettiva che aprirà al pubblico il 17 aprile 2024 al Complesso dell’Ospedaletto a Venezia in occasione della 60. Esposizione Internazionale d’Arte, La Biennale di Venezia.
 
Curata da Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi– rispettivamente Direttore Artistico e Curatore della Fondazione – Nebula presenterà otto nuove video installazioni site-specific commissionate a Giorgio Andreotta Calò (1979, Italia), Basel Abbas e Ruanne Abou-Rahme(1983, Cipro/1983, USA), Saodat Ismailova (1981, Uzbekistan), Cinthia Marcelle e Tiago Mata Machado (1974, Brasile/1973, Brasile), Diego Marcon (1985, Italia), Basir Mahmood(1985, Pakistan/Paesi Bassi), Ari Benjamin Meyers (1972, USA) e Christian Nyampeta. Tutte le otto opere sono commissionate e prodotte da Fondazione In Between Art Film, l’iniziativa concepita e presieduta da Beatrice Bulgari per promuovere la cultura delle immagini in movimento e sostenere gli artisti, le istituzioni e i teorici internazionali che esplorano il dialogo tra discipline e time-based media.
 
Nebula, che in latino significa “nuvola” o “nebbia”, è il secondo capitolo di una serie di mostre organizzate dalla Fondazione a Venezia e continua quell’esplorazione degli stati della visione e della percezione extra-visiva già iniziata nel 2022 con Penumbra. La Fondazione torna al Complesso dell’Ospedaletto e ne trasforma nuovamente gli spazi: il risultato è un’architettura sensoriale che ingloba la Chiesa di Santa Maria dei Derelitti, la sala affrescata della musica e l’antica farmacia, e che svela un’ala mai aperta al pubblico della casa di riposo moderna.
 
Nebula amplifica il dialogo narrativo e spaziale tra il medium della video installazione e l’architettura che la ospita. Le opere sono state appositamente commissionate per la mostra e concepite dagli artisti in stretta relazione strutturale, visiva e sonora con gli spazi del Complesso dell’Ospedaletto. Sviluppata nell’arco di due anni, Nebula conferma la metodologia della Fondazione che, attraverso progetti espositivi ambiziosi imperniati sulla commissione e produzione di opere di immagini in movimento, offre agli artisti supporto curatoriale e produttivo di lunga durata.
 
Beatrice Bulgari, Presidente della Fondazione In Between Art Film, dichiara: “È per noi un privilegio tornare a Venezia e, in particolare, al Complesso dell’Ospedaletto dopo il successo di Penumbra. È anche un’occasione per ampliare la nostra riflessione sul ruolo delle immagini in movimento nella nostra società come medium di espressione creativa. Se Penumbraguardava all’oscurità come soglia tra la luce e il buio, Nebula va oltre questa dicotomia utilizzando una metafora ampia come quella della nebbia, che rende tutto meno definito. Questo stato di nebulosità e di sospensione ci parla della possibilità dell’arte di scoprire nuove coordinate poetiche all’interno di tempi come i nostri, disorientati e disorientanti. Sono entusiasta di condividere con il pubblico internazionale della Biennale le opere degli artisti che ci hanno accompagnato in questo viaggio nell’ignoto”.
 
L’idea della mostra si ispira al fenomeno della nebbia come condizione materiale e metaforica in cui la possibilità di orientarsi tramite la vista si riduce, rendendo necessario attivare strumenti sensoriali diversi per conoscere la propria posizione e comprendere ciò che ci circonda. In questo contesto, le opere di Nebula affrontano forme di frammentazione psicologica, socio-politica, tecnologica e storica, e suggeriscono modalità per navigare il nostro tempo presente, spesso attraversato da forze che, come la nebbia, appaiono immateriali e insormontabili. Gli artisti in mostra rivolgono così l’attenzione a quegli spazi interiori e individuali che si rendono necessari di fronte a eventi che condizionano i movimenti delle esistenze. Infine, ponendo al centro del progetto allestitivo la diffusione di immagini e suoni nello spazio, Nebula propone anche una riflessione sulla produzione continua e sulla distribuzione pervasiva di sollecitazioni visive, informazioni, speranze e paure.
 
