Intitolata “Peripheral Sun”, la mostra alla galleria Vin Vin traccia una nuova configurazione di Kelet (Est in ungherese) affrontando il tema selezionato da Dieter Roelstraete con in mente metodi alternativi di mappatura. Il concetto di orientalizzazione dell’Oriente introdotto nell’ultima sezione di “Kelet”, coniato dallo studioso e scrittore palestinese-americano Edward D. Said, designa il sistema di rappresentazione che l’Occidente ha tradizionalmente esercitato sull’Oriente. Un termine radicato in epistemologie e miti più evidenti durante la Guerra Fredda e ripreso dall’invasione russa dell’Ucraina.
Questa prospettiva è arrivata anche a descrivere non solo le percezioni dell’Europa occidentale nei confronti dell’Europa orientale, ma anche nei confronti di altre società non occidentali, mantenendole alla periferia sia fisicamente che simbolicamente. La città di Vienna, in cui si svolge la mostra, è stata storicamente il punto più orientale dell’Europa occidentale e il punto più occidentale dell’Europa orientale, a cavallo tra il tira e molla delle frontiere storiche e religiose.
La mostra presenta le opere di quattro artisti: Joël Andrianomearisoa, Kapwani Kiwanga, Marin Majic e Maja Ruznic. Gli artisti selezionati provengono dalle coste orientali dell’Africa e dalla penisola balcanica, ma ognuno ha un approccio distintivo in relazione agli aspetti del nazionalismo e non ha alcun legame centrale con un’identità o un paese specifico. La mostra esplora come il significato cartesiano e simbolico dei confini si erode con lo spostamento e la migrazione. Temi di nostalgia, nostalgia, via di mezzo e malinconia si manifestano in ciascuna delle opere degli artisti attraverso una molteplicità di media: pittura, installazione, disegno e collage.
“Peripheral Sun” avvia un dibattito sulla bussola da riconoscere quando si pensa all’Oriente e riconosce i diversi poli di influenza che esistono oggi. Il layout del progetto espositivo porta lo spettatore ad abituarsi a punti di vista alternativi senza fare affidamento su uno specifico percorso lineare, creando così una rete aperta di scambio senza traiettorie prestabilite.
Come ispirazione, porta i primi anni ’70 di Alighiero Boetti agli anni ’90. Le mappe dell’artista non sono comprensibili senza le serie di cornici che la figura centrale dell’Arte Povera ha sviluppato nel corso della sua carriera. Le coloratissime mappe disegnate da Boetti e ricamate da artigiane afghane ritraggono ogni Paese con la sua bandiera e illustrano le realtà geopolitiche del mondo dal momento che le rifiniture sono i punti di riferimento che contengono date e dettagli relativi alla mappa. Queste iscrizioni si riferiscono ai doppi concetti di ordine e disordine di Boetti (ordine e disordine) poiché non c’è un ordine per leggere l’assetto, lo spettatore deve guardare in più direzioni poste ai margini per decifrare le mappe. Facendo eco all’intenzione e al titolo di questa mostra, le mappe vengono lette prima dalla periferia (rifiniture) prima di entrare in contatto con il centro.
“Peripheral Sun” mette in primo piano una prospettiva multiprospettiva concentrandosi su narrazioni che racchiudono un flusso di idee decentrato e mutevole. Porta alla luce narrazioni dai margini tradizionalmente designati, alcuni meno noti, altri che potrebbero essere stati dimenticati o nascosti.
a Vin Vin, Vienna
fino all’8 ottobre 2022