Fra qualche giorno ripartirà il mercato delle aste e per ricominciare senza incertezze è bene conoscere come si è chiuso il 2023. Il mercato dell’arte, abbiamo osservato pur in presenza di ostacoli economici – inflazione e tassi d’interesse in salita – e geopolitici (guerra in Ucraina e Palestina) -, non ha ceduto sebbene non abbia superato i record di vendite all’asta del 2022. I risultati degli incanti di capolavori antichi, impressionisti, moderni, del dopoguerra e contemporanei da Sotheby’s, Christie’s e Phillips, si sono chiusi con un aggiudicato di 5,74 miliardi di dollari segnando un calo del 27,2% sul 2022, del 12,4% sul 2021, ma riuscendo a migliore i risultati del 2019 (+5,8%), secondo le rilevazioni di ArtTactic. Al contrario il volume di lotti venduti nei cinque periodi esaminati della storia dell’arte nel “The art market 2023. A year in review” ha totalizzato il massimo degli ultimi otto anni con quasi 17.000 opere vendute, più del 6,7% del 2022.
Leggendo così in filigrana il calo complessivo del valore dell’aggiudicato vediamo un cambio di paradigma sull’attività del mercato dell’arte nei diversi segmenti e categorie di prezzo del 2023: sono state vendute più opere d’arte in cinque delle sei categorie di artisti analizzate dal report ArtTactic dimostrando che l’attenzione si è spostata su lavori nell’estremità più bassa dei prezzi. Infatti, si registra una crescita sia in valore (+7,4%) sia in numero di lotti venduti (+18%) per le opere sotto 50.000 $ (+30,5% in valori e +50% in volumi sui tre anni e rispettivamente +20,3% e -43,1% sui cinque anni), mentre i risultati sono stati più deboli per il numero di lotti dai 10 milioni di dollari in su segnando una perdita del 30%.
L’analisi post pandemia mostra quindi un mercato d’asta in accelerazione per il volume degli scambi (+43% tra il 2020 e il 2023), in gran parte grazie all’aumento degli acquisti online con più acquirenti entrati nel mercato ai livelli di prezzo più bassi. “Quindi, anche se il 2023 ha registrato per i capolavori con i suoi acquirenti miliardari un andamento più piatto, la fiducia si è mostrata nella fascia bassa dei prezzi, segnale molto positivo in un mercato che, pur se composto complessivamente per valore dalla fascia alta dei prezzi, sta interessando non solo i miliardari ma anche un campione più ampio di popolazione” spiega Anders Petterson, Founder & ceo di ArtTactic.
L’euforia ha mostrato segni di stanchezza a partire da New York – dove gli scambi sono calati di un terzo – fermandosi a 3,58 miliardi di dollari rispetto ai 5,38 miliardi del 2022. Mentre a Parigi e Milano i valori sono cresciuti. Ciononostante, New York rimane l’hub più importante di questo comparto con una quota del 62,4% (in calo rispetto al 68,1% del 2022), seguito da Londra con il 19,9% (in aumento rispetto al 17,8% nel 2022), Hong Kong con l’11,6% (in crescita rispetto all’8,8% nel 2022) e Parigi col 5,5% (in aumento rispetto al 4,1% nel 2022). Milano è l’unica città con una crescita positiva anche delle vendite nel 2023: +1,1%, ma con una quota di appena lo 0,5%.
Le artiste hanno registrato scambi più elevati generando 780,4 milioni di dollari, +8,1% sul 2022 e +39,1% sul 2021. Tuttavia, rappresentano ancora una quota marginale di questo mercato, pari al 13,6% sebbene in crescita rispetto al 9,2% nel 2022. Le prime tre artiste battute in asta per valore sono state Yayoi Kusama (unica vivente), Joan Mitchell e Georgia O’Keeffe.
I tre periodi del contemporaneo giù
Si è rivelato un mercato più prudente, forse a ragion veduta vista l’euforia speculativa degli ultimi due anni, nel suo complesso il valore dell’arte contemporanea (compresa quella storicizzata, la contemporanea e la Young Contemporary Art) è sceso a 1,79 miliardi nel 2023 (-12,8%) contro i 2,06 miliardi del 2022.
Il decremento più vistoso è emerso nella Young Contemporary Art che ha perso 150 milioni fermandosi a 196,9 milioni di dollari tra il 2022 e il 2023 (-43,3%) pur con un incremento dei volumi del 16,8%. Così i più giovani ci hanno rimesso la faccia, com’era facile prevedere e come più volte segnalato su queste pagine: i prezzi medi sono scesi del 45,1% a 82.700 euro con un tasso di venduto dell’82,2% e, per la prima volta dal 2018, la maggior parte delle opere è stata venduta al di sotto delle stime medie. Così i valori di Shara Hughes sono scesi dell’80,5%, quelli di Flora Yukhnovich dell’88% e quelli di María Berrío del 91,8%. Ma ci sono anche le eccezioni: sono stati segnati nuovi record per Nicolas Party, Matthew Wong (con “River at Dusk” del 2014 pagato 5,5 milioni da Sotheby’s Hong Kong in aprile) e Jadé Fadojutimi (che per due volte ha superato il suo record raggiungendo i 1,55 milioni di dollari). Hong Kong rimane un importante hub di mercato per i giovani artisti con una quota del 40% delle vendite totali, ma nel complesso l’aggiudicato è sceso a 78,2 milioni di dollari rispetto ai 108,1 milioni del 2022 e ai 142,3 milioni del 2023. È un segnale che si va raffreddando la domanda tra gli acquirenti asiatici.
Nel contemporaneo il calo della domanda ha interessato soprattutto le piazze di Londra (19,2%) e Hong Kong (-13,9%), gli scambi complessivi sono scesi a 1,08 miliardi (-31,6% sul 2022 e -16,3% sul 2021, ma in aumento del 9,6% sui livelli pre-pandemia del 2019). Parigi ha mostrato maggiore reattività aumentando del 10% i valori aggiudicati a 43,1 milioni, seguita da New York con una crescita dell’1,2%. I prezzi medi sono scesi del 15,4% su base annua attestandosi a 256.498 dollari, il 63,1% è passato di mano sotto la stima media, i tassi di venduto comunque sono rimasti elevati (84,6%). Il prezzo massimo è stato fissato dall’opera di Jean-Michel Basquiat “El Gran Espectaculo (Il Nilo)” (1983) scambiata per 58 milioni di dollari da Christie’s a New York a maggio. Basquiat, Richter e Ruscha sono in cima alla classifica del periodo contemporaneo: Jean-Michel Basquiat ha generato un giro d’affari di 202,3 milioni di dollari (+15,6%), seguito da Gerhard Richter di 171,6 milioni e Ed Ruscha di 92 milioni.