Alessandro Rabottini, Direttore Artistico, e Leonardo Bigazzi, Curatore, della Fondazione In Between Art Film, affermano:“Ancora una volta è stata l’atmosfera unica di Venezia a ispirare l’idea su cui costruire la mostra e commissionare le otto video installazioni ad altrettanti artisti internazionali. A Venezia la nebbia diventa lo spazio liminale in cui acqua e cielo si fondono, dove la luce si fa presenza diffusa e misteriosa. È un fenomeno meteorologico che dimostra quanto possa essere fallace il nostro senso della prospettiva e la nostra comprensione di ciò che è al di fuori di noi. Grazie ai punti di vista degli artisti partecipanti, Nebula espande l’immagine del disorientamento dato dalla nebbia in una miriade di significati metaforici più ampi: dalla dimensione globale della migrazione alla percezione individuale della mortalità, dalle strutture opprimenti dell’economia alle conseguenze imponderabili della tecnologia”.
 
Ippolito Pestellini Laparelli e il suo studio milanese 2050+ sono stati nuovamente invitati a interpretare e spazializzare il progetto curatoriale attraverso la scenografia della mostra. I loro interventi di cesura e collegamento sinestetico tra le opere metteranno in scena situazioni visive, acustiche, tattili e mentali nebulose che a volte enfatizzano, altre volte celano, l’architettura originale.
 
Nebula sarà accompagnata da un simposio interdisciplinare curato da Bianca Stoppani, Editor della Fondazione In Between Art Film, che coinvolgerà gli artisti presenti in mostra ed espanderà il dibattito riguardo alle loro pratiche attraverso momenti discorsivi con curatori e intellettuali internazionali.
 
Il Complesso dell’Ospedaletto è uno spazio culturale che fa parte di Ospedaletto Contemporaneo, un’iniziativa promossa da Venews Arts.
 

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Wallace Chan, Transcendence IV, titanium, 808 x 508 x 1500 mm.

Wallace Chan – Mostra – Venezia – Chiesa di Santa Maria della Pietà



Wallace Chan, Transcendence IV, titanium, 808 x 508 x 1500 mm.

 

Dal 19 Aprile 2024 al 30 Settembre 2024

Luogo: Chiesa di Santa Maria della Pietà

Indirizzo: Riva degli Schiavoni

Curatori: James Putnam



È in programma dal 19 aprile al 30 settembre 2024 nella Cappella della Chiesa di Santa Maria della Pietà a Venezia, la mostra Transcendence dell’artista cinese multidisciplinare Wallace Chan, pioniere nell’uso del titanio per la realizzazione di sculture in larga scala, che verrà inaugurata durante la settimana di vernice della 60esima Biennale di Arti Visive. 
 
Transcendence, a cura di James Putnam, è un’installazione composta da quattro sculture in titanio di grandi dimensioni che verranno sospese sul soffitto della Cappella. Con questa mostra Wallace Chan, che torna per la terza volta a Venezia, desidera esplorare il raggiungimento di uno stato meditativo e, allo stesso tempo, approfondire il modo in cui la mente può superare i limiti o confini dello spazio e del tempo. La mostra, inoltre, vuole sottolineare l’importanza di saper trasformare i conflitti in opportunità di crescita e illuminazione.
 
All’interno della Cappella, la disposizione di questa nuova serie di sculture suggerirà una transizione graduale da uno stato di conflitto a uno di tranquillità. Questa contrastante evoluzione sarà enfatizzata dall’abilità di Chan nell’utilizzo del titanio, un materiale inaspettato che trasmette un’aura eterea, trovandosi in uno stato liminale tra liquido e solido. In sintonia con il contesto sacro della Chiesa e ispirandosi al Buddismo cinese, la mostra presenterà paralleli naturali con l’ambiente cattolico. Attraverso l’ispirazione sia dalle idee cristiane che buddiste, Chan concepisce l’universo come un ente che abbraccia ogni cosa.
 
Secondo Wallace Chan: “Transcendence ci spinge a contemplare i nostri limiti fisici e a valutare se siamo capaci di superarli. Il titanio, materiale robusto e rigido, richiede comprensione prima di poter essere controllato. Lo reputo il materiale più prossimo all’eternità e la sua presenza in Transcendence enfatizza il concetto che il desiderio di raggiungere uno stato illuminato è intrinsecamente eterno.
 
Prosegue il curatore James Putnam: “Questa rappresenta la terza collaborazione con Wallace Chan a Venezia, e con Transcendence narreremo l’ultima fase delle nostre esplorazioni dei confini tra il materiale e il metafisico. La mostra si configura come una serie profondamente contemplativa, offrendo ai visitatori l’opportunità di trascendere da una forma corporea legata alla terra all’etereo e spirituale regno dell’opera di Wallace Chan”.
 
Transcendence segue The Wheel of Time, che si è tenuta nel settembre 2023 nella sede londinese di Christie’s, la più grande esposizione fino ad oggi mai realizzata delle pratiche artistiche di Wallace Chan, che comprendono intaglio, scultura e gioielleria.
 
 
Indirizzo: Chiesa di Santa Maria della Pietà, Riva degli Schiavoni, 30122 Venezia VE, Italia
 
Wallace Chan 
Wallace Chan (1956) vive di base a Hong-Kong, è un artista autodidatta la cui pratica si concentra sui materiali includendo, il gioiello, la scultura e l’intaglio. Egli comincia infatti come incisore di gemme nel 1973 e conquista un riconoscimento mondiale quale pioniere dell’utilizzo artistico del titanio, gesto senza precedenti. È stato il primo artista cinese del gioiello ad essere esposto al TEFAF di Maastricht e alla Biennale des Antiquaires a Parigi. Le sue opere si conservano nelle collezioni permanenti del British Museum (2019) del Beijing Capital Museum (2010) e del Ningbo Museum (2010). Chan ha avuto mostre personali a Canary Wharf (Londra, 2022); al Fondaco Marcello (Venezia, 2021) dove esporrà nuovamente nel 2022; all’Asia House (Londra, 2019); da Christie’s (Hong Kong, 2019; Shanghai, 2021); al Gemological Institute of America Museum (Carlsbad, 2011); al Capital Museum (Beijing, 2010); al Kaohsiung Museum of History (Taiwan, 199) e al Deutsches Edelsteinmuseum (Idar-Oberstein, 1992). Ha tenuto talk e conferenze in istituzioni prestigiose inclusi la Tongji University (Shanghai, 2021); il DIVA Museum (Anversa, 2021); il British Museum (Londra, 2019); il Royal College of Art (Londra, 2019 e 2021); la University of Hong Kong (Hong Kong, 2019); il Christie’s Education (Hong Kong, 2019); il Gem-A (Londra, 2018); la Sarabande Foundation fondata da Lee Alexander McQueen (Londra, 2018); Sciences Po (Parigi, 2018); la Harvard University (Cambridge, 2017); la Central Saint Martins (Londra, 2017); il V&A Museum (Londra, 2016) e da Christie’s (Parigi, 2014). Nel 2016 è stata pubblicata la sua prima monografia illustrata, Dream Light Water, con una presentazione che si è tenuta al Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum (New York). Nel 2021 si è tenuta al Fondaco Marcello di Venezia la prima mostra di sculture e installazioni su larga scala di Chan, dal titolo TITANS: A dialogue between materials, space and time, fornendo un’indagine senza precedenti sul lavoro di Chan come scultore. Nel 2022, Chan è tornato al Fondaco Marcello di Venezia con un’altra mostra personale, TOTEM, che affrontava l’idea di incertezza con sculture in titanio alte 10 metri. 
 
www.wallace-chan.com | @wallacechanart 
 
James Putnam 
James Putnam è un curatore indipendente e scrittore. Ha studiato storia dell’arte alla London University, è stato Visiting Scholar in Museologia presso la New York University e Senior Lecturer in curatela alla Central Saint Martins – University of the Arts di Londra (2004-2011) e Senior Researcher Fellow in Exhibitions alla University of Arts, Londra (2010-2021). Ha fondato ed è stato curatore del programma Arti Contemporanee e Culture del British Museum dal 1999 al 2003. Il suo libro, Art and Artifact – The Museum as Medium (Thames & Hudson, 2000/10), indaga l’interazione tra gli artisti contemporanei e il museo. Dal 1994 ha organizzato numerose mostre, acclamate dalla critica, in importanti musei, accostando il lavoro degli artisti contemporanei alle loro collezioni. Nell’ultimo decennio, ha regolarmente curato progetti per Biennali, sia in Asia che a Venezia. 
 
Santa Maria della Pietà
La Chiesa di Santa Maria della Pietà fu progettata da Giorgio Massari e costruita tra il 1745 e 1760. È conosciuta anche come “Chiesa di Vivaldi”, poiché lì Antonio Vivaldi compose alcune delle sue musica di fama mondiale. La Cappella di Santa Maria della Pietà è uno dei quattro spazi del Complesso della Pietà che ospita regolarmente gli eventi della Biennale di Venezia.
 

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Paolo Veronese, <em>Allegoria della Scultura</em>, 1553, olio su tela (particolare)

Paolo Veronese. Le quattro Allegorie ritrovate – Mostra – Venaria Reale – Reggia di Venaria Reale



Paolo Veronese, Allegoria della Scultura, 1553, olio su tela (particolare)

 

Dal 11 Ottobre 2024 al 08 Febbraio 2025

Luogo: Reggia di Venaria Reale

Indirizzo: Piazza della Repubblica 4

Costo del biglietto: Biglietto “Reggia e Giardini”, o “Reggia, Giardini e La Regia Scuderia” o “Tutto in una Reggia”

Telefono per informazioni: +39 011 4992333

Sito ufficiale: http://lavenaria.it

Nella seicentesca Sala delle Cacce Infernali si possono ammirare dopo secoli, quattro straordinarie tele di Paolo Veronese (Verona 1528- Venezia 1588).

Grazie al recente ritrovamento delle due tele presso la Villa San Remigio a Pallanza (di proprietà della Regione Piemonte) ed al prestito eccezionale delle due conservate al Los Angeles County Museum of Art, è ricomposto il ciclo delle Allegorie, dipinto dal Maestro probabilmente per la Libreria Marciana di Venezia, intorno al 1557. Si tratta di tre figure maschili con strumenti per la misurazione della terra e del cielo, che rimandano alla scienza della navigazione ed alla matematica, e di una figura femminile simboleggiante La Scultura.

Per l’occasione le due tele piemontesi sono state restaurate presso i laboratori del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” nell’ambito del progetto di recupero e valorizzazione Salva Italia dell’Arte e della Cultura

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Ludovico Mazzolino, Adorazione dei Magi, Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani-Rocca

Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso – Mostra – Ferrara – Palazzo dei Diamanti



Ludovico Mazzolino, Adorazione dei Magi, Mamiano di Traversetolo, Fondazione Magnani-Rocca

 


La mostra Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso costituisce la seconda tappa di una più ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico intitolata Rinascimento a Ferrara. 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d’Este, vale a dire la stagione compresa tra l’elevazione della città a ducato (1471) e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio (1598). Gli altri momenti del percorso, idealmente inaugurato dalla mostra Cosmè Tura e Francesco del Cossa. L’arte a Ferrara nell’età di Borso d’Este (Palazzo dei Diamanti, 23 settembre 2007 – 6 gennaio 2008) e proseguito con quella intitolata Rinascimento a Ferrara. Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa (Palazzo dei Diamanti, 18 febbraio – 19 giugno 2023), saranno dedicati ad artisti come Girolamo da Carpi, Bastarolo, Bastianino e Scarsellino. 

Questa seconda tappa del progetto racconta le vicende della pittura del primo Cinquecento a Ferrara, dagli anni del passaggio di consegne da Ercole I d’Este al figlio Alfonso (1505), fino alla scomparsa di quest’ultimo (1534), committente raffinato e di grandi ambizioni, capace di rinnovare gli spazi privati della corte come quelli pubblici della città. Il tramonto della generazione di Cosmè Tura, Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti lascia a Ferrara la difficile eredità di un ricambio artistico di alto livello. Nel 1496 la scelta di ingaggiare a corte Boccaccio Boccaccino indica la volontà di adottare un linguaggio più moderno, addolcito e morbido. All’inizio del nuovo secolo si sviluppa una nuova scuola, meno endemica e più aperta agli scambi con altri centri, che ha come protagonisti Ludovico Mazzolino, Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano, Benvenuto Tisi detto il Garofalo e Giovanni Luteri detto il Dosso. 

I nomi di Garofalo e Dosso sono i più noti al pubblico, e il loro percorso è stato approfondito in maniera organica in diverse occasioni (anche nella stessa Ferrara nelle mostre Garofalo pittore della Ferrara estense del 2008 e Dosso Dossi. Pittore di corte a Ferrara nel Rinascimento del 1998). Per Mazzolino e Ortolano si tratta invece di un debutto assoluto, necessario per illustrare compiutamente e comprendere meglio il variegato panorama della pittura ferrarese dei primi decenni del XVI secolo. 
Nati a Ferrara negli stessi anni, i due maestri percorrono strade piuttosto diverse: Ludovico Mazzolino (c. 1480 – c. 1528), formatosi sui modelli di Ercole de’ Roberti e del primo Lorenzo Costa, orienta il suo linguaggio in senso anticlassico, guardando alla pittura tedesca, da Albrecht Dürer a Martin Schongauer. Nonostante dimostri di conoscere Boccaccino e la pittura veneziana, nonché Raffaello e la cultura antica, la sua arte è sempre animata da accenti visionari e da una vitalità rumorosa che lo pone a buon diritto tra gli “eccentrici” attivi nell’Italia settentrionale. Si specializza in quadri di piccolo formato d’impeccabile fattura – destinati al collezionismo privato e a personaggi gravitanti attorno alla corte – raffiguranti scene gremite di personaggi dai tratti fisionomici caricati, quasi grotteschi, del tutto insofferenti agli ideali di grazia ed equilibrio predicati da Perugino e dai suoi seguaci. 

L’estro bizzarro di Mazzolino nel contesto artistico ferrarese d’inizio Cinquecento spicca con evidenza ancora maggiore quando lo si confronta con l’atteggiamento di Giovan Battista Benvenuti detto l’Ortolano (1480/85 – c. 1530), sempre caratterizzato invece da un naturalismo convinto e sincero. Dopo l’esordio influenzato dai modi dolci di Boccaccino, Costa e Francia, Ortolano si orienta dapprima verso la cultura veneziana di Giorgione per poi avvicinarsi alle novità proposte da Raffaello. Veri e propri capolavori, connotati da «classicismo […] naturalizzato per via del lume illusionistico» (Longhi), sono le grandi pale eseguite nel corso del terzo decennio: le due Deposizioni del Museo di Capodimonte e della Galleria Borghese, il San Sebastiano tra i santi Rocco e Demetrio della National Gallery, la Natività della Galleria Doria Pamphilj. Contestualmente produce numerosi quadri destinati alla devozione privata, dove l’ispirazione raffaellesca si accende di suggestioni venete, evidenti soprattutto nella resa del paesaggio. Impossibile non rimanere incantati dalla spontaneità con cui l’artista si approccia alla realtà. Una luce chiara isola i personaggi e indugia silenziosa sugli oggetti; nella (apparente) semplicità delle composizioni si avverte il senso dell’arcano. 

Tra i riferimenti dell’Ortolano figura certamente Benvenuto Tisi detto il Garofalo (1481 – 1559). Formatosi presso Domenico Panetti e Boccaccino, dimostra fin da giovane una grande intelligenza figurativa, che gli consente di misurarsi tempestivamente con tutte le novità che andavano affiorando nei maggiori centri della penisola. Durante il primo decennio del Cinquecento si accosta alla pittura veneziana e a Giorgione, per poi spostare il baricentro dei propri interessi verso l’Italia centrale. Nel corso della sua lunga carriera, Garofalo è il principale interprete e divulgatore ferrarese dello stile di Raffaello, di cui comprende perfettamente la portata e di cui segue lo svolgimento con attenta diligenza. Le sue pale d’altare, dalla maniera pacata ed elegante, popolano le chiese cittadine, mentre i preziosi dipinti da cavalletto sono presenti in gran numero nelle collezioni private. 

Parallelamente a Garofalo si muove Giovanni Luteri, detto il Dosso (c. 1486 – 1542), uno degli artisti di punta della corte di Ferrara sotto i governi di Alfonso I e di Ercole II d’Este. Nato nel piccolo ducato di Mirandola, esordisce a Mantova e nel 1513 si trasferisce a Ferrara dove lavora (proprio accanto a Garofalo) al celebre polittico Costabili nella chiesa di Sant’Andrea (oggi alla Pinacoteca Nazionale). Durante la giovinezza la sua pittura risente dell’influenza di Giorgione e Tiziano, dai quali trae una magnifica profondità di colore e una luce tutta veneziana. All’epoca della sua prima opera sicuramente datata, la splendida Madonna col Bambino in gloria e santi per il duomo di Modena (1521), è già avvenuto un contatto con Michelangelo e la cultura romana: da qui in poi Dosso sviluppa uno stile personale, colto e divertito, grazie anche a una particolare sintonia con Alfonso d’Este. Se Garofalo monopolizza le commissioni ecclesiastiche, Dosso è padrone del campo delle commissioni ducali, in cui affronta temi allegorici e mitologici, desunti spesso dall’Ariosto. 

La scena della pittura cittadina non sarebbe infine completa senza artisti come il compunto Domenico Panetti, o il soave e misterioso Maestro dell’elevazione della Maddalena, o ancora il misurato Nicolò Pisano. Grazie al contributo di questi pittori, anch’essi presenti nel percorso espositivo, che comprenderà anche importanti opere esposte stabilmente nelle sale della Pinacoteca Nazionale al piano nobile di Palazzo dei Diamanti, la mostra accompagnerà il visitatore attraverso una stagione incredibilmente ricca, dove l’antico e il moderno, il sacro e il profano, la storia e la fiaba si fondono in un mondo figurativo che può definirsi, in una parola, ferrarese.



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12 mostre da vedere in Italia nel 2024

12 mostre da vedere in Italia nel 2024


Tra grandi mostre, nomi prestigiosi e tanti prestiti internazionali, la scena espositiva del 2024 promette bene. Picasso, Munch, Mirò, Monet, Van Gogh, Toulouse-Lautrec sono alcuni dei protagonisti dello spettacolo, accanto a movimenti come i Preraffaelliti e i Macchiaioli, sempre più amati dal pubblico, e influenti protagonisti dell’arte recente e contemporanea, da Willem de Kooning ad Anselm Kiefer.
Ecco gli appuntamenti da tenere d’occhio nei prossimi mesi. 


Francisco Goya, Il parasole, 1777, Olio su tela, Madrid, Museo del Prado

Goya e Caravaggio: verità e ribellione. Roma, Musei Capitolini, dal 9 gennaio al 25 febbraio
Un dialogo inatteso inaugura la stagione espositiva romana. Tre secoli separano Caravaggio e Goya, due grandi innovatori che si preparano a stupire i visitatori dei Musei Capitolini con un intrigante gioco di rimandi. L’occasione è l’arrivo del celebre dipinto El quitasol (Il parasole) di Goya dal Prado di Madrid, che dal museo romano riceverà in prestito l’Anima beata di Guido Reni. Nella Pinacoteca Capitolina El quitasol si confronterà con il capolavoro la Buona Ventura di Caravaggio, in una conversazione tra giganti dal titolo “Verità e Ribellione”.


Odoardo Borrani, Le cucitrici di camicie rosse, 1863. Collezione privata
 
I Macchiaioli. Brescia, Palazzo Martinengo, dal 20 gennaio al 9 giugno
Oltre cento dipinti per raccontare una rivoluzione: arriveranno da esclusive collezioni private e prestigiosi musei della Penisola le opere scelte per ripercorrere l’avventura dei Macchiaioli nello storico palazzo bresciano. Tra i protagonisti, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Vincenzo Cabianca, Odoardo Borrani, presenti con opere chiave in grado di rappresentare l’intera parabola del movimento della Macchia.
 

Joan Mirò, Le lézard aux plumes d’or

Mirò – La gioia del colore. Catania, Palazzo della Cultura, dal 20 gennaio al 7 luglio
La straripante creatività di un maestro del Novecento accende l’inverno siciliano: terzo capitolo di una serie di mostre che ha celebrato l’artista catalano a 40 anni dalla morte e a 130 dalla nascita, l’esposizione catanese restituisce il ritratto di un talento dai mille volti, tenuti insieme dalla passione per l’arte e per la libertà. Nel percorso curato da Achille Bonito Oliva, vedremo 100 opere tra dipinti, grafiche, sculture, ceramiche, ma anche video e fotografie, per conoscere da vicino un’icona del Surrealismo.


Pablo Picasso, La lecture de la lettre [Parigi], 1921. Olio su tela, 184 x 105 cm. Musée national Picasso-Paris. Dation Pablo Picasso, 1979. MP72 © Succession Picasso – Gestion droits d’auteur by SIAE 2023. Photo © RMN-Grand Palais (Musée national Picasso-Paris) / Mathieu Rabeau 

Picasso. La metamorfosi della figura. Milano, Mudec, dal 22 febbraio al 30 giugno
“L’art négre? Connais pas”, rispose Picasso a un critico d’arte con impassibile faccia tosta. Ma il suo atelier era pieno di sculture e maschere africane, che lo ispirarono nell’inventare un linguaggio artistico di dirompente novità. Il Mudec prova a ricostruire la vera storia dell’attrazione di Picasso per l’arte africana, in una mostra che segue l’evoluzione del suo stile passo dopo passo. In arrivo dipinti, sculture e disegni dai maggiori musei europei, con un focus sulla genesi del rivoluzionario capolavoro delle Demoiselles d’Avignon.
 
L’omaggio di Milano a Picasso (che nel 2023 ha celebrato i 50 anni dalla morte) non finisce qui. Dal 20 settembre 2024 al 2 febbraio 2025 a Palazzo Reale la mostra Picasso, lo straniero riporterà alla luce la curiosa storia della sua condizione di immigrato in Francia, dove trascorse per gran parte della vita senza mai prendere la cittadinanza. Sono circa 80 le opere attese, in un progetto costruito attorno ai temi dell’accoglienza e della relazione con l’altro.


Vincent van Gogh, L’arlesiana (Madame Ginoux), 1890, olio su tela, 50 x 60 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

Van Gogh. Trieste, Museo Revoltella, dal 22 febbraio al 30 giugno
Il maestro dei Girasoli fa tappa a Trieste in una mostra creata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo, che nei Paesi Bassi conserva una delle più grandi collezioni di opere di Van Gogh. Se a Roma ha attratto 600 mila visitatori, a Trieste il progetto si arricchisce di un’attesa novità: per la prima volta dopo 134 anni, potremo vedere insieme i ritratti di Monsieur e Madame Ginoux (nota come l’Arlesiana), i proprietari del leggendario caffè di Arles. Intorno, altri 50 capolavori, nonché video e materiali per saperne di più sul celebre pittore olandese.


Henri de Toulouse-Lautrec, Le Divan japonais, affiche, 1893, Litografia su carta, 60 x 79 cm, 79 x 60, Collezione Michel & Sonja Langenstein, Svizzera
 
Toulouse-Lautrec. Rovigo, Palazzo Roverella, dal 23 febbraio al 30 giugno
In collaborazione con il Musée Toulouse-Lautrec di Aby, in Francia, una full immersion nelle atmosfere del maestro della Belle Époque. Con la magica Parigi fin de siécle sullo sfondo, l’opera di Henri de Toulouse-Lautrec prenderà forma in un racconto a 360 gradi, dalle celebri affiche che hanno scritto la storia della grafica (e non solo), a dipinti, pastelli, acquerelli, disegni preparatori, che brilleranno nel confronto con i lavori di altri artisti dello stesso periodo.


Frederic Leighton, Lezione di musica (dettaglio), 1877. Olio su tela. Guildhall Art Gallery, London
 
Preraffaelliti. Rinascimento moderno. Forlì, Musei di San Domenico, dal 24 febbraio al 30 giugno 
Romantici e ribelli, i Preraffaelliti hanno conquistato il pubblico contemporaneo ancor più degli spettatori vittoriani. Ora tornano in scena a Forlì, in una mostra che, per la prima volta, indagherà sui loro legami con la grande arte italiana. Oltre 300 opere racconteranno l’avventura di Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais e compagni ai Musei di San Domenico: dipinti, sculture, disegni, fotografie, ma anche mobili, tessuti, ceramiche e gioielli, per tuffarsi nell’irresistibile estetica del movimento ottocentesco.


Claude Monet, Ninfee, 1916-1919 circa. Olio su tela, 130×152 cm. Parigi, Musée Marmottan Monet, lascito Michel Monet, 1966. Inv. 5098 (© Musée Marmottan Monet, Paris)
 
Monet. Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 9 marzo al 4 agosto
Ci saranno le gigantesche Ninfee, ma anche i riflessi del cielo nelle acque del Tamigi, i paesaggi idillici di Argenteuil e il ritratto del figlio Michel. Il maestro dell’Impressionismo approda a Padova per l’ultima tappa del suo tour italiano con oltre 50 capolavori provenienti dal Musée Marmottan di Parigi: i più amati, quelli che Monet volle tenere con sé fino alla fine, nella leggendaria casa tra i fiori a Giverny.


Anselm Kiefer, Dáphnē (Dafne), 2008-2011. Copyright © Anselm Kiefer. Photo Georges Poncet
 
Anselm Kiefer. Angeli caduti. Firenze, Palazzo Strozzi, dal 22 marzo al 28 luglio
Un viaggio completo nel mondo di uno degli artisti più significativi del nostro tempo, tra dipinti, installazioni, sculture, fotografie: debutta così il 2024 di Palazzo Strozzi, che prosegue la sua indagine tra i grandi del contemporaneo. Nel cuore di Firenze, in dialogo con le architetture del Rinascimento, troveremo le opere iconiche dell’artista tedesco ma anche nuove produzioni, tra cui una monumentale installazione site specific concepita per il cortile del palazzo.


Willem de Kooning in his East Hampton Studio, New York, 1971. Photograph by Dan Budnik © 2024 The Estate of Dan Budnik. All Rights Reserved I Courtesy Gallerie dell’Accademia, Venezia
 
Willem de Kooning e l’Italia. Venezia, Gallerie dell’Accademia, dal 17 aprile al 15 settembre
Accanto a Jackson Pollock, Willem de Kooning è stato uno dei principali protagonisti dell’Espressionismo astratto e dell’arte americana del XX secolo. Nel 1926 emigrò clandestinamente dall’Olanda negli Stati Uniti e nel ’59 per il suo primo viaggio fuori dall’America scelse l’Italia, dove sarebbe tornato ancora dieci anni dopo. Per la prima volta una mostra indaga l’impatto di questi soggiorni sull’arte di de Kooning, con prestigiosi prestiti rappresentativi di quasi trent’anni di ricerche. “De Kooning ha sempre affermato, nelle interviste e nella corrispondenza personale, di avere un legame elettivo con l’Italia”, racconta il co-curatore Mario Codognato: “Le due serie di lavori più significativi eseguiti a Roma, i Black and White Rome Drawings e le sculture, sono state molto importanti nella sua carriera, anche se poco studiate. Ci auguriamo che questa mostra le ricontestualizzi”.


Edvard Munch, The Sun, 1910–13. Oil on canvas, 163.5 × 202.5 cm. Munchmuseet, Oslo 

Munch. Milano, Palazzo Reale, da ottobre 2024 a febbraio 2025
Il 23 gennaio 2024 ricorreranno gli 80 anni dalla morte di Edvard Munch. Dopo 40 anni di assenza dalla scena espositiva milanese, il maestro norvegese approda a Palazzo Reale per una grande mostra in collaborazione con il Munch Museet di Oslo. Riflettori puntati dunque sulle inquietudini dell’autore dell’Urlo e sui suoi colori di sapore espressionista, ma anche sulla natura del Nord, specchio delle emozioni dell’artista. Con prestiti prestigiosi, l’esposizione milanese promette di ripercorrere l’intera parabola del pittore scandinavo, per arrivare fino al cuore della sua arte.

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A Trieste la scena è di van Gogh - Trieste

A Trieste la scena è di van Gogh – Trieste



Vincent van Gogh, L’arlesiana (Madame Ginoux), 1890, olio su tela, 50 x 60 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

Trieste – La novità più attesa riguarderà l’incontro tra due ospiti d’eccezione, esposti per la prima volta insieme dopo 134 anni.
Monsieur e Madame Ginoux (meglio nota come l’Arlesiana), i ritratti dei proprietari del caffè di Arles, realizzati da Vincent van Gogh nel 1890 e conservati rispettivamente al Kröller-Müller Museum di Otterlo e alla Galleria Nazionale di Roma, saranno a Trieste dal 22 febbraio al 30 giugno.
L’occasione è l’attesa mostra che il Museo Revoltella dedica al maestro più amato dal pubblico e che a Roma ha visto passare ben 600.000 visitatori.


Vincent van Gogh, Portrait of Joseph-Michel Ginoux, 1888. Olio su tela, cm 65,3×54,4. Kröller-Müller Museum © Kröller-Müller Museum I Courtesy Arthemisia

Curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti, realizzata con la collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo, nei Paesi Bassi, che accoglie una delle più grandi collezioni dedicate al pittore olandese nel mondo, l’esposizione abbraccerà oltre 50 capolavori del pittore di Zundert, accompagnati da video, apparati didattici e uno scenografico allestimento.

Il maestro dall’esistenza inquieta ed errabonda, trascorsa sul filo della pazzia, morto suicida ad appena 37 anni ad Auvers-sur-Oise il 29 luglio 1890, amatissimo dal grande pubblico, sarà ancora una volta al centro di un ambizioso progetto nato dalla collaborazione di Arthemisia, l’azienda produttrice della mostra, con il Kröller-Müller Museum.


Vincent van Gogh, L’arlesiana (Madame Ginoux), 1890, olio su tela, 50 x 60 cm, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea © Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo

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